In genere è il contrario, ma questa volta il tragico viene dopo il ridicolo. Così, dopo il mito di Alarico e del suo tesoro e i droni israeliani evocati dal tuttologo statunitense Edward Luttwak a Cosenza – che fino a qualche mese fa erano troppo impegnati ad ammazzare bambini palestinesi, ma ora sono più liberi e potrebbero venire davvero – adesso è arrivato niente di meno che Heinrich Himmler, il capo delle SS, lo stratega dello sterminio. La brochure del Comune che vorrebbe spiegare la figura di Alarico, sospesa tra la leggenda, la storia e la passione del sindaco, non fa ridere come invece è accaduto qualche volta in passato per altre fantasie alariciane, fa rabbrividire. Il rivendicare, senza alcun pudore, che attorno al fantasma che suggestiona la mente dell’uomo che abita la stanza più nobile di Palazzo dei Bruzi si siano mossi anche i peggiori spettri del Novecento non pare una idea di ottimo gusto, né particolarmente intelligente se davvero si vuole chiedere il soccorso aereo di Israele per trovare il mitico tesoro.
In realtà dietro tutto ciò c’è la tentazione ormai conclamata di banalizzare la storia, riducendola a piccolo fatto provinciale, con eroi inventati, saccheggiatori magnificati, tesori immaginari, tutto nemmeno troppo sapientemente costruito per spiegare ai cosentini che qui la Storia, quella maiuscola, ci ha sfiorato solo grazie a un invasore crudele, al quale dobbiamo essere in qualche maniera grati, e infatti visto che ci manca un museo dedicato ad Alarico, presto ci risolveremo a farlo. Intanto per dare verosimiglianza al delirio alariciano il Comune di Cosenza ci racconta che nel 1937 fu proprio Himmler ad avviare una campagna di scavi per trovare il famoso tesoro. Ed è stato certamente per mancanza di spazio che nella brochure si tace, solo per fare un esempio, sul raccapricciante discorso fatto a Poznan nel 43 da Himmler, durante il quale spiegò come fosse necessario accelerare la soluzione finale, così come si sorvola (silenziosamente come farebbe un drone) sull’inquietante propensione del capo delle Ss verso l’Occulto e anche per la rivalutazione di certe radici nordiche, fieramente pagane e anti cristiane, cose che a pensarci bene avrebbero fatto dispiacere la madonnina del Pilerio. Sovrapporre la faccia pingue e priva di espressione di uno dei boia del Novecento al nome di Cosenza non è solo una carnevalata di basso livello. E’ un oltraggio alla città, alla sua storia fatta di Alberi della Libertà, di pensiero locale e dunque fieramente meridiano, di cultura laica e libertaria. Non è una cosa di cui andare fieri, è solo un errore triste.
Il collettivo Mmasciata è un movimento di cultura giovanile nato nel 2002 in #Calabria. Si occupa di mediattivismo: LA NOSTRA VITA E' LA NOTIZIA PIU' IMPORTANTE.
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ALARICO | L’errore triste del tour operator nazista
mmasciata
di Michele Giacomantonio
In genere è il contrario, ma questa volta il tragico viene dopo il ridicolo. Così, dopo il mito di Alarico e del suo tesoro e i droni israeliani evocati dal tuttologo statunitense Edward Luttwak a Cosenza – che fino a qualche mese fa erano troppo impegnati ad ammazzare bambini palestinesi, ma ora sono più liberi e potrebbero venire davvero – adesso è arrivato niente di meno che Heinrich Himmler, il capo delle SS, lo stratega dello sterminio. La brochure del Comune che vorrebbe spiegare la figura di Alarico, sospesa tra la leggenda, la storia e la passione del sindaco, non fa ridere come invece è accaduto qualche volta in passato per altre fantasie alariciane, fa rabbrividire. Il rivendicare, senza alcun pudore, che attorno al fantasma che suggestiona la mente dell’uomo che abita la stanza più nobile di Palazzo dei Bruzi si siano mossi anche i peggiori spettri del Novecento non pare una idea di ottimo gusto, né particolarmente intelligente se davvero si vuole chiedere il soccorso aereo di Israele per trovare il mitico tesoro.
In realtà dietro tutto ciò c’è la tentazione ormai conclamata di banalizzare la storia, riducendola a piccolo fatto provinciale, con eroi inventati, saccheggiatori magnificati, tesori immaginari, tutto nemmeno troppo sapientemente costruito per spiegare ai cosentini che qui la Storia, quella maiuscola, ci ha sfiorato solo grazie a un invasore crudele, al quale dobbiamo essere in qualche maniera grati, e infatti visto che ci manca un museo dedicato ad Alarico, presto ci risolveremo a farlo. Intanto per dare verosimiglianza al delirio alariciano il Comune di Cosenza ci racconta che nel 1937 fu proprio Himmler ad avviare una campagna di scavi per trovare il famoso tesoro. Ed è stato certamente per mancanza di spazio che nella brochure si tace, solo per fare un esempio, sul raccapricciante discorso fatto a Poznan nel 43 da Himmler, durante il quale spiegò come fosse necessario accelerare la soluzione finale, così come si sorvola (silenziosamente come farebbe un drone) sull’inquietante propensione del capo delle Ss verso l’Occulto e anche per la rivalutazione di certe radici nordiche, fieramente pagane e anti cristiane, cose che a pensarci bene avrebbero fatto dispiacere la madonnina del Pilerio. Sovrapporre la faccia pingue e priva di espressione di uno dei boia del Novecento al nome di Cosenza non è solo una carnevalata di basso livello. E’ un oltraggio alla città, alla sua storia fatta di Alberi della Libertà, di pensiero locale e dunque fieramente meridiano, di cultura laica e libertaria. Non è una cosa di cui andare fieri, è solo un errore triste.
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