Uno scandalo enorme, destinato a montare. Da stamattina non si parla d’altro mentre ci si mette in fila per i lavori del prossimo Giubileo: il palazzo Italia Expo 2015, la linea ferroviaria A/V Milano-Verona (tratta Brescia – Verona); il Nodo TAV di Firenze per il sotto attraversamento della città; la tratta ferroviaria A/V Firenze Bologna; la tratta ferroviaria A/V Genova-Milano Terzo Valico di Giovi; l’autostrada Civitavecchia-Orte-Mestre; l’autostrada Reggiolo Rolo-Ferrara; un macrolotto dell’Autostrada Salerno – Reggio Calabria; il nuovo Terminal del porto di Olbia.
L’Italia unita da un’unica grande opera chiamata corruzione. Emerge questo semplice ragionamento dall’inchiesta “Sistema” della procura di Firenze e del Ros (che ha portato all’arresto di 4 persone e all’iscrizione di oltre 50 nel registro degli indagati). Da Milano a Crotone fino ad Olbia, i magistrati hanno portato alla luce un quadro di corruzione enorme attorno ai cantieri delle grandi opere necessarie a modernizzare il Paese. Il comandante del ros, Mario Parente, spiegando l’inchiesta alla stampa ha parlato di costi che “lievitavano anche del 40 per cento grazie a questo tipo di direzione dei lavori“.
L’accusa sostiene che le società consortili aggiudicatarie degli appalti delle Grandi Opere sarebbero state indotte da Ercole Incalza – un super manager capo della struttura di missione presso il ministero delle Infrastrutture – a conferire all’imprenditore Stefano Perotti, o a professionisti e società a lui riconducibili, incarichi di progettazione e direzione di lavori “garantendo di fatto il superamento degli ostacoli burocratico-amministrativi“; tutto ciò in cambio di affidamento di incarichi di consulenza o tecnici a soggetti indicati dallo stesso Incalza. Do ut des, vedremo se il quadro delle accuse reggerà davanti alle garanzie difensive degli indagati, intanto di certo c’è il clamore di un’inchiesta che ha fatto finire in carcere un alto funzionario dello Stato, così bravo da essere riconfermato da sette governi diversi: passato attraverso Antonio Di Pietro (governo Prodi), quindi è stato promosso capo struttura di missione da Altero Matteoli (di nuovo Berlusconi), confermato da Corrado Passera (governo Monti), Lupi (governo Letta) e poi ancora Lupi (governo Renzi).
Proprio Maurizio Lupi, ministro del Nuovo Centro Destra, si legge sulle agenzie di stampa, è citato negli atti dell’inchiesta per una serie di telefonate nelle quali difende a spada tratta la struttura di Incalza (“se viene abolita non c’è più il governo”). Secondo il gip “effettivamente, Stefano Perotti“, l’imprenditore arrestato, “ha procurato degli incarichi di lavoro a Luca Lupi“, figlio del ministro Maurizio Lupi, per il quale insieme ad altri arrestati si sarebbe adoperato per far avere regali costosissimi in occasione della laurea.
Di sicuro a Perotti, direttore dei lavori di un appalto Anas relativo a un macro lotto dell’autostrada A3 Salerno Reggio Calabria e ritenuto dagli inquirenti “figura centrale dell’indagine“, sono stati affidati da diverse società incarichi di direzione lavori per la realizzazione di numerose Grandi Opere, ferroviarie e autostradali. In particolare l’inchiesta ha documentato le relazioni instaurate da Perotti con funzionari delle stazioni appaltanti interessate alle opere in questione, “indotti – affermano gli investigatori – ad inserire specifiche clausole nei bandi finalizzate a determinarne l’aggiudicazione“.
Le opposizioni (Sel e M5s) hanno chiesto l’apertura di una commissione parlamentare d’inchiesta e le dimissioni del ministro.