di Serena Dalena
Per me Blizzard era solo il nome di una delle renne di Babbo Natale. Questo fino ad un paio di mesi fa, prima di trasferirmi in quel di Brooklyn, nel quartiere storico di Park Slope, sede delle più famose brownstones houses americane. Non avevo mai associato il termine blizzard, ovvero tempesta di neve, alle due parole con cui da ieri mattina, da quando è suonata la sveglia, the National Weather Service ha usato per descrivere il fronte di neve ed aria freddo che stava per abbattersi sulla costa Northeast americana: “life-thretening” and “historic”, mortale e storico.
E così ieri mattina, appena sveglia, subito di corsa al supermercato a fare provviste, ma quando alle otto i banconi della frutta e verdura erano già mezzi vuoti… mi rendo conto di trovarmi di fronte a preparativi molto più seri del cenone di Capodanno calabrese. Gli americani lo chiamano “comfort food” il cibo che si prepara in queste occasioni, quello che fa diventare un po’ nostalgici e sentimentali, ma che è anche tanto calorico. Le immagini che si formano nella mia mente sono patate ‘mpacchiuse, broccoli di rapa e salsiccia, magari una bella pasta china; pero’ se parli con un americano sembra che niente possa battere i tanto indigesti maccaroni & cheese. Poco male comunque, di tempo per cucinare ne avremo abbastanza tutti quanti in questi tre giorni. Non mancano ovviamente i tanti banchetti della solidarietà, dove si regala qualche confezione per i più poveri e dove durante questo periodo è anche possibile offrire indumenti invernali, come cappotti, maglioni e scarponi pesanti.
Prima che la tempesta vera e propria arrivasse, ci si affrettava a gettare il sale sulle strade, ed i bambini erano nei parchi e per le strade a divertirsi con la prima neve. Stamattina invece tutto tace. Tutto tace da quando ieri sera intorno alle 10 è arrivato un messaggio allarme dal comune della città in cui si esortava a non uscire di casa e non usare le macchine. In tv, in radio, nelle email che si scambiano con gli amici e colleghi la frase rituale di saluto è sempre la stessa: Stay Home, Stay Warm.
La sveglia è suonata un po’ più tardi stamane, gli uffici e le scuole sono chiusi, e New York si è svegliata coperta da una folte coperta bianca, 30 cm per l’esattezza. Dalla finestra di casa, lo spettacolo è surreale. C’e’ troppo silenzio… semplicemente non è NY. Come me, dalle finestre intorno al mio palazzo, vedo tante altre mani e volti attaccati alle finestre. Riesco quasi a leggere nei loro pensieri. Perché qual e’ la cosa peggiore della neve quando vivi da solo e non sei più un bambino? Spalare la neve! Ieri in TV c’erano anche i tutorial in cui si mostravano le tecniche migliori! Alla fine quello che ho imparato è che spalare un driveway americano equivale a due ore dure di piscina, il che se si guarda il bicchiere mezzo pieno ha anche i suoi vantaggi, considerati i prezzi degli abbonamenti alle piscine qui in città. Alla metà vuota del bicchiere ci penserò domattina, quando mi sveglierò col mal di schiena del secolo. Ma mi avevano avvisato, “life-thretening” era stata definita questa tempesta. Intanto è meglio godersi ancora per qualche altro minuto lo spettacolo bianco dalla finestra, con una buona tazza di caffè in mano, prima che il cuore della grande mela piano piano ricominci a battere di nuovo.