È un Gramsci terrone quello che racconta il regista Emiliano Barbucci nel suo “Gramsci 44”. Il docufilm, lanciato in queste pagine quasi un anno fa, inizia a fare il giro delle sale e si concentra sul rapporto fra il grande pensatore comunista e i pescatori, l’intera comunità, di Ustica durante gli anni del confino sull’isola e della scuola per esiliati politici. Solo la terza edizione della rassegna “Milf” de Il Filo di Sofia poteva mettere insieme Gramsci con un dj set subalterno, cibo e beveraggio. All’opera di Barbucci, che vede Peppino Mazzotta vestire i panni del fondatore dell’Unità, è stato affiancato il lavoro del Laboratorio gramsciano dell’Università della Calabria. Guido Liguori e Fortunato Cacciatore hanno esposto, alla variegata platea che popola l’università anche di sera, il pensiero di Gramsci prima e dopo la proiezione. Studenti di oggi e di ieri restano affascinati dalle descrizioni post moderne del pensiero del politico. Luci basse e pensieri altissimi nella notte dell’Unical. Il debutto della pellicola di Barbucci è avvenuto lo scorso febbraio nella sua Reggio Calabria ma la tappa all’ateneo cosentino ha emozionato non poco il regista visto che è proprio fra i cubi di Arcavacata che ha studiato e cha ha maturato la prima idea del progetto.
Ci ritorna portando con sé un documentario per nulla banale che certo fatica un po’ a prendere piede nella Penisola, ma che non potrà passare inosservato grazie a quella “decisa delicatezza” che tratteggia un personaggio per niente facile come Antonio Gramsci. Peppino Mazzotta riesce a interpretare con una bravura che ormai non fa più notizia. Gli studenti (e non solo), ascoltano e guardano la vita siciliana di Gramsci. Non s’annoiano nemmeno quando Liguori e Cacciatore entrano maggiormente nel cuore del pensiero. Sorseggiare del vino e guardare Ustica degli anni Venti. Le “Ceneri” mescolate al cibo “etico”. L’Unical grazie a “Milf” per una sera diventa una sorta di scuola per confinati politici come quella di Gramsci sull’isola, e si può appuntare sul petto la spilla che premia la rassegna per l’originalità degli accostamenti senza banalizzare o svilire il pensiero filosofico-politico gramsciano. Nessun partito politico che vanta di aver inserito nel proprio “album di famiglia” Gramsci ha avuto la decisa, diretta e, allo stesso tempo, semplice autorevolezza di saper raccontare il dotto comunista a cui si indica come si fa per le stelle più luminose. Che restano sempre irraggiungibili.