Faremmo bene a stamparci in mente i numeri che seguono. Cinquecentocinquanta mila bambini vivono in comuni sciolti per mafia, 90mila subiscono maltrattamenti e un bambino su tre subisce la violenza di vedere la mamma picchiata davanti ai suoi occhi. Non solo. Un minore su dieci è condannato a vivere in condizioni di povertà assoluta, in contesti di illegalità e corruzione. Dietro queste cifre vi è la drammatica condizione dei bambini che vivono, anzi, sopravvivono in Italia in contesti di evidente marginalità sociale, specie nelle regioni del Sud. Il quadro emerge dal sesto Atlante dell’infanzia “Bambini Senza”, presentato dalla Organizzazione non governativa “Save the children” all’interno di “Trame 6” il festival dedicato ai libri sulle mafie in corso a Lamezia Terme (Cz).
“L’idea dell’Atlante è nata nel 2010 quando, ancora all’inizio della crisi economica abbiamo deciso di analizzare i contesti di maggiore povertà per capire come e dove intervenire – ha spiegato Giulio Cederna, giornalista e autore del testo –. Monitorando i dati pubblicati dall’Istat e dai ministeri nel corso degli anni, tra il 2005 e il 2009 abbiamo registrato un’impennata dell’indice di povertà assoluta: oggi un milione di bambini vive senza servizi di prima necessità, le stesse mense scolastiche in molti casi non sono più gratuite e accessibili a tutti”.
L’allarme che lancia Save the children è soprattutto quello sulla crescente povertà educativa oltre che economica. “Vi sono quartieri in alcune città del sud come Napoli o Locri dove i bambini sono tagliati fuori da tutto, senza opportunità o stimoli – ha sottolineato Diletta Pistono, economista, tra i rappresentanti della Ong –. Un tempo quando si parlava di povertà e degrado ci si riferiva al cosiddetto Terzo Mondo, ma oggi alcuni territori del nostro Paese vivono in condizioni simili”. Ciò non solo a causa della mancanza di risorse. Come ricorda Pistono, infatti la programmazione europea 2007-2013 aveva destinato circa 500 milioni del PON sicurezza per progetti volti alla diffusione della legalità, di cui 107 milioni destinati ad attività di aggregazione e socialità. “Di quella cifra – ha aggiunto – circa 6 milioni erano stati assegnati ad associazioni della Locride che hanno inaugurato un centro per la legalità ma, da quello che sappiamo, ad oggi non è in funzione”.
Ogni edizione dell’Atlante presenta diagrammi, schemi e mappe, e in quest’ultima si possono trovare anche le foto scattate dal fotoreporter Riccardo Venturi che descrivono, territorio per territorio, la complessa e critica condizione dei minori. Ci sono bambini che sono nati e cresciuti in contesti in cui le mafie regnano incontrastate che non sanno né immaginano che esiste un’alternativa. C’è di più. Tra le vittime della criminalità organizzata, come riportato anche nel dossier, si contano 85 bambini uccisi dai clan, che vanno ad aggiungersi all’elenco in continuo aggiornamento curato dall’associazione antimafia Libera.
La Ong, in prima linea nella difesa dei diritti dei minori, è impegnata tutto l’anno in percorsi di educazione e formazione con i ragazzi nelle scuole in tutta Italia e, grazie a queste iniziative, entra costantemente a contatto con le difficoltà e i bisogni dei giovani.
“Tempo fa abbiamo coinvolto proprio alcuni ragazzi di Locri in un progetto multimediale”, ha detto Cristina Gasperin, tra gli educatori di Save the children intervenuti a Lamezia, “dovevano raccontare la loro terra attraverso un video per come la percepivano loro stessi. Quando gli chiesi quale era secondo loro una grave mancanza nella loro città mi hanno risposto senza pensarci troppo, l’assenza dei trasporti, perché si sentivano abbandonati e lontani dal resto del mondo”.
Ma ci sono anche realtà attive sui territori, che mettono in atto buone pratiche. Tra queste come ha ricordato Cederna, “vi è Carmela Manco una suora laica che, a San Giovanni a Teduccio, problematico quartiere di Napoli, ha creato su basi volontarie, senza alcun finanziamento, un centro dove dà spazio ai giovani, coinvolgendoli anche in attività teatrali”.
MAPPA INTERATTIVA: