«La carta stampata per me ha poca vita. E allora saranno problemi veramente grossi per noi che lavoriamo la cartapesta». Lello Nardelli, storico maestro cartapestaio, spiega dal suo laboratorio come a Putignano, piccola cittadina della Murgia barese famosa per il sontuoso Carnevale, la vecchia carta stampata si trasforma in materia prima, sfuggendo al macero ma probabilmente non al tracollo del giornalismo tradizionale.
CARTA STRAPPATA Qui si parla di vera e propria industria o economia del Carnevale che trova nel riutilizzo di brandelli di carta di giornale, resi solidi da una mistura collosa di acqua e farina e poi animata da complicati congegni elettromeccanici, l’elemento fondante di una tradizione ultracentenaria. Tonnellate di quotidiani e periodici, accumulati e conservati da consolidate reti di famiglie ed esercizi commerciali, vengono affidate alle cure di sette maestri cartapestai, ieri di professione oggi semplicemente hobbisti, che le trasformeranno in giganti semoventi, pronti a fare il verso a mostri epici, starlette o politici di professione. Nei capannoni industriali che affacciano sul viale dell’Ex Autodromo, artigiani e semplici garzoni, meccanici ed elettricisti si cimentano nei ritagli delle proprie giornate lavorative. E’ quello il regno di Franco Giotta che, da oltre 50 anni con le mani nella cartapesta, spiega tutti i limiti di un’economia fondata su tutto ciò che non si acquista, ovvero carta, colla e passione: «Il costo generalmente si aggira su quanto riusciamo a prendere come contributo. Se calcolate che per realizzare un carro del genere ci vogliono tre o quattro mesi e dieci/quindici persone per quindici/diciotto ore di lavoro, prendendo circa trenta mila euro lordi non c’è retribuzione».
‘NDE JOSR, ovvero nei bassi del centro storico e tra i capannoni industriali poco lontani si formano le idee che diventeranno progetto, maschera di carattere oppure carro allegorico. Ma l’arte del fare informazione con l’informazione, come la definisce Domenico Impedovo, lanciando messaggi sostanzialmente satirici attraverso la vecchia carta dei quotidiani, a Putignano si serve di altri luoghi dedicati alla trasmissione di saperi tradizionali e alla cultura di un lavoro libero e pulito. Come l’ex vetreria “Bit Vetro” di via della Conciliazione, in passato di proprietà del pregiudicato barese Matteo Fornelli, uno dei capi di un’organizzazione dedita ad addomesticare tramite studiati software e microchip il redditizio settore di videopoker e slot machine. La struttura è stata confiscata nel 2009 e poi ristrutturata attraverso il bando regionale “libera il bene”, infine affidata alla Cooperativa sociale Herbora Bio. Qui Angelo Loperfido tramanda l’arte della cartapesta ai piccoli putignanesi, mentre c’è chi si dedica al restauro di mobili con doratura artigianale, alla produzione di cornici e oggetti in pietra. Proprio di fronte all’ex struttura artigiana strappata al “re dei videopoker”, un enorme Bingo che reca nel proprio marchio la maschera simbolo del Carnevale di Putignano, continua a fare affari. Ciò non è sfuggito ai maestri del «fare informazione con l’informazione, specie a Marino Guarnieri che ha fatto sfilare un emblematico “Impoveritore” di cartapesta: un male che sta mettendo in ginocchio intere famiglie, anche a causa della legalizzazione nazionale delle slot machine. C’è vittoria e successo solo per lui e a noi non resta che inserire un altro coin».