pl@tone d’esecuzione – Sulla messa al bando di alcune #idee
Lo squillo – Il tizio che inventò il telefonino cosa ne poteva sapere? Quella novità tecnologica – comunemente riconosciuta come “strumento del Demonio” – conteneva in nuce una potentissima sintesi passata e futura da far invidia allo stesso spirito della storia di Hegel. Erede dei segnali di fumo più che dei piccioni viaggiatori (appartenenti alla famiglia degli sms), lo squillo segna la dualità di qualsiasi forma di comunicazione tanto da guadagnarsi anche una pagina Wikipedia. “Mi ha fatto uno squillo, significa che mi pensa?”, “forse vuole che lo richiamo“, “stavamo mexxaggiando ma quando le ho scritto ‘ti amo’ ha risposto con un misero squillo. Forse aveva solo finito il credito“. Indice, icona e simbolo di quello che vi pare, lo squillo era lo spartiacque della possibilità di dirsi tutto e niente. Un segno il cui significato era destinato a chi già sapeva o doveva sapere un qualcosa. Camaleontico, amava mascherarsi di un anonimato unico e molteplice, forma di corteggiamento del periodo pre-stalkeriano degli anni zero. Facebook ci aveva provato coi “poke”: un fallimento. Incapaci di dire “tuuu” e, soprattutto, di creare quella magica e palpitante attesa che segna il lasso di tempo che va tra l’avvio di una chiamata, il portare il telefonino all’orecchio e la prontezza del fare uno squillo. Uno non uno e mezzo. Una sola unità di squillo. Ma questa era solo un’autopresentazione.