di Mattia Gallo
Migliaia di militanti del movimento anticapitalista “Blockupy” hanno bloccato l’accesso alla sede della Banca Centrale Europea a Francoforte per protestare contro le misure di austerità imposte nella gestione della crisi del debito pubblico. Una marea umana a Istanbul combatte da ore con la polizia nelle proteste nate per difendere un giardino pubblico dalle mire di un centro commerciale ma trasformatesi in lotte per la democrazia in pericolo. Sono proteste che vengono da lontano. Il 2012 infatti è stato l’anno della grande mobilitazione studentesca in Quebec, tutto il mondo ha guardato al Canada. Olivier, studente di musica di ventidue anni, appartiene al Sindacato Studentesco dell’Università Cegep Marie-Victorin (SECMV), istituto universitario situato nel maggiore centro della provincia francofona canadese, Montreal.
Qual è il motivo per cui è iniziata la protesta studentesca in Quebec?
“La protesta ha preso avvio inizialmente perché il governo ha deciso di aumentare le tasse universitarie. Come studenti abbiamo scioperato per molti mesi contestando questa decisione. E’ stato anche un tentativo di andare contro ogni forma di mercificazione del sapere. I governi stanno portando avanti un’agenda neoliberista, subordinando l’istruzione universitaria al mercato. Il partito liberale in Quebec ha cercato per dieci anni di privatizzare i servizi sanitari e sociali e sta cercando di presentare l’istruzione come uno di quei servizi che noi dovremmo pagare come l’elettricità. Stanno anche incoraggiando gli studenti a contrarre debiti e così a ‘prendere parte all’economia’”.
Durante la mobilitazione il governo ha approvato una legge in segno contrario alla vostra protesta, che siete stati in grado di far retrocedere negli aspetti più repressivi.
“E’ chiamata Legge 12 (conosciuta come legge 78 per il progetto in parlamento). In primo luogo ha cercato di limitare il nostro diritto di manifestare. Secondariamente, imponeva un ritorno alle nostre classi e la fine dello sciopero, configurando come un boicottaggio illegale. E’ stato chiaramente un tentativo di fermare il movimento, del tutto incostituzionale. Essa mirava ad imporre pesanti multe alle organizzazioni studentesche e chiunque volesse mobilitarsi per uno sciopero. Le multe potevano arrivare ad un massimo di centomila euro. Inoltre introduceva nuove misure di arresto preventivo”.
La prostesta degli studenti in Quebec ha avuto risonanza per la sua forza. Secondo te quali sono state le azioni decisive?
“Ci sono state azioni di protesta di vario tipo. Si è iniziato in maniera pacifica, ma con il proseguire della mobilitazione e l’aumento della repressione da parte delle forze di polizia, le proteste hanno avuto un’accentuazione della loro radicalità. Ci sono state azioni di tutti i tipi, dai flash mob che hanno simulato un’azione di “congelamento” in una stazione metropolitana, alle “direct actions”, come il blocco di un edificio governativo o l’occupazione stessa di più uffici governativi. La diversità delle tattiche è stato un obiettivo perseguito e raggiunto, che ha permesso di esprimere ognuno nella forma che più riteneva consona. Abbiamo capito che il nostro sciopero ha avuto una capacità molto importante di collegare il nostro obiettivo, l’educazione libera, con altre rivendicazioni riguardanti la giustizia sociale. E così abbiamo amplificato la nostra protesta. Montreal è un’isola, cosi abbiamo iniziato a bloccare il ponte e paralizzare il traffico nell’ora di punta. Gli attivisti più radicali hanno anche bloccato la metropolitana con l’uso di fumogeni. Simultaneamente alcuni dei soggetti coinvolti nella protesta hanno lavorato su una strategia mediatica più ampia per sedersi ad un tavolo con il governo. Il punto focale è stato quello di essere solidali con le azioni degli altri, in un movimento studentesco dalle tendenze politiche molto eterogenee”.
Possiamo dire che i provvedimenti adottati dal governo del Quebec seguono la stessa logica delle politiche di austerità adottate in Europa? Pensi che ci possa essere una connessione tra le lotte sorte nei vari paesi del mondo in questi anni?
“Si, hai pienamente ragione. Il governo agisce sulla stessa linea di pensiero. Recentemente ci sono state più misure adottate dai governi (federale di Ottawa o provinciale in Quebec) come i tagli nel welfare, i tagli degli assegni di disoccupazione, l’imposizione di nuove leggi drastiche contro i sindacati e l’aumento del bilancio per le forze di polizia ed il sistema carcerario. Penso sia una buona idea per mantenere una certa conoscenza di ciò che accade in altri Paesi. Siamo tutti di fronte ad alcune misure che limitano gli assetti sociali in tutto il mondo, allo stesso tempo dobbiamo rimanere concentrati nella realtà che viviamo”.