– “Ho paura”.
– “Non devi averne, è cinema”.
Minuscolo siede sulle gambe della madre dando vita ad un emozione collettiva. Sullo schermo sovrastato da antichi palazzi di luce il braccio proteso tiene la pistola puntata verso il petto. Un fratello è contro l’altro, in un attimo si consuma il finale e sullo schermo nero l’applauso dell’Arena si alza e va verso il mare.
Difficile regolarsi con le sigarette; chi la accende nella pausa, chi si va ad accomodare vicino ai bagni, tanto i film si vedono comunque. Sono cambiate delle cose da quando i cinema all’aperto non ci sono più. La sorpresa è che alcune vanno verso il meglio. Nel Nuovo Cinema Arena Sicoli di Amantea, costa tirrenica della Calabria, è difficile non rendersene subito conto. Il centro storico, meraviglioso si abbarbica alla montagna e sembra quasi voler seguire il destino di quegli scogli al largo, lasciati lì da qualcuno come fermacarte su una scrivania deserta di oggetti. Poi tanti palazzi più moderni, selvaggi e protervi, per lo più brutti, a comporre un intricato puzzle di cose in cui si staglia questo cinema, scavato come da un cucchiaio nel cuore saporito di un frutto con la scorza dura.
Riapre a due anni dall’ultima proiezione perché un gruppo di ragazzi ha deciso di ridargli vita con una cura dirompente: un Festival Internazionale di cortometraggi. Nessun partner istituzionale, solo qualche sponsor privato e la buona volontà delle persone incontrate lungo il cammino. E’ il sogno lucido di un italo venezuelano tornato alle origini dopo un periodo di studio in Spagna. Si chiama Giulio Vita, ora è sulle pagine dei maggiori giornali del Paese, ma era dicembre quando l’abbiamo incontrato in un centro commerciale che gocciolava di pioggia. Ci raccontò del suo obiettivo: riportare il cinema alla gente e la gente al cinema. Per primi scrivemmo che ce l’avrebbe fatta, e ieri siamo andati a vedere di persona quanto avevamo ragione.
Un ideale e un luogo fisico capaci di attrarre e trascinare, soprattutto di ispirare; Internet come luogo d’aggregazione. Il tutto fatto con un alto grado di professionalità e umanità. Riteniamo che la ricetta possa andare ben oltre questo festival che sta dimostrando come oggi più che mai la cultura e la bellezza possono essere
passioni più forti degli ostacoli ambientali. Non capita spesso infatti di assistere ad una manifestazione estiva senza orpelli, fatta di ragazzi e ragazze ancora sporchi di vernice che parlano al pubblico calabrese con competenza e passione in tre lingue diverse.
Un foyer senza gioielli al collo ma con bevande al guaranà e stuzzichini alla ’nduja, tanta la curiosità di conoscersi. Alcuni sono stanchissimi, La Calabria è una chimera per chi parte da Barcelona in macchina. Volevano arrivare in tempo per la proiezione della loro sigla, pochi secondi realizzati in mesi di duro lavoro. Hanno uno studio nel cuore della capitale catalana, ci sono arrivati da diversi paesi del Sudamerica per coronare il sogno di fare cinema d’animazione. Migliaia di chilometri valgono un applauso quando fai ciò che ami e ami ciò che fai. Altri ancora arrivano dalla Francia, o da Madrid, come le tre ragazze appassionate di cinema e di Italia che zaino in spalla sono arrivate di prima mattina. Il padre di quall con più parlantina dirige da anni un festival di cortometraggi e le ha mandate a vedere come lo fanno in Calabria i ragazzi della Guarimba.
Sergio Sicoli, l’ultimo proprietario del cinema sotto le stelle di Amantea, consegnate la chiavi ai ragazzi intanto si gode tutto dall’ultima fila. Con discrezione ci sediamo vicino e gli chiediamo qual è la prima persona a cui ha pensato quando la chiave ha girato di nuovo nella toppa.
– “Papà”.
Non “mio padre”.
In un posto così le emozioni parlano come i bambini.