In queste settimane è ritornato ai distratti onori della cronaca il caso della discarica di Celico. Si tratta di un caso simile a molti altri analoghi casi nazionali di inquinamento dei territori e di svilimento delle popolazioni, ma con le sue peculiarità, dovute principalmente al fatto che ci troviamo in una zona ad altissimo valore naturale e paesaggistico e in un territorio che ha storicamente buone pratiche rispetto al ciclo dei rifiuti. Per capirci: come una enorme fornace in Groelandia che produce ghiaccioli. L’evidente stortura è dovuta al fatto che mentre in tutto il mondo quello della gestione dei rifiuti è una fonte di guadagno e di miglioria delle condizioni di vita per le popolazioni, in determinate zone d’Italia è una vacca da mungere solo per i privati (leggi spesso anche se non sempre mafiosi) a danno della salute pubblica.
PUZZA E MANIFESTAZIONI La cosa, ai piedi di Sua Maestà la Sila, comincia a non stare bene ad un numero crescente (anche se ancora non bastevole) di persone. Domenica notte in molti hanno lamentato una puzza nauseabonda, acre, che ha invaso la vallata e a contribuito ad aumentare le paure. Sotto la spinta di questo, del Comitato Presilano Ambientale e di qualche sindaco intermittente, migliaia di persone sono scese in piazza in questi mesi per diverse iniziative di protesta che vi abbiamo puntualmente raccontato (QUI QUI e QUI). L’ultima è avvenuta sabato 24 ottobre, una mattina colorata dai cori e dai colori dei bambini in una manifestazione lunga, partecipata e un po’ confusa, che per ammissione degli stessi organizzatori ha finito per “bucare” un’occasione utile ad informare le tante persone in piazza (nota dell’autore: in un paese normale chi fa il manifestante manifesta e chi fa il giornalista informa, ma qui gli ultimi sono in altre faccende affancendati).
L’INCONTRO ALLA REGIONE In particolare, molto interesse ha suscitato ciò che è avvenuto lunedì mattina, 19 ottobre 2015, quando il Comitato Ambientale Presilano e una delegazione di Sindaci e consiglieri regionali a Catanzaro, negli uffici della Regione Calabria, hanno consegnato la petizione sottoscritta da 8000 cittadini, 12 sindaci, 2 consiglieri regionali e 19 parlamentari. Un documento importante, con un peso specifico indiscutibile, che chiedeva in buona sostanza al Presidente della Regione Calabria: il ritiro dell’AIA rilasciata alla MiGa, l’esclusione dell’impianto e della discarica dal Piano Regionale Rifiuti; la previsione nel nuovo piano della gestione pubblica e partecipata dei rifiuti.
Questo il resoconto dell’incontro ad opera del Cap:
Le firme e il documento con le richieste formali, sono stati al capostruttura Iacucci, assistito dai dirigenti Pallaria, Augruso e Reillo. All’incontro, come firmatari e garanti erano presenti il consigliere regionale Giudiceandrea e i sindaci di Celico, Casole Bruzio, Lappano, Rovito, Spezzano Piccolo e Trenta. Il Comitato Ambientale Presilano ha ribadito, con il supporto dell’avvocato Marcello Nardi, che esistono motivazioni valide per ritirare l’autorizzazione integrata ambientale e che questa è l’unica strada per bloccare definitivamente gli sversamenti nell’impianto di Celico, di proprietà della Mi.Ga. srl. A margine del tavolo di discussione tra le parti, il Dirigente Generale del Dipartimento Ambiente, ing. Pallaria, con l’evidente assenso della rappresentanza politica della Regione Calabria, si è impegnato verbalmente (ma senza verbale, ndr) a: non utilizzare l’impianto e la discarica di Celico per il conferimento di rifiuti appartenenti al circuito pubblico; individuare risorse per bonificare l’area; a coinvolgere sindaci e comitati nella predisposizione del nuovo piano regionale per la gestione dei rifiuti e ad avviare un procedimento per valutare se esistono gli estremi per ritirare l’AIA in autotutela e, in definitiva, nel caso in cui non si ravvedesse tale possibilità, di convocare un nuovo incontro con sindaci e CAP.
CHE SUCCEDE ORA Succede che il Comitato, che pubblicamente si è riunito ieri sera a Rovito con moltissime presenze, passerà ad un ultimatum pubblico per la Regione, con il quale a nome della popolazione chiederà al presidente Oliverio non solo tempi certi e coinvolgimento nelle procedure di valutazione attraverso un rappresentante legale, ma anche e soprattutto che chi in qualsiasi modo sia stato coinvolto nella creazione di questo problema non faccia parte della sua soluzione. L’ultima frase, prevediamo, si ripeterà come un eco che si avvicina sempre di più: “Se non la chiudete voi la chiudiamo noi”.