Nelle rappresentazioni che abbiamo ereditato dai greci, la verità ora è donna giovane e stolta, ora è vecchia e saggia. L’unico modo per riconoscerla è diffidare dalle sue fattezze e abbandonarsi alle sue parole.

Con l’irruzione nella complesso “Diaz” delle scuole Pascoli e Pertini di Genova del 21 luglio 2001 la polizia italiana si macchiò del crimine internazionale di tortura. L’avrete sentito, lo ha stabilito la Corte dei diritti umani di Strasburgo (TESTO INTEGRALE), accogliendo il ricorso di Arnoldo Cestaro, all’età dei fatti pensionato 62enne massacrato dai tonfa degli agenti solo perché nella palestra della scuola per passare la notte con un tetto sulla testa. Ventiquattro ore dopo questa sentenze ne è arrivata un’altra, a Palermo 35 anni di attese si sono consumate in poche righe. L’aereo civile Dc-9 dell’Itavia fu distrutto sui cieli di Ustica da un missile di un altro aereo non meglio identificato. Stavolta è bastata la giustizia italiana, visto che a stabilirlo è stata la corte d’Appello del capoluogo siciliano che in questo caso, rigettando i ricorsi promossi dall’Avvocatura dello Stato contro quattro sentenze precedenti, ha confermato la condanna per due ministeri italiani rei di non aver assicurato adeguate condizioni di sicurezza al volo 870, sul quale morirono 81 persone innocenti.
Ustica e Diaz, Per lunghi anni attese umiliate da prove artefatte e bugie di stato, poi due verità ufficiali in poche ore. Il rischio è che ormai non sappiamo più che farcene, che ormai sia troppo tardi. Il pericolo è che le verità siano riemerse dal passato quando (se non perché) non sono più in grado di nuocere a chi le ha volute sotterrare. Verità dall’aspetto ingannevole, proprio come nella tradizione greca, se tutti abbiamo dimenticato cui profuit, chi ha tratto lunghi anni di benefici dal loro tradimento.

Non stiamo parlando degli uomini di stato che su quel sangue innocente hanno costruito carriere dorate, non qui. Quello che riteniamo più importante da iniettare nel dibattito è il flusso delle idee fatte arretrare da queste nere pagine di storia fatte di depistaggi e di menzogne. La macelleria sudamericana della Diaz e il missile di Ustica infatti sono colpevoli, oltre ogni ragionevole dubbio e in pessima compagnia, di generazioni di cittadini ingannate per decenni, che rischiano di non conoscere mai la vera natura della catena di eventi che le hanno prodotte.
A Genova quel sabato si era concluso il G8, la riunione delle potenze economiche della terra. Tre giorni di manifestazioni pacifiche e di scontri tra polizia e manifestanti in cui era stata devastato il centro della città ed era morto un ragazzo, Carlo Giuliani, con circa mille persone rimaste ferite. Provate a trovare video o foto degli oceanici cortei pacifici, degli slogan, dei cartelli. Sarà dura. Eppure migliaia e migliaia di persone da tutto il mondo, per lo più giovani, si erano incontrate a Genova per manifestare il proprio dissenso contro un sistema economico che stava portando l’Occidente nel vortice di una delle più profonde crisi socio-economiche della storia. In realtà arrivavano da molto lontano. Il movimento no-global infatti aveva preso precedentemente forma a Seattle il 30 novembre 1999, alla conferenza dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, da qui la sua definizione di Popolo di Seattle, città nella quale si verificarono i primi incidenti. Nel 2001 manifestazioni e scontri si susseguirono il 27 gennaio a Davos, in occasione del Forum Economico Mondiale, dal 15 al 17 marzo a Napoli e il 15 giugno a Göteborg, per il Summit europeo.
Si cercava di portare all’attenzione dell’opinione pubblica mondiale il problema del controllo dell’economia da parte di un gruppo ristretto di economie neoliberiste. Genova fu un punto di non ritorno per tutto ciò, è un dato di fatto incontestabile. Quella notte, senza il mandato di un magistrato, un blitz fuori da ogni logica della democrazia colpì la sede del Genoa social forum, dove si tenevano le attività degli avvocati, degli operatori sanitari e dei mezzi d’informazione indipendenti, quando la stragrande maggioranza dei manifestanti aveva lasciato la città. La violenza annientò l’intelletto, la punizione toccò alla mente delle proteste. Il movimento, vittima anche dei suoi errori, finì disgregato dopo “i fatti di Genova”, le ragioni del conflitto sociale cancellate o comunque sommerse dal dibattito sulla guerriglia, dalla caccia ai black block, dai processi agli agenti. Le decisioni prese dai big della terra non vennero minimamente scalfite dalle richieste dei manifestanti, e portarono tutti verso il crac del 2008.
E il boato di Ustica? Mancano troppi tasselli ufficiali all’appello ma, anche se vecchie Cassandre non possono più proferire oracoli in differita su quegli anni, il fatto che in questi mesi si sia ritornati a parlare di bombe sui cieli della Libia è segno che non passerà molto tempo prima che anche le verità che quell’areo ha coperto diventino inutili.