Segno dei tempi, i Blockbuster italiani diventano parafarmacie: il fallimento della nota catena di videonoleggi è destinato a fare da spartiacque generazionale. Il noleggio del film e dei popcorn per trasformare la serata domestica è qualcosa da raccontare ai nipoti. Era chiaro già da tempo ma il finale fa riflettere. A dicembre, quando il liquidatore Generoso Galluccio e l’avvocato Gianluca Minniti hanno depositato il concordato fallimentare al Tribunale Milano tutti hanno capito che era finita un’epoca, ma la notizia che la catena di parafarmacie Essere Benessere fosse interessata all’acquisizione di alcuni negozi ci dice anche come.
Probabilmente 78 punti vendita su 100 saranno riconvertiti in centri per i trattamenti benessere e vendita di medicinali senza ricetta. Così si spiega la scelta di spazi con metratura così ampia. Nell’epoca dello sharing e della digitalizzazione la filosofia del noleggio è stata spazzata in pochi minuti dalla nostra cultura, mentre in tutto il mondo cerca di resistere reinventandosi. Il gigante americano paga nel nostro Paese l’eccessiva e per molti versi inspiegabile staticità di fronte ad un mercato che stava visibilmente cambiando. La storia della società inizia nel 1985 a Dallas, mentre in Europa arriva più tardi, in Inghilterra. Per il primo negozio italiano bisogna aspettare la metà degli anni Novanta. Blockbuster è l’icona di un successo, uno di quei colossi che difficilmente riesci a immaginare in ginocchio schiacciato dai debiti. E invece, dopo il Duemila, la società comincia a rallentare, a causa della nascita di servizi alternativi.
Per quanto riguarda invece i 780 dipendenti, l’unica certezza è che le attività in negozio proseguiranno al massimo fino al 31 marzo, nella peggiore delle ipotesi a febbraio. E così, com’era per altro prevedibile, è iniziata l’ondata di scioperi. A dicembre ci hanno pensato i milanesi, mentre il weekend scorso è stata la volta di tutti gli altri. Fra i motivi della protesta “la sospensione del pagamento degli stipendi deciso dal liquidatore dell’azienda”. Non da meno una piccola caduta di stile. “I lavoratori a cui fino ad oggi la società richiedeva impegno soprattutto nel periodo di festività, per aumentare il fatturato e tentare di uscire dalla liquidazione, hanno appreso dai giornali quale sarà la loro sorte”, si legge nel comunicato sindacale.
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