Le armi chimiche viaggiano verso la Calabria mentre monta la polemica, ma “siamo sicuri che l’arsenale chimico del regime siriano sia stato veramente svuotato?” Amedeo Ricucci, giornalista calabrese inviato di guerra per la Rai, ritiene che la questione, assai rilevante, sia passata in secondo piano. Nell’aprile di un anno fa è stato rapito proprio nel paese di Bassar Al Assad, dove una brigata di Jabhat al Nusrat l’ha tenuto undici giorni in prigionia insieme ad altri tre colleghi. Cronista pluripremiato, ha raccontato i più delicati scenari di conflitto degli ultimi 20 anni ed è un profondo conoscitore delle questioni siriane.
“Non dimentichiamoci che lo stoccaggio è stato realizzato dagli ispettori ONU ‘in accordo’ con l’esercito di Assad”, ci spiega Ricucci, “non dimentichiamoci che, peraltro, ha avuto tutto il tempo di accantonare parte del suo arsenale, come confermato dai droni USA. Si fa perciò un gran battage su questo accordo internazionale che avrebbe scongiurato la guerra chimica in Siria e in realtà non è affatto vero: tant’è che c’è stato un attacco chimico nei sobborghi di Damasco proprio tre giorni fa”.
Un invito ad andare oltre alla notizia, quello del reporter di Cetraro; le polemiche sorte per l’ospitata della nave cariche di scorie potrebbe rivelarsi uno specchietto per le allodole, oppure potrebbe servire anche a gettare luce e riaprire il dibattito su questa questione ben più profonda. Gioia Tauro di Calabria ormai è ufficialmente il porto prescelto per le operazioni di smaltimento di questo imponente carico di armi chimiche e per il ministro degli Esteri Emma Bonino si tratterà “della più importante opera di disarmo negli ultimi dieci anni”. Aggiunge il ministro nel corso dell’audizione parlamentare: “L’Italia si inserisce in questo sforzo internazionale perseguendo l’obiettivo di operazione di distruzione di armi chimiche, noi riteniamo sia l’inizio per creare la prima zona senza armi di distruzione di massa.” Il ministro alle infrastrutture Maurizio Lupi si dice certo che il porto rimarrà aperto perché “è quello più adatto, tenendo conto di quelle che sono le informazioni che il comandante del porto e gli operatori specializzati ci hanno dato” e, mentre i sindaci della Piana minacciano la serrata delle banchine, Ahmet Uzumcu, direttore dell’Opac (l’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche), tranquillizza sulla sicurezza e legittimità dell’operazione.
Molti gli interrogativi ancora aperti sull’operazione di stoccaccio di queste e di altre armi nelle disposizioni della Siria, che fra l’altro dovrebbero avvenire in imprecisate acque internazionali. La nuova nave statunitense dovrebbe essere pronta a salpare dalla Calabria con il carico di scorie non prima di inizio febbraio e, comunque vada, le intere manovre di stoccaggio non termineranno prima di giugno, a causa di problemi logistici e di sicurezza che hanno complicato il processo, ha spiegato ancora Ahmet Uzumcu. L’illusione di veder smaltito tutto l’arsenale entro la fine di marzo quindi, è svanita.
Perché si trattava di un’illusione, appunto.