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EX MANICOMI | La cacciata dei pazzi alla stazione di Paola

Matteo Dalena
Matteo Dalena
Febbraio21/ 2016

Vittorio Stancati è schizofrenico, mezzo paralizzato da un ictus. Alla buon’ora lo hanno buttato giù dal giaciglio che per 40 anni ha accolto le proprie membra inquiete, caricato sulla carrozzella e spedito su un autobus assieme ad altri 20 compagni in direzione Paola. Sono gli ultimi giorni del 1996 e alla «stazione di Paola» fa molto freddo. Clelia Martorelli ha salutato per l’ultima volta Maria Negrini, disabile compagna di degenza. Insieme hanno sconfitto la follia: non si vedranno mai più[1].

Una paziente rinchiusa al Vittorio Emanuele di Nocera Inferiore

È la cronaca della deportazione lenta e silenziosa degli ultimi «residui manicomiali» dell’ospedale psichiatrico, ex manicomio “Vittorio Emanuele IIˮ di Nocera Inferiore, smobilitati e trasferiti per la maggior parte in cliniche private. Arrivavano tutti da Cosenza, e in pochissimi riuscirono a rivedere la propria città e la proprie famiglia. Quasi tutti perderanno la forza di quei preziosi legami imperniati sulla disperazione, faticosamente instaurati all’interno del manicomio campano. Troveranno invece città e paesi ancora carenti dal punto di vista delle strutture e dei servizi e una attività terapeutica che – secondo l’associazione Diapsigra – «è quasi esclusivamente limitata allʼerogazione di psicofarmaci, mentre sulla carta bisognerebbe disporre anche di energici interventi di psicoterapia individuale, di gruppo e familiare nonché della partecipazione coadiuvata ad attività esterne finalizzate al raggiungimento dellʼautonomia da parte del malato». Tra la metà e la fine degli anni ʼ90 la struttura campana, ormai prossima alla dismissione, ospita 26 pazienti della provincia cosentina e «per ciascuno di essi lʼAsl sborsa qualcosa come 300 mila lire al giorno»[2]. Mentre strutture assistenziali come il “Ricovero Umberto I” (leggi la nostra inchiesta) tracollano lentamente nell’indifferenza generale.

Una storia antica e quasi sconosciuta quella di questi pazienti cosentini internati presso il manicomio nocerino. Migliaia di alienati provenienti dai luoghi più remoti della provincia, trovavano dal 31 dicembre 1883 un facile deposito nei diversi bracci e succursali di un «manicomio moderno», una delle tante istituzioni complete, severe e austere che vedranno la luce nell’ultimo scorcio d’Ottocento. Il sovraffollamento del manicomio criminale di Aversa, spingeva la Deputazione Provinciale di Cosenza a foraggiare l’impresa di Federico Ricco, libero docente di clinica medica presso l’Università di Napoli, fondatore della rivista ufficiale dello stabilimento “Il Manicomio” che registrò fra gli altri gli interventi di Cesare Lombroso, per anni ispettore e consulente medico.

La formula che per decenni assicurò alla Provincia di Cosenza un comodo scarico per «i matti di propria competenza, dietro un compenso stabilito per degente e per giorni di ricovero» fu quella del consorzio poi divenuto Ente Morale per l’amministrazione diretta: «Furono nuovamente convocati in Assemblea, in Salerno, i delegati delle 6 province, il 4 febbraio 1884. In detta assemblea si stabilì ad unanimità, che tutti i sei componenti dovessero intervenire nella stipula del contratto con Ricco, e che, da quel giorno, dovesse intendersi per legalmente costituito il Consorzio tra le sei provincie di Salerno, Avellino, Foggia, Campobasso, Bari e Cosenza».

La storia dei cosentini internati a Nocera è soprattutto di solitudine e lavoro ma, immancabilmente, pesanti terapie, somministrazione di preparati sedativi, neurolettici, shock insulinico oppure cardazolico, elettroshock. Decine e decine di faldoni per un totale di 1909 unità e ben 41.914 cartelle cliniche tra cui una “Rubrica generale uomini e donne prov. di Cosenza, Salerno e fuori provincia”, riordinati dalla Soprintendenza archivistica campana e dalla fondazione CeRps[3], costituiscono oggi una miniera d’informazioni per storici, sociologi e psicologi alla ricerca di tesi originali su un tema ancora soggetto all’oblio.

Ci ritorneremo.

(1. continua)

 

[1] Le brevi storie sono ricavate da Archivio del Corriere della Sera, Manicomi chiusura scaglionata, 31 dicembre 1996.

[2] Archivio Gazzetta del Sud, Cronaca di Cosenza, Lʼinferno degli ammalati di mente, 26 agosto 1998.

[3] C. Carrino, G. Salomone, Lʼarchivio dellʼospedale psichiatrico Vittorio Emanuele II di Nocera Inferiore, Casa Editrice Fondazione CeRPS, Nocera Inferiore 2011.

Matteo Dalena
Matteo Dalena

Storico con la passione per la poesia, imbrattacarte per spirito civile. Di resistenza.

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