Waterloo arriva anche per Antonio Bassolino, che in 45 anni di carriera politica non aveva mai perso. Il sogno di morior invictus di Don Antonio naufraga lungo le amate coste del Golfo di Napoli. E chissà se Capri, Ischia o Procida saranno la sua Sant’Elena. Cento giorni è durata la campagna elettorale di Don Antonio. La sconfitta alle primarie Pd del candidato sindaco a Napoli subita da Bassolino va considerata come l’epilogo di una delle figure più longeve del circuito politico campano e nazionale? L’uomo che non conosce la parola sconfitta, chiamato anche “Votantonio”, domenica 6 marzo ha perso, questo è certo. Sono 452 i voti di distacco da Valeria Valente, figlia politica dell’ex sindaco e governatore (sono in tanti i figli sparsi lungo le sponde di Partenope) – renziana legata alla corrente dei “Giovani Turchi” e sostenuta dall’attuale governatore Vincenzo De Luca – che ha sentenziato: “Ho vinto io. Napoli ha scelto di guardare avanti, di non voltarsi più indietro”.
Quasi quasi lo scrivo su twitter, avrà pensato Don Antonio il 21 novembre, quando nulla era scontato, anzi. Il leone di Afragola sembrava fosse già prossimo alla grossa preda, pronto a macinare chilometri fino a giugno, come se la riconquista del partito fosse una passegiata. Bassolino in realtà era pronto a sbranare il “sindaco di strada” altrimenti noto come Luigi De Magistris. Il 6 marzo, dopo cento giorni (106 per la precisione) in cui le stampanti delle redazioni consumavano cartucce che sputavano comunicati stampa di eventi in suo favore e giornalisti compiacenti e felici del ritorno di “Totonno O’ cacaglio”, come è stato con poco affetto ribattezzato dai suoi concittadini, ma, qualcosa è andato storto. In tanti già preannunciavano la messa in onda di quella che fu TeleBassolino. In tanti ritornavano all’aia del buon Antonio e come si canta da queste parti, in troppi e in fretta hanno “scuordato o’ passato” in Tribunale dell’ex Governatore, le spese matte da Commissario per l’emergenza rifiuti e i bilanci in rosso alla Regione. Eppure era il sindaco del ’93 che sconfisse al ballottaggio la nipote del Duce, quello del 2000 con più del 70% dei consensi, il ministero del Lavoro, il doppio mandato alla Regione oltre che una lunga carriera da dirigente a partire dal Pci: non sono stati sufficienti per superare i 13mila voti dell’avversario. Nonostante la bassa affluenza assestata sui 30 mila voti.
Non è servito giocare a fare la popstar della cucina nei quartieri, o lo scalatore di vette crociate in salsa morandiana, tantomeno ad assumere gatti come spin doctor per rilanciare la sua immagine: non sapeva che i selfie per un volto ormai in bianco e nero sono poco 2.0. “Di nuovo, ci sono io” è uno slogan che palesa il fallimento di una campagna elettorale, la saturazione del prodotto: dopo 45 anni di maratona è tempo di mettere via la pettorina e riposarsi un po’. Non che la sua sconfitta sia stata sancita dal riscatto civico di un popolo, sono primarie pur sempre riordinate in uno scontro tra bande rivali anche se va chiamata “festa della democrazia”.
E allora non ci resta che ricordare i 100 giorni di euforia con gattini sul desktop e manifesti in A4 a coprire il busto; i 100 giorni come il ritorno di Napoleone dopo l’esilio toscano; i 100 giorni da Re che dopo 4 anni e mezzo ha passeggiato nuovamente per i vichi stretti alla ricerca del Plebiscito. E chissà come gongola dall’alto del trono di Governatore: Vincenzo De Luca ha trascorso una vita a sfidare Bassolino nel Pci prima, nel Pds poi passando per i Ds fino ad arrivare al Pd. Sempre sconfitto, provinciale e rancoroso appariva De Luca; sempre brillante, figliastro illegittimo di Berlinguer, saldo al comando “Don Tonino”. Eppure le tante sconfitte di De Luca sono andate nel dimenticatoio, conta l’ultima vittoria dello Sceriffo tanto quanto conta la prima sconfitta di Bassolino. Il sorpasso di “Vicienz’ a funtan’” (così chiamato per la proliferazione di parcheggi e fontane ai tempi del primo mandato da sindaco salernitano) arriva per via indiretta alle primarie dello scorso anno alla conquista della Regione contro Cozzolino, storico braccio destro di Bassolino. (Qui un approfondimento su De Luca vs Bassolino).
Già in occasione delle primarie regionali era emerso lo stato di fine vita del feudo bassoliniano, ma, l’odierna sconfitta toglie ogni dubbio: Antonio Bassolino è finito e nonostante la app antibrogli (esperimento fallito) il Pd napoletano non si sente troppo bene, ma, questo dato è noto ormai da tempo.