Salve, una domanda semplice: finiti i comizi, sul web avviene una vera e propria violenza, il silenzio elettorale non dovrebbe valere anche sui social media, perché nessuno lo fa rispettare?
Grazie per l’eventuale risposta e complimenti per quello che fate.
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Grazie per la cortesia e per la bella domanda, alla quale non penso esistano risposte giuste. Probabilmente quella che più le si avvicina è no, il silenzio elettorale non coinvolge anche i media sociali. C’è da dire che anche qualora fosse valido il suo contrario, garantire il silenzio elettorale su Internet in un paese democratico è praticamente impossibile. La legge (4 aprile del 1956) non dice nulla in materia e, anche se ormai da anni i media sociali sono diventati il terreno di scontro finale alla ricerca del voto indeciso, nessuno è intervenuto a regolamentare la vacatio. Diamo un’occhiata al testo di legge: scritto nel 1956 (con integrazioni del 1975), stabilisce che nel giorno precedente ed in quelli stabiliti per le elezioni sono vietati i comizi, le riunioni di propaganda elettorale diretta o indiretta, in luoghi pubblici o aperti al pubblico, la nuova affissione di stampati, giornali murali o altri e manifesti di propaganda. Nel 1985 il legislatore diede regole anche in merito alla comunicazione radiotelevisiva, mantenendo in sostanza la ratio della legge principale. Quindi, nel giorno precedente ed in quello stabilito per le elezioni è fatto divieto anche alle emittenti radiotelevisive private di diffondere propaganda elettorale.
Nessuno, e va da sé che dovrebbe essere stata materia degli ultimi cinque anni, è intervenuto per regolamentare il Web. Se vogliamo soffermarci un attimo sul fatto ci rendiamo conto di quanto già questo la dica lunga sullo stato del Paese, ma del resto quando manca la legge bisogna fare appello al buon senso. Ribadiamo, dal punto di vista legale, sui social media la campagna elettorale può proseguire anche il giorno prima del voto, e questo potrebbe valere anche per le pubblicità e i post sponsorizzati su Facebook e Twitter. Gli specialisti però consigliano di non abbandonarsi alla propaganda spinta, anche se è lecita, ma di usare il mezzo con arguzia senza toccare il diritto al silenzio elettorale di ognuno, raccontando magari con foto “pop” qualcosa di voi, tipo come trascorrete il sabato prima del voto. In questo senso il punto di riferimento è sempre lo staff di Barack Obama. La domenica mattina inoltre ci si può tramutare in comunicatore civico, ricordando agli elettori dove e come si vota.
Detto tutto questo, resta da chiedersi a cosa serva davvero questa (non rispettata) legge sul silenzio elettorale, ma questa è un’altra storia, tutta italiana.
sas