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IL REPORTAGE | Nel Natale rapito dal terremoto

Matteo Dalena
Matteo Dalena
Dicembre24/ 2016

Ponte San Giovanni (Perugia) – «E’ come se ci avessero rapito, la normalità non può più esistere». Diego, poliziotto sfollato, al Natale non ci pensa nemmeno: «A Norcia è ancora tutto fermo, cominciano ad arrivare i primi moduli abitativi collettivi, ma nel frattempo la gente si organizza con roulotte e container perché non può aspettare lo Stato».  Da Cascia invece arriva Miran, il nonno è il suo eroe più grande da quando, facendogli scudo col corpo, l’ha protetto dalla caduta di un armadio. Insieme ad Alessia e Francesca, allestiscono l’albero di Natale nell’alberghetto ai piedi di Perugia che li ospita. Walter Cardinali è il gestore di questa struttura, si dimostra fiero di dare una mano: «Si tratta di ricreare condizioni di dignità e familiarità per una quarantina di persone che, pur avendo perso tutto, trovano la forza di dirti che è stato proprio il terremoto a farci conoscere».

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La statua del Santo sembra indicare l’orario in cui la cattedrale di Norcia è crollata.

Dislocati in 4 strutture alberghiere dei dintorni perugini, sono circa 160 gli sfollati che trascorreranno il Natale in una delle hall di questi posti; gli spostamenti e i tentativi di riavvicinamento a casa sono all’ordine del giorno e non è facile stargli appresso: cerca il contatto con ciascuno di loro Giulia Gamboni, medico dell’Usl inviato ad orario e su chiamata nei vari hotel per garantire la continuità assistenziale: «Facciamo le veci di quelli che erano i loro medici di famiglia. Riscontriamo soprattutto problematiche di natura fisica acutizzate dallo stress, disturbi del sonno, fatica ad avere uno stile di vita normale». Assicurare soprattutto agli anziani una continuità nelle cure e nelle terapie in atto e bruscamente interrotte a causa del sisma, non è facile: «In molti casi la documentazione è rimasta nelle case e andata perduta, dunque non è difficile ricostruire le singole storie», spiega la dottoressa. Il pensiero di ciò che si è lasciato è costante. L’attesa di notizie dal Centro operativo avanzato della Protezione Civile sulle verifiche di agibilità dei singoli edifici sospende decine di nuclei famigliari in una sorta di limbo. In attesa del 7 gennaio, data indicata come probabile dalla ProCiv umbra per il rientro di alcuni nuclei familiari nelle abitazioni classificate in fascia A, con il Natale alle porte tutto si acuisce.

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Una delle abitazioni del centro di Norcia dove la quotidianità è stata spezzata per sempre.

Pietro stringe forte la mano di Antonietta, una vita assieme. La loro abitazione nel centro di Norcia è stata classificata di “fascia C”, dunque solo parzialmente agibile. La nuova “casa” è una matrimoniale di 16 metri quadri, tirata a lucido dalla coriacea donna ogni mattina nonostante le precarie condizioni di salute: «Tanto per non perdere le buone abitudini». Consumata tutti assieme, la colazione è occasione per aggiornarsi sullo stato dei paesi: «Se a Norcia ci salutavamo appena e correvamo via, adesso abbiamo fatto gruppo», racconta Roberto, costretto ad abbandonare quasi di forza l’antico casale di famiglia.

C’è chi passeggia, chi gioca a carte, chi va al supermercato, chi aiuta a sfoltire le siepi in giardino. Tanto per sentirsi utili e parte di un tutto. Il registro degli ospiti raccoglie tracce di speranza e, insieme, gratitudine:

«Torniamo a casa lunedì, siamo rimasti per due settimane causa terremoto, ci siamo trovati benissimo e tutto questo ci mancherà. Grazie».

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Matteo Dalena
Matteo Dalena

Storico con la passione per la poesia, imbrattacarte per spirito civile. Di resistenza.