La notizia ha oscurato tutto il resto, Raffaele Marra, per molti il “sindaco ombra” della Capitale mentre per il vero sindaco “solo uno dei 23mila dipendenti comunale”, è stato arrestato dai carabinieri del Nucleo investigativo del comando provinciale di Roma con l’accusa di corruzione. Secondo il giudice per le indagini preliminari sussiste “un concreto ed attuale pericolo di reiterazione di condotte delittuose analoghe a quelle già accertate e ciò anche in considerazione del ruolo attualmente svolto da Marra all’interno del comune, della indubbia fiducia di cui gode il sindaco Virginia Raggi”.
La tegola in pochi giorni si somma ad’altra; nonostante gli scongiuri infatti, il tanto temuto avviso di garanzia ha bussato alla porta di Paola Muraro, ormai ex assessore all’ambiente del comune di Roma. A nulla sono serviti l’impegno e la tenacia con le quali ad agosto Virginia Raggi e tutto il Movimento Cinque Stelle hanno perseverato sull’investitura della Muraro, nonostante fosse coinvolta in un’indagine, nonostante la pioggia di critiche: tutto si è sciolto di fronte a 5 capi d’imputazione, tutti per reati ambientali. Di fronte a questo anche la sindaca pentastellata ha dovuto capitolare.
Una parentesi breve che però arriva dall’onda lunga mafia capitale e delle sue amicizie, e che lascia per l’ennesima volta vuoto uno scranno della giunta romana. E proprio a quel tempo, durante la scelta degli assessori del comune di Roma, comincia la tragicommedia in più atti della nettezza urbana capitolina.
1. AMA la tua città
Era la fine di luglio quando i giornali cominciarono a parlare di Paola Muraro, passata da consulente di AMA, azienda addetta allo smaltimento dei rifiuti in città, ad essere la responsabile del dicastero ambientale. La procura di Roma aveva cominciato un’indagine su alcuni impianti per la gestione dei rifiuti. Alla domanda dei giornalisti: “Ass. Muraro, lei sapeva di essere indagata?” la risposta fu “No”. Il problema è che l’avviso di garanzia (quello del 12/12, per intenderci) non era ancora stato recato al destinatario, ergo la severa morale 5 stelle fu bypassata, anche se tra mille critiche e difficoltà.
In questo prologo alla tragicommedia ecco il primo colpo di scena: la mail di Paola Taverna a Luigi Di Maio. “Caro Luigi […] ci pervengono notizie circa l’imminente notifica di un avviso di garanzia all’assessore in questione per un’ipotesi di reato […] per il trattamento dei rifiuti”. Di Maio rispose che non sapeva, poiché “aveva sbagliato a leggere la mail”. Applausi, chiuso il sipario.
A questo punto entra in scena l’opinione pubblica, divisa tra chi i rifiuti li ha visti moltiplicare e chi li ha visti scomparire, tutto nel giro di due mesi. #CassonettiPuliti, gridano al miracolo i fedeli alla sindaca, #Monnezzopoli, tifano i detrattori dell’assessora indagata. Starci in mezzo è dura, e decidere chi abbia ragione e chi torto è questione assai difficile, visto che il dissesto della partecipata “AMA” è questione spinosa da molto prima che la giunta pentastellata s’insediasse in Campidoglio, ma il popolo ha sempre ragione, anche se si divide e afferma di ogni cosa l’opposto.
2. La notte dei frigo viventi
Come in una fiaba d’altri tempi, anche la storia della nettezza urbana romana ha la sua componente magica: frigoriferi che la notte si animano e passeggiano per la città. È il 25 ottobre quando Virginia Raggi prende una pausa dal suo risanamento degli affari cittadini per rilasciare un’intervista a Repubblica, un’intervista in cui affermerà di non aver mai visto tanti rifiuti ingombranti per strada, un fatto per lei assai sospetto. La Raggi dimenticava che da luglio 2016 il servizio di raccolta dei rifiuti pesanti, previa prenotazione del servizio (gratuito), è stato sospeso dall’Ama, e che per qualsiasi cittadino la soluzione più semplice (ahinoi anche la più incivile) è quella di depositare il frigo rotto alla pattumiera più vicina invece che spostarlo a braccio fino alla più vicina isola ecologica. Insomma, il ragionamento è becero ma fila, ma in questi tempi incerti la pratica del complotto è più frequente di quella della logica.
I frigo romani non fanno prigionieri: oggi la #Muraro, domani il campidoglio! #frigogate #Roma pic.twitter.com/xn5WYNmoXv
— JcpTrf (@JcpTrf) 13 dicembre 2016
Il #frigogate porge di nuovo il fianco alla comicità latente di questa storia, ma dimostra anche che la situazione rifiuti è ancora fuori dal controllo della coppia Raggi-Muraro. Serve un colpo di coda, presto detto: ecco che alla sera vengono avvistati dei supereroi aggirarsi per le vie di Tor Pignattara con l’ardua missione di ripulire la città. Sono le 23 e 30 quando la signora Maria scende a buttare la spazzatura e a stento strozza le grida quando vede due figure avvicinarsi dicendo: “Che cosa sta buttando?”. Sono Virginia Raggi e Paola Muraro che hanno scelto le prime sere di dicembre per cominciare quello che prontamente sarà battezzato lo #spazzatour, in linea con la tradizione grillina di rendere ogni percorso che superi le due tappe un “tour”.
#SpazzaTour Un primo blitz, ne faremo altri in tutta Roma soprattutto nelle periferie, ascoltando i cittadini: https://t.co/WFnYC6Ly06 pic.twitter.com/VPuhM43Huj
— Virginia Raggi (@virginiaraggi) 1 dicembre 2016
Sindaca e assessora ci mettono la faccia, e anche naso e mani. Ormai la loro fama è internazionale tanto che il The Guardian in un articolo sul Movimento cita anche i magici frigoriferi. Un problema però è alle porte, uno che metterà fine a questa storia che tanto altro avrebbe potuto raccontarci, e che forse ancora ci racconterà, ma senza la Muraro. Il problema infatti è l’avviso di garanzia che, secondo il regolamento penstellato, mette fine al suo assessorato. Dimissioni, e via alla ricerca di un sostituto. Il palcoscenico però si chiude con un’ultima scena, ricca di semantica e simbolismo: Virginia Raggi al centro di questa sala riunioni in Campidoglio, alle sue spalle un tavolo intorno al quale c’è tutta la sua maggioranza. Come in Kubrick, la fotografia ha un punto di fuga centrale, posizionato tra le ciglia nere della Raggi, poco sotto la fronte aggrottata mentre pronuncia le parole “Ho accettato le dimissioni di Paola Muraro, ho assunto le deleghe per la sostenibilità ambientale. Ritengo importante dare continuità all’azione amministrativa per il risanamento di Ama”.
E anche se il pubblico resta attonito e senza più un applauso, il drappo rosso cade sull’ennesimo atto della nettezza urbana romana. Il prossimo non tarderà ad arrivare.
(continua, purtroppo)