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ALTRI MONDI | A Banksy City al posto dello stadio c’è l’Ikea

Ettore De Franco
Ettore De Franco
Settembre27/ 2013

Bristol è un residuo d’Europa Continentale che s’incunea nella Perfida Albione e difende il suo stato di avamposto sociale e culturale fin quasi al confine col Galles. Bristol è una Barcellona più piccola e più brutta, nelle sue strade senti parlare molto castigliano, un po’ di catalano o basco, qualche occasionale inglese e sparuti dialetti italiani, oltre all’immancabile polacco e ai milioni di lingue germogliate dalla diaspora africana, che dopo il vagare nei sud del mondo ha posto radici (momentanee, si spera per i protagonisti) in quest’isola attaccata al vecchio continente, ma eternamente orientata ad annusare gli odori che giungono dall’altra parte dell’Atlantico.

bristol

Bristol ha due squadre di calcio: il City ed i Rovers. I giocatori e tifosi di quest’ultima vengono chiamati i Pirati e il suo vecchio stadio è stato abbattuto per lasciar posto al’Ikea: era impossibile non schierarsi dalla sua parte; i Rovers, proprio come il Cosenza, lottano tra il dilettantismo ed il professionismo, tra il regionale e l’interregionale, tra la passione e la ragione.

Quando aspetti il pullman a Bristol spesso t’imbatti negli adesivi dei comitati Antifascisti che esprimono il loro rifiuto alla English Defence League, l’associazione nazionalista e xenofoba che negli ultimi anni si contraddistingue soprattutto per l’aggressione alle numerose moschee presenti nella zona e che trova una sponda non ufficiale nella politica istituzionale grazie all’Ukip, un’accozzaglia di fascistelli mediatici e del terzo millennio che pensano di riuscire a nascondersi dietro i larghi nodi delle loro cravatte.

Bristol è la città di Banksy, che riesce nell’ardua impresa di tenere desta la tua attenzione di passante sulle facciate di ogni singolo edificio in cui t’imbatti lungo i tuoi percorsi quotidiani, è una spruzzata di vitalità laddove la rivoluzione industriale e l’edilizia “omogeneizzata” avevano imposto monotonia e grigiore. La sua grandezza consiste nell’aver saputo, volontariamente o meno, generare una stirpe di suoi emuli che ancora oggi ci regalano graffiti degni di nota; come un enorme Gesù Cristo Break-Danzante che tanto mi piacerebbe vedere di fronte al Comune di Rende o la Cattedrale di Cosenza.

Ettore De Franco
Ettore De Franco

Terzino destro limitato tecnicamente ma in grado di chiudere le diagonali. Avviato alla scrittura dal Nonno che gli chiedeva di cercare sul vocabolario le parole risolutive dei suoi cruciverba. Rosso e blu ma più rosso che blu. Ambasciatore bruzio presso il nord della Penisola iberica ed in tutti e due fronti della Guerra delle Malvine/Falklands, attualmente in riposo, da tutto.

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