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Democrazia a circuito chiuso

alfredo sprovieri
alfredo sprovieri
Luglio25/ 2012

banksy

di S. Alfredo Sprovieri

Questo articolo è pronto da due giorni, ma ci siamo fermati a riflettere tutti insieme prima di pubblicarlo. In questo mestiere pochissime volte è bello dire “l’avevo detto”. Stavolta è orribile. In due degli ultimi articoli che abbiamo scritto per questa nuova ed autonoma esperienza multimediale ci eravamo occupati del movimentismo nella città di Cosenza, provando a ragionarci su, proprio come sul ricordo dei fatti di Genova, due eventi a nostro avviso importanti per ragionare sui tempi di crisi internazionali e sulle evoluzioni della coscienza critica e della cultura rebelde nazionale e bruzia in particolare.

Scrivevamo sui fatti di Genova: “Le idee di quella protesta di piazza, pacifica per decine di migliaia di persone arrivate da tutta Europa, sono state relegate nel sottoscala della storia, e invece andavano discusse a fondo e se, come credo, il fatto che non sia avvenuto era lo scopo ultimo dei burattinai di quella stagione – un attentato al cuore della sfera pubblica italiana – non si può permettere che l’abbiano vinta ancora a lungo”.

Scrivevamo sul movimento antiprecariato #Oil di Cosenza: “La città scommette sul suo fallimento, bisbiglia pettegolezzi, sfodera machismi e anacronistiche accuse neoborghesi, ma dovrebbe sapere che l’olio non si scioglie con l’acqua”.

Qualcuno dirà che abbiamo portato sfiga, perché, per come la città lo ha potuto apprendere sulla pagina Fb del movimento, due persone interne ad esso risultano indagate per il ritrovamento di una molotov in una cabina telefonica vicina alla Questura di Cosenza. Si tratta di una giovane giornalista e di un attivista di lungo corso, molto conosciuto in città, oggi vice presidente di un’associazione culturale.

Chi scrive ha lavorato un pezzo importante di vita al fianco della prima, un’ amica sincera e leale, mia e del nostro collettivo giovanile. E’ una professionista esemplare e appassionata, le sta bene addosso qualsiasi cosa, e ancor di più una frase dedicata ad galantuomo del giornalismo sportivo: “Non ha mai fatto capire di che squadra tifasse, ma ogni anno in realtà era la stessa, l’ultima in classifica”. Il secondo lo conosco molto di meno, non ci siamo mai presentati e l’ho sentito parlare la prima volta alla presentazione di un progetto sul Museo del Gusto, poi ho ammirato la bonaria simpatia con cui espone le sue idee e accoglie quelle degli altri. Prima di quello avevo letto il suo nome nelle tante pagine dell’inchiesta “Sud Ribelle”, legate proprio ai fatti di Genova e Napoli. Da quell’inchiesta, è arcinoto, è uscito assolto in Cassazione, insieme a tutti gli altri imputati.

Quella non era una molotov, la mia opinione è chiara quanto inutile, ma a questo punto quel poco di mestiere che hai imparato ti impone di ragionare serenamente sull’indagine. Secondo i giornali, i due sarebbero stati filmati nelle vicinanze della cabina telefonica dove è stata rinvenuta la bottiglia incendiaria e per questo saranno sottoposti alla comparazione del loro dna con quello ricavato dalle tracce rinvenute nella cabina. Qui si potrebbe notare che mentre avvertiamo un po’ tutti la mancanza di inchieste serie ed efficaci sul malaffare che dalle fondamenta fino alle gru sui palazzi strozza il tessuto sociale della città, si impiegano forze e mezzi per indagare su una bottiglia di liquido incendiario trovata in una cabina telefonica, ma forse sarebbe un po’ qualunquista. Allora ragioniamo per esclusione: sono stati sfortunati a passare di lì in un orario ritenuto sospetto da inquirenti che non guardano in faccia a nessuno (perché se l’avessero fatto logica vuole che non ci sarebbe stata la convocazione), oppure non è una topica casuale, qualcuno ha l’interesse che in qualche modo li si intimidisca, e qui l’elenco delle cose da dire sulle devianze del potere è lungo e abusato. Delle due ognuno scelga l’una, ad altre ipotesi allo stato delle cose tutti noi ci rifiutiamo di pensare insieme ai tanti che giovedì sera si ritroveranno allo spazio “Voodoo”, all’inizio del lungo fiume di Cosenza, per un concerto di solidarietà e vicinanza ai due indagati. E insieme ai molti altri che credono ancora alla libertà di parola e d’espressione anche a queste fottute latitudini.

alfredo sprovieri
alfredo sprovieri

Nel 2002 ha fondato "Mmasciata". Poi un po' di tv e molta carta stampata. Più montano che mondano, per Mimesis edizioni ha scritto il libro inchiesta: "Joca, il Che dimenticato".

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