Le epurazioni nei giornali si manifestano ovunque, quasi allo stesso modo. Il quasi è riferito a paesi come la Russia in grado di occupare il 150esimo posto nella speciale classifica (2014) di Reporters sans frontieres sulla libertà di stampa. Però i metodi sono più brutali, drastici e definitivi sotto il sole e la neve di Mosca.
Lo spiega bene Ivan Kolpakov, vicedirettore di Meduza, media indipendente con l’ambizione di raccontare le contraddizioni della grande madre Russia dalla vicina Riga, in Lettonia. Se non è un esilio, poco ci manca. Lo stesso 21enne descrive la genesi di questo network: il licenziamento del caporedattore di Lenta.ru, portale di informazione nel quale Kolpakov stesso lavorava, ha convinto l’intera redazione a dimettersi per protesta, scrivendo queste parole: «Il problema non è che abbiamo perso il posto di lavoro, il problema che voi, cari lettori, non avrete più niente da leggere». Da lì il progetto Meduza prende vita e forma. Kolpakov ha partecipato all’ultima edizione del Festival internazionale del giornalismo di Perugia, ospite di un panel sull’informazione sotto il regime di Putin (guardalo QUI).

E il passaggio dal centralismo sovietico a quello oligarchico non ha cambiato meccanismi e prassi consolidati da anni. Ne è prova il caso forse più conosciuto ed emblematico del rapporto tra media e potere nella Russia post comunista: l’assassinio di Anna Politkvoskaja. L’esecuzione della giornalista di Novaya Gazeta, cronista capace di svelare il lato nascosto e scomodo della guerra cecena, è stata solo la punta dell’iceberg di un sistema molto più articolato. Dalle leggi liberticide alla sostituzione dei cronisti scomodi, la stretta sulla stampa si manifesta in modi e tempi diversi. Per questo le parole di Kolpakov suonano come l’ennesimo grido di una società in cui il concetto di democrazia è ancora lontano dalla sua anche più provvisoria applicazione: «Forse per raccontare bene la Russia, bisogna farlo fuori dalla Russia».
A pochi giorni dall’imponente parata militare in cui Putin e il suo popolo hanno celebrato la vittoria sui nazisti, il bisogno di una stampa libera si scontra con la potente macchina della propaganda. E chi non si accoda corre il rischio di essere inserito nella black list dei nemici della Patria solo per avere il coraggio di opporsi con parole e azioni alla vulgata di Zar Vladimir I.