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#IJF16 | Tre consigli (e una critica) al Festival del giornalismo

alfredo sprovieri
alfredo sprovieri
Aprile12/ 2016

Piazza IV Novembre, Perugia. Mentre siamo in fila per seguire un panel alla decima edizione del Festival internazionale del giornalismo il diabolico algoritmo di Facebook ci ricorda che proprio qui tre anni fa lanciavamo la nuova edizione digitale di questo sito. Significa che per l’ennesimo anno – e abbiamo sinceramente perso il conto – una nutrita masnada di autori di questo esperimento digitale ha partecipato con passione e sacrificio a quello che per noi resta soprattutto un immancabile appuntamento di confronto e di formazione permanente al new journalism.

La coincidenza ci ha convinto di avere null’altro dei titoli affettivi per rispondere all’appello della mamma del Festival Arianna Ciccone che, salutando la prossima edizione (dal 5 al 9 aprile 2017), ha postato così:

Proseguiamo il nostro percorso cercando di fare sempre un po’ meglio dell’anno precedente. A questo proposito, rivolgo il mio ultimo ringraziamento a chi ci dà consigli, suggerimenti, idee per migliorare ancora. Vuol dire che volete bene al Festival, questo è bellissimo e mi emoziona profondamente”.

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In fila per entrare alla Sala dei Notari

Diamo prima un po’ di numeri ufficiali: 55-65mila il numero di presenze stimate. 259 gli eventi, tutti a ingresso libero, dei quali 85 in traduzione simultanea – tra incontri-dibattito, talk, interviste, serate teatrali, premiazioni, presentazioni di libri, case history, startup, nuove realtà e tendenze editoriali – in 17 luoghi del centro storico di Perugia. 549 i relatori provenienti da 34 paesi diversi, più di 2000 i giornalisti accreditati, oltre 170mila le visite al sito internet (il sito in inglese ha registrato un incremento del 20%). 35mila gli accessi per i video del canale youtube; 7mila ore di visualizzazione dal vivo e on demand. 12mila le visualizzazioni in diretta streaming e 23mila visualizzazioni globali on demand. L’hashtag #ijf16 ha prodotto circa 50mila tweet dal 6 al 10 aprile, provenienti da circa 10mila utenti diversi (e da 4 continenti). Picco di tweet raggiunto: 1.724 tweet in un ora alle ore 12.00 di sabato 9 aprile. L’hashtag #ijf16 è entrato tra i trending topics per tutti 5 i giorni in Italia, Svizzera, Germania e Stati Uniti.

Si può provare a migliorare una roba del genere? Perché no, noi abbiamo tre semplici idee da proporre pensando alla marea di free lance e aspiranti giornalisti che frequentano il festival alla ricerca di una possibilità per proporre i propri lavori.

Consiglio 1: microeventi di networking dal basso

Sarebbe bello poter partecipare l’anno prossimo ad un network meeting in cui si può liberamente presentare la propria idea ai grandi del giornalismo internazionale, magari alla ricerca di una rete di contatti o di un finanziamento per la propria inchiesta. Nulla di complicato: un’ora di tempo per presentare – alla platea con una presentazione di cinque minuti (nello stile dei live pitch dedicati alle start up) o all’ospite in modalità one to one – la propria idea o il proprio lavoro. Pensando ad un appuntamento tematico giornaliero a cui potersi iscrivere preventivamente, si potrebbe arrivare a dare questa possibilità in modo trasparente e libero a 20 progetti dal basso al giorno. Le grandi aziende lo fanno da anni (famosi i networking coffee con Tim Cook della Apple), nel giornalismo sarebbe qualcosa di inedito o quasi.

Consiglio 2: dibattito all’americana fra idee

Molto interessante sarebbe vedere, magari con il coinvolgimento degli studenti delle scuole di giornalismo da tutto il mondo, l’effetto sugli spesso soporiferi talk all’italiana delle regole del dibattito all’americana. Non sempre persone sedute sulle poltroncine a discutere di loro stessi, cioè, ma un vero e proprio scontro di idee con un voncitore simbolico, come avviene nei famosi campionati di dibattito delle università anglosassoni, una pratica consolidata al punto che le finali nazionali sono seguite da milioni di spettatori, fanno parte della letteratura del “Debate” e hanno fatto del dibattito una vera arte a livello internazionale.

Consiglio 3: question time per il lettorato

Le persone amano poter fare qualche domanda alle persone che vedono ogni giorno alla tv. e a noi piacerebbe anche poter vedere qualche appuntamento che dedica più tempo al lettorato e meno agli addetti ai lavori. Un question time di un’ora dedicato alle domande a raffica della sala per gli ospiti, momento che viene quasi sempre riservato agli ultimi 10 minuti dell’incontro e troppo spesso viene by-passato per motivi di contingenza. Microfono aperto a una serie di domande secche (attenzione al pippone: vietati i mini comizi del pubblico) che arrivano dalla platea e dalla Rete.

Critica: più “power of now” per tutti

Mentre la novità del on demand è stata accolta con grande soddisfazione, in molti fanno ancora difficoltà a trovare la diretta streaming (di qualità eccelsa, per cronaca) che attualmente è organizzata per sale (Sala dei Notari, del Dottorato, etc.) sul canale youtube del festival. Potenziare il redirect attraverso le dirette social o con delle stanze live più efficaci magari ospitate in evidenza sul sito del festival può rendere tutto più friendly per chi non può esserci ma vuole esserci lo stesso.

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Nb. Nelle prossime ore condivideremo i servizi e le interviste che abbiamo realizzato al Festival, per ora è importante sottolineare che nessun capotreno è stato maltrattato per la produzione e la stesura di questi quattro consigli.
alfredo sprovieri
alfredo sprovieri

Nel 2002 ha fondato "Mmasciata". Poi un po' di tv e molta carta stampata. Più montano che mondano, per Mimesis edizioni ha scritto il libro inchiesta: "Joca, il Che dimenticato".

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