Che fine fanno persone come quelle sgomberati dal campo di Idomeni? Un camper sta ripercorrendo la rotta meridionale dei migranti in Italia per scoprirlo. Un viaggio di due mesi, dalla Sicilia a Roma, dentro e oltre la rotta del Mediterraneo centrale: 32 tappe, 3.400 chilometri. Sono i numeri della campagna #overthefortress, un’azione di inchiesta e comunicazione indipendente salpata dal Porto di Igoumenitsa e sbarcata al sud Italia al fianco dei migranti e delle realtà locali per mettere in discussione luoghi comuni e narrazione dominante, per fare spazio alle politiche di buona accoglienza, solidarietà e impegno civile.
Nel marzo scorso la marcia della campagna #overthefortress, partita da Ancona e Bari per raggiungere il campo informale di Idomeni, sul confine greco macedone, si era ricompattata proprio in questa cittadina portuale. Da marzo la situazione per i rifugiati bloccati in Grecia, a seguito dell’accordo con la Turchia e la chiusura quasi ermetica della Balkan Route, è drasticamente peggiorata. Costretti a permanere in campi governativi in condizioni indegne, le loro speranze di raggiungere un altro paese europeo dove avere protezione, o di ricongiungersi con i propri familiari, sono appese al filo di un farraginoso e lento meccanismo burocratico. Per i siriani il relocation program è una ruota della fortuna che per molti di loro non girerà nel verso giusto, mentre per le persone provenienti da altre zone di guerra o miseria quel filo esile di speranza si è del tutto spezzato e le scelte, oramai, sono poche: richiedere asilo in Grecia, e in caso di diniego rischiare di essere deportati nel paese di origine, o pagare un trafficante, rischiando di essere respinti dai “cacciatori di migranti” alle frontiere militarizzate oppure di venire bloccati in uno dei paesi lungo la rotta dei balcani.
“Di fronte a un sistema emergenziale, alla violazione dei diritti, alla disumanitá che si propaga come una metastasi letale, sentiamo la necessità di metterci nuovamente in viaggio per raccontare, denunciare e agire assieme a coloro che non si sono assuefatti a questo presente”.
#overthefortress
La traversata del Mediterraneo non ha mai cessato di essere il tragitto più pericoloso del mondo e nell’ultimo anno sono più di 4.000 le vittime delle attuali politiche europee che non permettono di raggiungere in modo sicuro il vecchio continente. Pur se con numeri inferiori alla Grecia, gli arrivi in Italia (circa 145.000 persone) dimostrano come la rotta Mediterranea, in questo momento, sia l’unico varco aperto e, al tempo stesso, che il flusso migratorio dal nord Africa, per una serie di cause economiche, ambientali e sociali, sia da considerarsi strutturale e non possa più essere definito “eccezionale”. L’Italia è storicamente il paese di approdo della Rotta, ma da territorio per molte persone solo di transito (nel 2014 a fronte di 170.100 arrivi solo 63.456 richiesero l’asilo, nel 2015 su 153.842 persone sbarcate la cifra fu di 83.970 – Fonte:Eurostat), da quest’anno è un paese a stanzialità forzata perché di fatto viene proibita la possibilità di oltrepassare le frontiere a nord (leggi il nostro reportage “Aspettando Como“). Questo “nuovo” approccio delle politiche europee che attraverso i centri hotspot localizzati nel sud Italia impone ai migranti l’identificazione anche con l’uso della forza, da una parte è stato ulteriormente peggiorato dal cosiddetto Piano Alfano che ha sancito una prassi di deportazioni delle persone ferme a Ventimiglia e Como soprattutto verso l’hotspot di Taranto. Dall’altra, il blocco forzato nel paese e la sola possibilità di fare richiesta d’asilo per i migranti, ha messo in luce in modo evidente tutti i limiti del già precario sistema d’accoglienza italiano, per lo più legato a logiche di business e massimizzazione del profitto, palesando l’assenza di servizi adeguati e opportunità di inserimento sociale e lavorativo per i migranti. Questa colpevole improvvisazione, visibile soprattutto nella filiera dell’accoglienza straordinaria dal nord al sud Italia, è oltremodo evidente in quelle aree del paese dove i richiedenti asilo e, in generale i migranti, sono braccia senza diritti inseriti nel sistema di sfruttamento lavorativo del settore agricolo, spesso favorito dalla grande distribuzione.
A fine ottobre il camper della campagna solidale #overthefortress è sbarcato a Brindisi e per due mesi attraverserà le regioni del sud Italia. Partendo il 29 ottobre da Pozzallo in Sicilia, tappa dopo tappa, incontrerà e darà voce alle realtà sociali che lavorano con i migranti e che lottano con loro per ottenere diritti, monitorando nel contempo quanto accade nei territori.
PS. questo è un viaggio indipendente e autofinanziato, è attivo un crowfunding su Produzioni dal basso per sostenerlo. Con 5 euro si possono far percorrere 10 chilometri al camper. (In copertina, foto di Alfredo Bini)