L’Italia e l’Olanda, le galere e i tribunali. Quella della Barcaccia di Bernini non è la prima volta. In una caldissima notte nel luglio del 2000, a campi invertiti, si consumò qualcosa di gravissimo, ancora a danno degli italiani. Si giocava la finale degli Europei fra Italia e Francia, stadio Kuip di Rotterdam, domenica 2 luglio. Nei ricordi di tutti probabilmente ancora sono vive le parate di Francesco Toldo o il beffardo goal di David Trezeguet, ma quella notte si consumò qualcosa di molto grave.
Prima dell’ingresso in campo gli addetti alla sicurezza dello stadio, con modi poco consoni a chi dovrebbe far rispettare l’ordine, si scagliarono contro un gruppo di tifosi italiani con disabilità che, muniti di regolare biglietto, dovevano assistere alla Finale. Ad attendere per vedere l’incontro erano circa 140 persone, per ordini potevano entrarne solo otto. I giornalisti italiani della Rai Mattioli, Scarnati e Scardina accorgendosi dell’abuso si avvicinarono per filmare quello che stava accadendo, ma ricorsi e malmenati dalla polizia passarono otto ore in carcere. Il giorno dopo la scarcerazione l’ancora scosso Mattioli raccontò: «Tutto comincia poco prima della partita, alle 18.30. Un gruppo di disabili in carrozzella, accompagnati dai volontari, tentano di entrare allo stadio con il biglietto, ma vengono bloccati dagli addetti dell’organizzazione: ci sono dei problemi, possono entrare soltanto otto disabili, non di più. Loro sono centoquaranta, mi vedono passare, mi riconoscono e chiedono aiuto. Io mi informo, espongo il problema alle maschere, dico che ci sono posti nel parterre sotto la curva. Improvvisamente uno di questi fa: ‘Non è un problema tuo, possono anche tornarsene a casa questi italiani di merda senza gambe!’. Una ragazza in carrozzella si mette a piangere, io dico al cameraman di riprendere e appena quel tipo si accorge della telecamera prende su di peso me e Ignazio Scardina, che era sopraggiunto ad aiutarmi». In quel momento passa (la cosentina, ndr) Donatella Scarnati e appena vede i colleghi in quella incredibile situazione comincia a urlare. ‘Lasciateli, lasciateli!’. Presa su di peso anche lei».
Mattioli continua il racconto: «Io mi divincolavo e i poliziotti con un arnese sotto l’ ascella mi tenevano su. Mi sono lussato una spalla, ho ecchimosi dappertutto, un trauma cranico, i segni delle manette sui polsi, e ho perso anche un Rolex. Non volevano che riprendessimo le immagini. Ma si può? E’ incredibile che sia successa una cosa così, mi hanno portato in una cella, mi hanno interrogato, con Scardina siamo stati rilasciati dopo la mezzanotte. Incredibile». Anche la Scarnati si è ritrovata inspiegabilmente tra le grinfie degli olandesi. «Dicono che noi avremmo reagito! Ma quale reazione, non te lo consentono mica. Mi portano in un furgoncino con delle cellette. Mentre mi conducono di peso vedo un cameraman e gli grido: “Guarda dove mi portano!”. Temevo che nel macello della finale si dimenticassero di me. Mi fanno una foto come se fossi una criminale, mi tolgono gli effetti personali, mi rinchiudono in una cella di un metro per uno, senza aria, senza acqua. Mi viene una crisi di claustrofobia. Ho paura, vedo scene che mi ricordano il periodo nero dell’ America Latina. Cerco di non pensare, ogni tanto uno mi controlla dall’ alto aprendo un portellino e, come se non bastasse, alla radio mi fanno ascoltare la cronaca della partita in fiammingo. Per fortuna da una fessura vedo il presidente della Rai Zaccaria che è proprio lì, vicino alla celletta. Mi tranquillizzo. Vengo rilasciata su cauzione di 700.000 lire alle 22.30 circa. Finisce un incubo». I giornalisti e i tecnici della Rai (Mauro Maurizi, Gianluca Migliucci, Luigi De Gortes e il producer Franco Marcelli), liberati nella notte, sono stati accompagnati all’ ospedale prima della partenza. Dopo questo episodio, che coinvolge i diritti dei disabili e quelli dell’ informazione, bisognerà forse rivedere certi concetti sui Paesi che vengono considerati avanzati e civili».
Qualche giorno dopo i giudici olandesi diedero ragione all’operato compiuto dagli agenti e asserirono che la spalla lussata e le costole incrinate i giornalisti se le fossero procurate da soli.
Proprio come le Barbarie di Piazza di Spagna.