In quelle aule studiavamo storia, ma quelle aule erano già “la storia”. Dal sottosuolo del vecchio liceo classico “Bernardino Telesio” di Cosenza, interessato da interminabili lavori di consolidamento delle strutture, tra le vecchie aule e il cortile e poco sotto l’attuale livello di calpestio, sono stati portati alla luce gli scheletri di due religiosi, uno dei quali tiene tra le mani un rosario. Tutt’attorno, in un cantiere ormai fermo da diversi mesi, decine di ritrovamenti di varia natura: altre ossa e frammenti di suppellettili e arredi provenienti da diverse epoche. Così la terra insieme agli edifici, nelle loro differenti e successive stratificazioni, raccontano se stessi e la propria storia.
IL RITROVAMENTO È il 2010 e il vecchio “Telesio”, immobile vincolato perché d’interesse culturale, scricchiola. Buona parte della struttura viene giudicata dai tecnici non più in grado di ospitare in sicurezza le attività didattiche sia del Convitto nazionale che del Liceo classico, cogestori della struttura. Così, il settore edilizia scolastica della Provincia decide per un importante intervento di consolidamento: l’importo complessivo stanziato per i lavori è di 2 milioni e mezzo di euro. La gara viene vinta dalla vibonese “CCC” (Cooperativa costruzioni calabresi) che si aggiudica l’appalto per 1 milione e 850 mila euro. Trascorsi diversi mesi in attesa di autorizzazioni da parte della Soprintendenza per i beni architettonici e paesaggistici, l’azienda riesce a mettersi al lavoro: si punta a un restauro e risanamento conservativo soprattutto dell’atrio principale, delle aule e del colonnato, zona quest’ultima soggetta a maggior rischio crolli.
«Nel corso dei lavori, durante il 2012, sono avvenuti ritrovamenti d’epoca romana, la vecchia Chiesa dei Gesuiti e poi, sulla chiesa, ci sono i resti del Teatro Real Ferdinando dei primi dell’800, successivamente demolito per essere trasformato in liceo – ci spiega il direttore dei lavori Maurizio Covello –. Abbiamo trovato una sepoltura con due tombe risalenti al periodo della Chiesa; all’epoca le cappelle laterali venivano usate anche come cripte. Il tutto è sotto la tutela della Soprintendenza archeologica».
SOCIETAS IESU Gli ambienti dell’odierno Convitto nazionale e, parzialmente, quelli della vecchia struttura del liceo classico “B.Telesio”, sono sorti grossomodo nella zona corrispondente alla struttura del vecchio Collegio dei Gesuiti costruito nei primissimi anni del Seicento su quelli che erano i terreni delle famiglie Passalacqua, Bombini e Monaco. Gli uomini della Societas Iesu, ordine fondato nella prima metà del Cinquecento da Ignazio di Loyola, arricchirono spiritualmente e culturalmente la Città dei bruzi, da qui l’esigenza della nascita di un complesso autonomo proprio nel cuore pulsante della città. Il complesso comprendeva anche una chiesa che sorse esattamente sul suolo occupato oggi dall’ingresso centrale del Liceo: la facciata principale era proprio alle spalle del colonnato. Nel 1767 i Gesuiti vennero allontanati e il collegio, già ampiamente ristrutturato dopo i terremoti del Seicento, fu adibito a studi superiori. La soppressione dei monasteri del 1807 portò alla trasformazione della Chiesa Di Gesù in teatro che nel 1819 con la restaurazione dei Borbone e per interessamento del Barone Mollo, prese il nome di Teatro Real Ferdinando. Demolito con il ritorno dei Gesuiti nel 1853, rimasero in piedi solo in pronao e il colonnato. Tra il 1861 e il 1945, a fasi alterne, ripresero vita sia il Collegio con il nome di Liceo Ginnasio, che il Convitto intitolato anch’esso al filosofo cosentino.
LAVORI FERMI «Abbiamo a che fare con una scuola, ci sono scavi incustoditi a cielo aperto, lasciati alle intemperie e tutto va soggetto a deterioramento. Il cantiere è rimasto senza una previsione di chiusura e riapertura, con penalizzazioni per noi che lì abbiamo locali adibiti a laboratorio». Il preside del liceo Antonio Iaconianni invoca così certezze sullo stato dei lavori prima a singhiozzo, poi arenatisi completamente all’inizio del 2014 quando l’azienda “CCC”, oggi in amministrazione controllata, comincia a manifestare i primi segni di sofferenza economica fino all’abbandono del cantiere. Vegetazione e degrado cominciano a impadronirsi delle antiche pietre e l’umido minaccia seriamente i muri portanti dell’attuale Convitto. Ma dal settore edilizia scolastica della Provincia giungono rassicurazioni: a seguito della rescissione contrattuale con la “CCC” è stata avviata una procedura che consente di invitare le imprese presenti nella graduatoria del 2010 ad effettuare i lavori agli stessi patti e condizioni per evitare un riappalto con i prezzi del 2015 e dunque con un aggravio dei costi. L’unica risposta positiva è arrivata dalla lametina Cofer che entro la fine di febbraio inizierà i lavori. Al netto di altri intoppi il sogno sia del preside Iaconianni sia dei tecnici della Provincia è quello di una scuola che possa trarre dalle recenti scoperti motivo di arricchimento: «Un vero laboratorio in casa: lavorare, vedere, assistere e poter studiare sugli stressi ritrovamenti tramite pavimenti e muri a vista sarebbe davvero una gran bella cosa».