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LA COPPA | Siviglia, i campioni destinati a fallire

marco panettieri
marco panettieri
Maggio15/ 2014
Grande festa a Torino perla conquista dell'Europa League
Grande festa a Torino perla conquista dell’Europa League

di Marco Panettieri

SIVIGLIA Altro che campeones, quest’anno, dalle parti dello stadio Ramón Sáncez Pizjuán, i presupposti per il fallimento c’erano tutti. Una rivoluzione si era appena abbattuta sul quartiere del Nervión. Il presidente José Maria Del Nido, un picchiatore della falange franchista riconvertito a magnate della costruzione, era appena stato condannato per riciclaggio e mazzette negli affari loschi delle colate di cemento che hanno ricoperto Marbella. Nuove elezioni per il SEVILLA F. C. e tutti i pezzi migliori in vetrina per evitare il fallimento. Giá se n’era andato Freddy Kanoutè, il maliano religiosissimo, idolo delle due coppe UEFA vinte nel 2006 e 2007, che rifiutava i bookmakers come sponsor e che spese ingenti somme per ristrutturare una antica moschea mozarabe. Via anche il gitano Jesus Navas, un ala monodribbling dalla velocità devastante; incapace di allontanarsi da Siviglia per nostalgia, ha dovuto ricorrere ad aiuti psicologici per poter andare in ritiro con la Nazionale, Chissà come se la passerà ora a Manchester, sponda City. A fargli compagnia Negredo, capocannoniere del Siviglia l’anno scorso, un giocatore spesso sottovalutato, che vede la porta come pochi. Prende il volo anche Kondogbia, il gemello di Pogba, meno tecnica ma più forza fisica, un solo anno a Siviglia fa lievitare il suo prezzo a cifre che solo gli oligarchi del Monaco si possono permettere. Via anche l’eterno portiere Palop, una colonna dello spogliatoio.

Questa coppa vinta ai rigori contro il maledetto Benfica nemmeno la dovevano giocare, il Siviglia s’è qualificato perchè Rayo Vallecano e Malaga sono stati sanzionati dalla Uefa per mancati pagamenti ai dipendenti. Rojoyblancos quindi che partono da pochi punti fermi: una tifoseria spettacolare, di estrema sinistra, contenta dell’abbandono forzato del presidente, con un inno che quando risuona nel catino del vecchio Pizjuán fa venire la pelle d’oca; qualche giocatore mediocre, come Fazio, un centralone a cui non manca l’autostima (dichiara di essere il miglior centrale argentino, ma neanche il più sfegatato sevillista gli darebbe ragione). Poi le giovanili, capaci di portare in Primera Division gente come Sergio Ramos, che sfornano l’ottimo terzino mancino Alberto Moreno. Il figliol prodigo Reyes, la perla di Utrera, lanciato verso una folgorante carriera, secondo Luis Clemente era meglio del “negrito” Henry, poi clamorosamente sparito dal calcio che conta. Un allenatore, Emery, meticoloso come solo un basco può essere, che però in partita gesticola e urla più di qualsiasi andaluso. E poi capitan Rakitic, un tuttocampista eclettico, grandissima visione di gioco, anche lui messo in vetrina e corteggiato dalle grandi d’Europa, ma lui ha sposato una sivigliana, ha aperto un bar e non ci pensa proprio a lasciare la cittá.

La squadra viene completata soprattutto grazie a cessioni in prestito degli scarti dei top club (Marin dal Chelsea, Gameiro dal PSG) e da qualche giocatore controllato dai mefistofelici fondi di investimento (leggasi Doyen e Jorge Mendes). Il Siviglia inizia stentando, poi però si ritrova i gol del colombiano Carlos Bacca, un attaccante “velenoso” che si era messo in luce nel campionato Belga, e si issa fino alle soglie della qualificazione in Champions che raramente ha centrato in passato, peraltro fallendo sempre la qualificazione ai turni ad eliminazione diretta. Attualmente i nervionenses si accontentano del quinto posto e della qualificazione alla coppa più amata. Perché il Siviglia fa sempre maledettamente bene in UEFA o Europa League, che dir si voglia. Due vittorie nel 2006 e nel 2007,era il favoloso Siviglia di Luis Fabiano, Kanouté, Adriano, Dani Alves, Navas, Maresca, Poulsen e dello sfortunatissimo Antonio Puerta, accolte in città come una inaspettata sorpresa e celebrate come solo in Andalusia sanno fare.

La terza coppa ieri, ai danni di un Benfica che dovrebbe pensare a ingaggiare qualche sciamano contro la maledizione di Guttmann (8 finali europee perse!), sono passati solo 52 anni, gliene restano altri 48 prima di tornare a vincere. Un percorso da brividi quello di Bacca e compagni in Europa League, 18 partite in totale (praticamente un girone di campionato!), la rimonta ai rigori nel derby con il Betis, il gol all’ultimo minuto del camerunense Mbia quando tutto sembrava perso contro il Valencia. Il roccioso portiere Beto eletto a eroe indiscusso, pararigori contro i cugini del Betis che si è ripetuto in finale.

La fiesta impazza per le piazze di Siviglia
La fiesta impazza per le piazze di Siviglia

Intanto in città la festa a Puerta Jerez è già iniziata, i calciatori sono stati accolti da centinaia di tifosi all’aeroporto e si andrà avanti fino a domani, quando con la coppa sfileranno sotto la cattedrale. Nel 2006, uno stanco Poulsen decise di andarsene a casa perdendosi tutti i festeggiamenti. Tutto fa pensare che neanche il religiosissimo Mbia domani potrà sottrarsi ai brindisi nel bar di Rakitic.

marco panettieri
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Il nome lo eredità da Tardelli, non il fiato. Cervello in fuga in attesa di nuova ricollocazione geografica. Scrive in italiano perché non vuole dimenticare la sua seconda lingua nativa. Al dialetto ci pensano i parenti.

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