di Ettore De Franco
In Italia ricordiamo il 1992, soprattutto dopo la Serie Tv finita ieri, per Tangentopoli e per le elezioni politiche che confermarono l’irresistibile ascesa della Lega Nord e per la fugace affermazione de La Rete di Leoluca Orlando, per la presidenza di Oscar Luigi Scalfaro e per tante altre cose. Cosenza sentiva gli effetti dello scioglimento dell’URSS, avvolta nei miei ricordi pre adolescenziali in un calore bestiale, e assisteva inerme all’avvicendarsi di sindaci in riva al Crati. Il tremolante asfalto disegnava in lontananza, quasi fosse un’allucinazione desertica, la sagoma di Giacomo Mancini. Molto più a nord ma comunque più a sud della Svezia dove la Danimarca aveva vinto l’Europeo di calcio, nella cianotica Inghilterra distrutta da quasi tre lustri di liberismo thatcheriano, la working class era ormai un ricordo sbiadito e scomodo da tirare in ballo. Il movimento calcistico più vecchio del mondo faceva ancora i conti con la tragedia di Hillsborough, dove il 15 aprile di tre anni prima morirono 96 persone che avevano pagato il biglietto per assistere alla partita di FA Cup tra Liverpool e Nottingham Forest. Le forze di sicurezza si riunivano in quei giorni con gli strateghi di marketing per dare il vita al ‘modello di tifo inglese’, quello in cui chi può si svena per assistere ad un match e chi non può si da appuntamento in parcheggi isolati per massacrarsi con i tifosi avversarsi ma senza dare nell’occhio sennò poi cosa diranno di noi?
Fausto Silipo prese le redini del Cosenza Calcio nell’estate, ereditando lo squadrone costruito da Edy Reja, nella speranza di dare continuità all’exploit dell’anno precedente, in cui il Cosenza Calcio era arrivato ad un passo, ad un punto dalla Serie A. Terminare il campionato cadetto tra le prime otto squadre dava il diritto alle compagini a partecipare alla Coppa Anglo Italiana, un torneo in ci si sfidava con le migliori squadre inglesi di seconda serie. Il mio primo ricordo di questa competizione è legato al gagliardetto del Derby County, esposto in bella vista nella hall dell’Hotel San Francesco a Rende.
Tutte queste congiunzioni astrali si concretizzano nella partita tra Bristol City, team della città in cui vivo, e Cosenza, squadra della città in cui tornerò a farlo. La sfida tra i Reds di Bristol ed i Lupi della Sila ha avuto luogo nel sud ovest del Regno Unito l’undici di novembre del 1992; non un giorno qualsiasi, visto che l’Inghilterra celebra l’undici di Novembre il Remembrance Day, una data in cui il paese si ferma per un minuto, alle 11 anti meridiane, per rendere omaggio alle vittime delle due guerre mondiali. E’ strano ricercare informazioni su di una partita di secondo piano, forse di terzo, dimenticata dai più; è attività romantica e stimolante che in qualche modo ti avvicina a sua maestà Osvaldo Soriano, perché il calcio prima di youtube è legato agli umori di un redattore, alle fluttuanti memorie di tifose e tifosi che sfuggono agli ingannosi fumi di alcool e sigarette magiche con filtri di cartoncino Bristol, il successo dell’impresa dipende dalla disponibilità di una bibliotecaria che forse tifa per qualche altra squadra e reagisce bene allo notizia che, nella tenzone sulla quale vuoi informarti, i locali hanno perso.
Sull’Evening Post dell’11 novembre 1992, nella presentazione della partita, leggiamo che Mister Smith, allenatore del City, avvisa i suoi giocatori di non prendere l’impegno alla leggera, visto che il Cosenza schiera il dangerman Luigi Marulla (il redattore, Richard Latham, non sa, evidentemente, che Gigi è infortunato e non ha preso parte alla trasferta), e che è solo per l’avversa sfortuna che gli avversari del Bristol non giocano quella stagione contro Juventus e Milan, avendo mancato la promozione solo all’ultima giornata. Anche se il fulcro dell’articolo, titolato ‘Poor Cosenza get shirty!’, è lo smarrimento delle magliette di riserva con le quali i Bruzi avrebbero dovuto affrontare i propri avversari nello stadio di Ashton Gate.
‘Sucker Punch’, che potremmo tradurre come un mix tra colpo a tradimento e colpo a sorpresa è il titolo che invece Richie Latham sceglie per sintetizzare la vittoria per due a zero del Cosenza, grazie ai gol di Marco Negri e Fernando Signorelli. ‘Il Cosenza dà lezioni gratuite d’italiano ed il City non supera l’esame ad Ashton Gate’, ‘il City viene colpito dagli avversari che approfittano della voglia dei locali di buttarsi in avanti. Il Cosenza colpisce senza pietà un Bristol obbligato dai propri tifosi a spingersi in avanti’. Come si capisce dal titolo e dagli estratti dall’articolo sulla partita il solido stereotipo inglesi generosi e disattenti ed italiani guardinghi e spietati è rispettato; difatti l’analisi tattica della partita si riduce al fatto che i Lupi sit back e si affidano ai buoni interventi di Luca Graziani e confidano nel saper essere dangerous on the break, letali nel contrattacco.
Interessante vedere la battaglia interpretativa del match che si viene a creare tra il giornale inglese e la Gazzetta del Sud. Secondo l’Evening Post il man of the match è Ciccio Marino (un difensore, ovviamente) mentre per la Gazzetta Francesco Statuto (un creativo uomo di fascia) spacca la partita con due assist e si merita il voto più alto. Il quotidiano inglese parla di pubblico demotivato e disinteressato mentre quello calabrese risalta gli applausi tributati dai supporters locali ai ragazzi silani. La Gazzetta del Sud definisce la serata come ‘fredda’ mentre il Post parla di atmosfera ‘breezy’, frizzante, per gli inglesi il terreno di gioco è soft mentre per la Gazzetta è in discrete condizioni. Tuttavia la discrepanza più eclatante è quella che riguarda il numero di spettatori paganti, che secondo la Gazzetta del Sud sarebbero stati più di quindicimila e per l’Evening Post meno di quattromila. Per spiegarsi la differenza abissale tra i resoconti bisogna, ovviamente, ricorrere alle parole del guru Soriano che diceva che ‘il calcio ha le sue ragioni misteriose che la ragione non conosce’.
TABELLINO
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Oggi, 22 aprile 2015, il Cosenza calcio avrà l’opportunità di conquistare il secondo trofeo della sua centennale esistenza. Allo stadio San Vito arriverà, infatti, il Como, battuto sonoramente 4-1 nel match di andata della Coppa Italia Lega Pro. Un risultato storico (per quella che è la dimensione della realtà pallonara bruzia) che, escludendo svenimenti collettivi durante i 90 minuti di gioco e facendo tutti gli scongiuri del caso, andrebbe ad aggiungersi a un altro successo del club rossoblù, ottenuto sempre nel mese di aprile ma di ben 32 anni fa. Il riferimento va al Torneo Anglo-Italiano, divenuto nel tempo Coppa Anglo-italiana e poi Memorial Gigi Peronace (a cui si deve la paternità della manifestazione). Quel giorno, era il 25 aprile del 1983, il Cosenza, guidato in panchina da De Petrillo, affrontò nella finalissima del torneo il Padova di Bruno Giorgi, indimenticato tecnico che nella stagione 1988-89 guidò i Lupi dalla panchina sfiorando la promozione in serie A, sfumata solo per colpa della classifica avulsa. Il Padova in quell’occasione era uno squadrone, costruito per la promozione in serie B, obiettivo che a fine stagione raggiunse senza molte difficoltà. Il Cosenza (organizzatore dell’evento grazie alla caparbietà del presidente Morelli) invece, terminò il campionato di C1 (girone B) al sesto posto. Le due squadre venivano da due netti successi in semifinale contro team inglesi. La compagine patavina sconfisse 4-2 il Chelmsford City, mentre i silani travolsero il Wycomb Wanderers 4-0 grazie alle reti di Magni di testa su cross di Orlando e Truddaiu (con una splendida tripletta). Tante le occasioni sprecate da un giovanissimo Gigi Marulla. La finale del torneo (si trattò di un quadrangolare), si giocò alle 18 al San Vito. Il Cosenza mandò in campo il seguente undici: Oddi, Fucina, Aita, Orlando, Rizzo, Longobucco, Tripepi, Petrella, Magni, Conte e Truddaiu. Giorgi schierò i suoi con Renzi, Albi, Favaro, Meneghetti, Salvatori, Manzin, Da Croce, Conforto, Bozzi, Fasolo e Pezzato. La gara, giocata davanti a circa seimila spettatori, fu equilibrata ma il Cosenza sembrò da subito avere più voglia di vincerla e così al 37′ Longobucco (ex Juventus) sbloccò il punteggio con un tiro da fuori area portando avanti i rossoblù. Nella ripresa il Padova cercò il pari ma al 78′ ci pensò Petrella a chiudere il conto regalando il primo e unico trofeo internazionale ai Lupi. Il Cosenza, dal 1970 (anno di inizio della competizione dedicata solo a compagini italiane e inglesi con il patrocinio della Uefa, della Figc e della Fa), ha partecipato all’Anglo-italiano anche nella stagione 1992-93, uscendo già al primo turno, al termine del girone B (italiano) composto da Cremonese, Pisa e Reggiana, che si incrociava con quello inglese dove figuravano formazioni come Derby County, West Ham, Bristol City e Tranmere. Anche l’anno successivo, la squadra allenata da Fausto Silipo, uscì al termine della fase a gironi. I rossoblù persero in trasferta 2-1 contro lo Stoke City e 3-0 contro il Portsmouth, mentre al San Vito, dopo essere usciti sconfitti 2-1 nella sfida con il Southend Utd, riuscirono a vincere 2-1 contro il West Bromwich. Il torneo fu soppresso nel 1996, stagione in cui fu il Genoa a festeggiare in finale contro il Port Vale. (fvel)