Come promesso (qui) abbiamo cercato risposte insieme al professor Salvatore Settis, a Cosenza per ritirare il Premio Sila alla Carriera. L’illustre letterato ci ha dedicato una lunga chiacchierata sul momento del nostro paese e della nostra terra, partendo proprio dagli scontri di ieri sera nel centro storico della città (leggi qui), avvenuti in contestazione all’arrivo in città del premier Matteo Renzi proprio nel mentre che, dalla parte opposta del fiume, Settis teneva la sua lectio magistralis sui beni comuni. «Segni di una democrazia malata, nel paese e all’interno del partito» ha detto subito con estrema chiarezza il professore. La sua reprimenda alla classe politica e dirigente è totale, disegnando in poche parole il suo bieco affarismo e l’inadeguatezza a risolvere i problemi sociali. Però la politica non è solo dei politici, anzi. La vera politica è quella che si fa nelle polis, lontane dai luoghi di potere, e tocca a tutti i cittadini metterla in pratica, almeno a quelli che credono nella Costituzione, avverte ancora lo storico e archeologo nativo di Rosarno. Ai giovani consiglia di non essere mai servili e di elaborare coscienza critica e alla sua Calabria di sentirsi meno speciale quando si tratta di eventi negativi che la caratterizzano. Lo fa Settis sottolineando tutti i passi in avanti compiuti dalla società calabrese negli anni, e prende a piene mani negli anni della sua giovinezza, che lo costrinsero a partire per poter studiare come voleva. Insomma, chiude Salvatore Settis sorridendoci, «i tempi sono difficili ma la speranza c’è».