di Michele Giacomantonio
Quando Ken Parker cominciò a cavalcare nelle vaste praterie del West, la mia generazione correva cercando di evitare i candelotti dei lacrimogeni che rimbalzavano sul selciato delle città italiane. Era il 77 e avevamo ben impressa nella mente la bella faccia di Robert Redford, protagonista di “Corvo Rosso non avrai il mio scalpo”. Del personaggio nato dalla matita di Ivo Milazzo e dalla fantasia di Giancarlo Berardi ci piaceva la battaglia per il rispetto dei nativi americani e per la natura e il disprezzo verso certo mercantilismo già trionfante, che avrebbe fatto diventare l’America quel che è adesso, oltre che quel disincanto che non affievolisce il desiderio di una umanità migliore, ma che anzi rende quel desiderio ancora più struggente. Ivo Milazzo è un signore dalla bella chioma di un biondo antico, con gli occhiali e i baffi e ha appena finito di parlare assieme ad Enrique Breccia, maestro e autore di fumetti argentino, di come nasce un fumetto e della potenza evocativa del tratto disegnato.
Su quella poltrona rossa che dà il via all’evento Le strade del Paesaggio c’erano i padri di Alvar Mayor, il guerriero meticcio che ci porta nel Perù del XVI secolo e di Kenneth Parker, più noto come Ken, trapper, scout delle “giacche blu”, che cambia mestiere perché il massacro dei pellerossa gli pare insopportabile e approda nella New York dell’industrializzazione finendo come operaio in una fabbrica e guidando uno sciopero che viene represso nel sangue dalla polizia. E il richiamo inevitabile è a una tavola proprio di Milazzo, che nel libro che racconta De Andrè, ci porta nella macelleria messicana del G8 genovese. Questi incroci, tra la storia raccontata senza mistificazioni e la punta delle matite, creano fumetti che non sono separati dalla realtà, dando vita a personaggi che non sono eroi nel senso più diffusamente inteso, ma persone che si battono per ideali, spesso destinati alla sconfitta.
Per questo a Ken Parker non poteva mai succedere quel che invece è possibile all’altro mito del fumetto western italiano. Tex Willer può sparare infinite volte senza mai ricaricare la sua sei colpi, mentre Ken è interamente calato dentro storie che vestono la realtà, sin nelle minuzie, proponendo al lettore una ricostruzione ambientale e storica riguardo alle armi, ai costumi, ai dettagli, e alla cultura degni del Barry Lindon di Kubrick. Se il vincolo con la realtà non viene reciso, allora anche la politica entra nel fumetto. Non è solo il caso dell’Eternauta, storia di fantascienza che pare annunciare l’assurdità delle dittature sudamericane, ma anche del fumetto che lo stesso Breccia realizza raccontando il Che.
E del resto è lo stesso Milazzo a confermare che Ken Parker cresce in quella speranza tradita del Sessantotto, “tramutata in tragedia armata dagli anni di piombo”. Un confine difficile quello tra la giustezza della lotta e la deriva violenta che lo stesso personaggio di Milazzo conosce, quando la matita del suo autore lo porta con la più grande drammaticità, ad uccidere negli scontri tra scioperanti e polizia a cavallo un agente. Ormai sono 16 anni che gli appassionati del fumetto di Milazzo e Berardi aspettano di sapere che sorte ha avuto il loro anti eroe, ed è Milazzo ad annunciare che presto la sua matita riporterà Ken Parker alla luce, lasciando viva l’attesa affermando che “forse sarà l’epilogo definitivo, oppure l’inizio di una nuova serie”.