I corsi e ricorsi delle mille storie di questa epoca ci rimandano in riva al Mar Jonio. Era già successo nelle ultime settimane del 2003, quando nelle piazze della Basilicata centomila protestanti tentarono di fermare le politiche energetiche del governo centrale. I moti (vittoriosi) di Scanzano Jonico. Un’Ansa diffusa poco prima di mezzogiorno di giovedì 13 novembre 2003 informava gli organi di stampa sui contenuti del decreto legge del Governo Berlusconi che aveva individuato in Scanzano Jonico un territorio “morfologicamente idoneo e strategico” per la costruzione, entro e non oltre il 2008, di un cimitero di scorie nucleari o, più esattamente, di “un’opera di difesa militare, di proprietà dello Stato che dovrà ospitare circa 80mila metri cubi di rifiuti radioattivi di terza e seconda categoria”. La notizia venne poi ufficializzata all’indomani dell’attentato di Nassiriya: un momento estremamente delicato in cui l’attenzione dell’opinione pubblica e dei mass media era totalmente focalizzata sui temi della sicurezza nazionale, nel nome della quale, si sa, si può anche far passare il sacrificio di alcuni territori. Quella storia si sta ripetendo, ma non siamo ancora in grado di metterla da parte per spiegare come.
Riprendiamo, dunque. Il sito individuato da quel governo fu a Terzo Cavone (scelto tra circa 200 località italiane), a una profondità di 900 metri, in una grande lente di salgemma, sottile ai lati e spessa al centro, presente lì da sette milioni di anni. Il cantante lucano Pino Mango, morto tre mesi fa durante un concerto a Policoro, in quella fase è in un momento di grande fortuna artistica, a cavallo fra gli album “Disincanto” del 2002 (230mila copie vendute) e “Ti porto in Africa” del 2004, che gli porta il disco di platino con oltre 100mila copie vendute. Non si tratta di uno slogan sul debito dei paesi africani o di una secchiata d’acqua a favor di camera: lancia una argomentata petizione dal suo sito e si fionda in piazza e in tv per sostenere, da cittadino come gli altri, la protesta dei territori contro il governo. Anche grazie a queste cose di ora in ora la questione cresce di visibilità in tutto il Paese.
I MOTI DI SCANZANO In Basilicata è un vorticoso divenire di occupazioni spontanee lungo le strade statali che attraversano la Regione, le scuole sono in agitazione, dietro ogni telecamera si riuniscono capannelli con decine di cittadini comuni. I consigli comunali aperti sono partecipati da centinaia di cittadini. Al Campo base i giovani di Scanzano provano l’occupazione. A Terzo Cavone i contadini, i produttori, le famiglie scendono in strada. A Nova Siri invece il paese intero insieme ala popolazione di Rocca Imperiale blocca la strada che unisce Basilicata e Calabria. A Terzo compaiono minacce scritte sui muri per i ministri Matteoli e Marzano, ma tutto si svolge pacificamente. Alle 13.45 di lunedì 17 novembre inizia il blocco nello scalo ferroviario dei binari di Metaponto: sono 500 i manifestanti minacciati da una eventuale carica della polizia. Mentre cittadini e politici insieme sono sui binari per bloccare il traffico ferroviario, da Roma il ministero ordina alla polizia di intervenire. È la Prefettura di Matera a temporeggiare. La Provincia di Matera intanto delibera, con voto all’unanimità, l’acquisto di derrate alimentari, coperte e beni di prima necessità da destinare ai cittadini impegnati nei presidi spontanei. La Cit Holding, nello stesso giorno decide di aprire la mensa del villaggio vacanze di Torre del Faro ai comitati che fanno i turni di presidio. Quattro preti guidano la protesta. Sono don Filippo Lombardi di Montalbano Jonico, don Rocco Uva di San Giorgio Lucano e gli indiani don Saverio Susai don Mark Stanislaus 35, sono indiani. La regione è bloccata, le amministrazioni locali provano il braccio di ferro col governo a suon di ordinanze e la popolazione non lascia le piazze e le strade nonostante il freddo e la mancanza di scorte alimentari. Alla stazione di Metaponto vengono organizzate feste e dibattiti che tengono sveglie le persone in lotta sui binari tutta la notte, si arriva a domenica 23, quando scendono in piazza più di 100mila persone per una marcia democratica di pressione al Governo. Oramai c’era la sponda solidale tutto il Sud. Il 27 novembre 2003 si decide di modificare il decreto che allocava a Scanzano il deposito unico nazionale, i lucani festeggiarono ed i blocchi stradali vennero rimossi. Nella legge numero 368 del 24 dicembre 2003 scomparve il nome di Scanzano Jonico quale sito unico nazionale. Il popolo, compatto come non mai, ha vinto.
SBLOCCA ITALIA Ora possiamo tornare ai giorni nostri. Undici anni dopo la Basilicata è tornata di nuovo in piazza per difendersi dalle trivelle dello Sblocca Italia del governo Renzi, ma tutto si è svolto con poco clamore mediatico nazionale, nonostante le cronache regionali parlino di decine di migliaia in piazza da Melfi a Potenza nel corso di manifestazioni tenutesi in tutto il 2014. In questi mesi le iniziative nei territori si sono moltiplicate, scavando nelle coscienze come le trivelle che vogliono fermare. Il fronte No Triv contro le lobby del petrolio è sceso in Calabria, dalla costa ionica cosentina fino a Crotone e Catanzaro e pare non volersi fermare. L’ultimo incontro domenica scorsa a Trebisacce, un convegno informativo molto partecipato organizzato dalla sigla R.A.S.P.A. (rete delle associazioni Sibaritide-Pollino per l’autotutela) nel quale esperti e attivisti hanno instaurato un dibattito con i sindaci della zona per trovare una strategia comune di opposizione, formata da società civile e istituzioni, ai tentativi avanzati di portare le trivelle nello Ionio attraverso ricerche già autorizzate – fanno sapere i tecnici dell’associazione – estese su centinaia di chilometri quadrati che riguardano il mare antistante i comuni che vanno da Rocca Imperiale, fino a Cariati, comprese alcune concessioni che riguardano anche la terra ferma ed in particolare la Piana di Sibari. La disobbedienza civile contro i dettami della Repubblica in queste zone ha vissuto vittorie come quella di Scanzano, ma soprattutto tante sconfitte, dettate dalle divisioni, dallo scollamento dei movimenti di protesta con la neutralità delle popolazioni. Il tempo ci dirà se a rivivere queste battaglie sono tornati i tempi di Scanzano Jonico o quelli del ribelle Spartacus.