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MONARCHIA | Due di giugno, scacco al Re Borbone

marco panettieri
marco panettieri
Giugno06/ 2014

 

di Marco Panettieri

re juan carlos

Siviglia, sveglia all’alba, aereo con destinazione Dublino e poi un bus fino a Belfast. Arrivato a mezzogiorno, leggo le notizie dal mio telefono e in primo piano c’è la festa della Repubblica in Italia, ma soprattutto una notizia che può aprire le porte alla terza Repubblica spagnola: Re Juan Carlos ha abdicato! Tralasciando i risvolti stile “The Terminal” con Tom Hanks, dove per una rivoluzione nel suo Paese di origine un passeggero rimane bloccato in aeroporto senza più un passaporto valido, la notizia ha un impatto notevole soprattutto se si considera cosa ha significato “El Rey” negli ultimi 40 anni. Ho lasciato una monarchia parlamentare per ritrovare al mio ritorno una repubblica?

Anche se viaggiando adesso per la penisola iberica è difficile rendersene conto, la Spagna democratica nasce solo nel 75, prima ci sono altri 40 anni di dittatura dura con centinaia di migliaia di “desaparecidos” fra i nemici del regime e prima ancora una guerra civile che aveva destituito il precedente Re, nonno di Juan Carlos. Il Caudillo Franco, negli anni 50 già molto a corto di credibilità internazionale, decise di dichiararsi reggente a vita e di designare un suo non precisato erede da scegliersi nella famiglia monarchica. Successivamente questa figura sarebbe stata individuata in don Juan Carlos de Borbón, giovane rampollo ed erede diretto al trono. Il secondo in linea di successione, suo fratello Alfonso, morì a 14 anni a causa di una delle passioni del futuro re: la caccia e più in generale le armi da fuoco. Si narra che fu proprio Juan Carlos a far fuoco, accidentalmente, verso suo fratello di 3 anni più giovane, colpendolo in testa e uccidendolo sul colpo.

Successivamente alla morte di Franco, la Spagna si ritrova ad avere un re dopo quasi 50 anni, in un Paese dove i monarchici erano rarissimi. La figura di Juan Carlos inizialmente è stata accompagnata da un certo scetticismo; appariva un uomo prestante e simpatico, ma poco colto. Le feste cortigiane un’altra grande sua passione; ancor prima che gli studenti Erasmus spagnoli inventassero gli intrugli alcolici noti come “botellones” per conquistare ragazzi e ragazze europee, il futuro Re aveva giá una fama di Play Boy dell’alta nobiltà (ma non solo). Eppure il re si dimostra una persona tutta di un pezzo e di estrazione tutt’altro che autoritaria. Guida la Spagna verso “la transición” democratica, si libera dei vecchi catorci franchisti e mantiene il timone dritto in opposizione ad ogni deriva dittatoriale, anche il 23 Febbraio 1981, quando un gruppo di militari tenta uno strampalato colpo di stato: fu l’intervento di Juan Carlos  con un discorso a reti unificate a farli desistere.

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La Spagna più che monarchica quindi si scopre Juancarlista, la popolarità del sovrano arriva alle stelle. Trent’anni dopo finisce l’idillio. I media nazionali, sempre pronti a nascondere le marachelle del re-erasmus, iniziano a mettere in evidenza tutto ció che sta intorno al monarca, a partire dalla sua famiglia acquisita, un ex-genero cocainomane che permette a suo figlio 11enne di giocare con i fucili finchè non si spara su un piede (vi ricorda qualcosa?), un altro genero basco campione olimpico di pallamano, imputato per corruzione assieme a sua moglie, la infanta Cristina. E poi le passioni storiche del re che iniziano a stancare l’opinione pubblica. Nel 2012, durante una battuta di caccia all’elefante in Botswana in compagnia della sua amica “particolare”, la principessa Corinna zu Sayn-Wittgenstein, il re si rompe l’anca, dando inizio a una lunga sequela di guai fisici e non solo. Costretto a chiedere pubblicamente scusa per il suo comportamento (non si sa bene se per via degli elefanti o delle amanti), il re perde gran parte della sua popolarità. A questo si aggiunge una salute precaria e la spinta di partiti tradizionalmente repubblicani della sinistra parlamentare ed extraparlamentare.

L’avvento di nuove forze politiche ha forse accelerato la decisione di fare un passo indietro, i leader dei due principali partiti politici erano stati informati da mesi della decisione. Al suo posto, l’erede designato è Felipe (VI), il lungagnone che decise di sposare Letizia Ortiz, una giornalista d’assalto, divorziata, di chiare idee repubblicane e musa del pittore messicano Waldo Saavedra che la ritrasse in abiti discinti per una copertina del disco del gruppo rock messicano Maná. Letizia potrebbe addirittura rinunciare al titolo di regina, secondo indiscrezioni, ma nemmeno Felipe è certo di restare re a lungo.

In Spagna spingono per un referendum per scegliere fra monarchia e repubblica, Felipe gode di una buona fama, è il più apprezzato della famiglia reale (assieme a sua madre Sofia), ma necessita di un’ulteriore conferma popolare se vuole far fronte ai cambi epocali che stanno avvenendo in Spagna.

Dall’Irlanda mi rendo conto che il 2 di giugno potrebbe diventare una data importante per un’altra repubblica, quella spagnola.

marco panettieri
marco panettieri

Il nome lo eredità da Tardelli, non il fiato. Cervello in fuga in attesa di nuova ricollocazione geografica. Scrive in italiano perché non vuole dimenticare la sua seconda lingua nativa. Al dialetto ci pensano i parenti.

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