Che l’Expo 2015 non sarà dedicata ai problemi dell’alimentazione e dell’agricoltura mondiali, pare abbastanza evidente. Nello spot, con la voce narrante di Antonio Albanese, sembra che assisteremo a una mega puntata di tutti i programmi di cucina che sono nati in questi ultimi anni, un enorme parco giochi per grandi a piccini allietato da tonnellate di cibo provenienti da tutto il mondo.
Quando la fame nel mondo rimane uno dei temi più urgenti che ancora non trovano soluzione (confermato dalle statistiche del World Food Programme) e il dibattito su Ogm e qualità del cibo diventa sempre più diffuso alimentando, nella sua declinazione peggiore, il mercato del falso bio, non sono pochi quelli che hanno storto il naso di fronte a quello che promettono i padiglioni dell’Esposizione Universale.
Oltre alle questioni politiche e giudiziarie che hanno investito l’evento, sono nate diverse iniziative alternative, che si prefiggono il compito di dare un’altra visione delle questioni inerenti l’alimentazione. Il comitato più famoso è sicuramente No Expo, nato nel 2007, che nel corso degli anni ha condiviso anche le battaglie di altri comitati come quello dei No Tav e dei No Muos. Secondo il comitato No Expo, la manifestazione è un “residuo di un’epoca finita che, salvo eccezioni particolari (vedi Shangai) si rivelerà un flop economico-partecipativo, lasciando macerie sui territori”. Insomma, una grande opera di cementificazione, aumento della precarietà e debiti pubblici.
Un altro coordinamento è quello di Expo dei Popoli, che raccoglie decine di sigle tra Ong e associazioni nazionali e internazionali che si sono unite sotto il principio della sovranità alimentare, la giustizia ambientale e la tutela dei diritti umani. Lo scopo è quello di usare la grande casse di risonanza di Expo 2015 per dare voce a un dibattito pubblico, che si occupi di tutti i problemi legati alla alimentazione del mondo. Come dicevamo (qui), il 2015 sarà l’anno in cui l’Onu dovrà stilare un bilancio dei Millennium Goals che si era prefissata nel 2000 e l’Expo dei Popoli auspica, come si legge nel manifesto, che si “possa discutere delle politiche di sviluppo e di lotta alla povertà e far giungere a tutti i governi riuniti alle Nazioni Unite le proposte della società civile e dei popoli del mondo.” Tra i sostenitori, anche Frankie Hi-nrg, che dopo aver rinunciato al ruolo di ambassador di Expo 2015, sulla sua pagina Facebook si è fatto promotore delle iniziative del coordinamento di Expo dei Popoli.
Ma cosa sta facendo la manifestazione “ufficiale” per il sociale? Esiste Cascina Triulza, anch’essa composta da associazioni del terzo settore, una fusione tra Fondazione Triulza e Exponiamoci. Padrona di casa del Padiglione della Società civile, avrà il compito di stilare la Carta di Milano: un insieme di buone pratiche contro lo spreco alimentare e un’alimentazione sana e sostenibile. Inoltre si prefigge il compito di ampliare l’offerta culturale, attraverso call internazionali che realizzeranno programmi e installazioni tematiche.
Lo slogan “nutrire il pianeta, energia per la vita” sembra quindi che non sia stato molto attento ai problemi reali legati al cibo, piuttosto pare che cavalcherà l’onda che ha trasformato il piacere del gusto in un piacere esclusivamente visivo, attraverso le decine di show-food che popolano le televisioni di tutto il mondo. Forse Expo 2015 sarà l’occasione giusta per assaggiare tutto quello che finora abbiamo visto solo attraverso la tv. Ovviamente per chi può permetterselo.