di Elisa Stefania Tropea
Sono da poco più di un mese a Rio de Janeiro e la prima cosa che ho imparato è: primeiramente fora Temer (prima di tutto fuori Temer). Questo soggetto, alquanto losco, è subentrato a Dilma dopo l’avvio del suo processo di impeachment, formando un governo provvisorio di soli uomini bianchi, razzisti, omofobi e fascisti, che persino ha soppresso il ministero della cultura. Il popolo in strada parla di “golpe”, non vuole un governo non eletto e urla democrazia, cercando di attirare l’attenzione della comunità internazionale su quanto sta accadendo in Brasile. La giornata di apertura è stata altamente rappresentativa di un paese profondamente diviso: venite, gringos, ma sappiate che qui c’è un governo fascista e illegittimo che il popolo non riconosce.
“Facistas, golpistas não passarão” si grida per le strade di Copacabana, secondo le stime ufficiali invasa da più di trentamila persone. Una manifestazione colorata, piena di musica e tamburi, circondata da tanti poliziotti di corpi diversi e, soprattutto, pacifica. Del resto, non poteva essere altrimenti: troppi “gringos” sull’Avenida Atlantica per sparare idranti e dare sfogo alla loro consueta violenza, Copacabana è un vetrina troppo chic per un certo tipo di disordini.
La cosa che più mi ha colpito nella manifestazione è la rilevante presenza, partecipazione e protagonismo delle donne. Sono loro al microfono, alla sicurezza, nude a sfilare perché “o corpo é meu”, il corpo è mio, in un paese dove l’aborto è illegale, il maschilismo è profondamente radicato, non c’è educazione sessuale né sentimentale e la violenza è cosa quotidiana.
La torcia olimpica, che doveva passare per Copacabana, è stata sviata, obiettivo raggiunto, ma non quello della visibilità nazionale e internazionale: non ci sono notizie, nessun giornale, nessuna tv.
Nel primo pomeriggio il movimento si è spostato nella zona Nord, nel barrio della Tijuca, vicino allo stadio Maracana, dov’era il nucleo più arrabbiato, più povero, più aggressivo. Lì sono state lanciate bombe di gas, sparate pallottole di gomma e ci sono stati vari arresti. Ma su questo il silenzio più totale, solo dai media indipendenti si riesce a trovare qualche informazione.
Nel frattempo lo stadio Maracana, completamente militarizzato, si riempiva per il meraviglioso spettacolo visto in tutto il mondo: uno spettacolo voluto e preparato sotto il governo di Dilma e Lula, ma a presidenziare è stato Temer, che dopo neppure dieci secondi è stato sommerso dai fischi: nelle scorse settimane ha ricevuto la visita istituzionale del Parlamento italiano con la quale delegazione (presieduta dal vicepresidente del Senato Marina Sereni, Pd) ha aperto una mostra sul contributo brasiliano alla liberazione del nostro paese dal nazifascismo, ma stasera pare essere l’uomo più impopolare del mondo.
Qui la lotta continua, migliaia di gruppi diversi, collettivi, sindacati, partiti, artisti, sparpagliati in tutti i quartieri della città sono uniti, animati da un unico obiettivo: restituire al Brasile la sua democrazia.