In Calabria si sente dire spesso, molte volte a ragione, che gli eventi culturali scarseggiano. Appare allora assai strano vedere un cine-teatro non proprio pienissimo per l’arrivo del regista Marco Risi, ospite d’onore della nona edizione del festival internazionale “Mendicino corto”. Passato un po’ il rammarico per aver sprecato un’occasione, Risi si sofferma a parlare del film presentato a Cosenza “Tre tocchi”. Un film, come spiega lo stesso regista, che s’è visto poco nelle sale cinematografiche perché girato quasi in autoproduzione dove anche lui ha voluto metterci dei soldi. Un film al quale crede molto l’uomo che ha diretto “Mery per sempre” e “Fortapàsc” (giusto per citarne due fra i tanti), un film che racconta di calcio e della Nazionale attori nello specifico nella quale militava anche Pier Paolo Pasolini. Un bel modo di rompere quella concezione intellettualistica da puzza sotto il naso che vede il mondo del calcio distante da quello delle arti. Il calcio è poesia, fa capire Risi con i suoi “Tre tocchi” e come tale va raccontato. Ma in Italia, spiega, fare un film diventa sempre più difficile perché le major cinematografiche vogliono rischiare sempre meno e produrre qualcosa che piaccia al pubblico a colpo sicuro. Ringraziando il cielo però ci sono ancora, pochi, personaggi come Marco Risi. Fra i tanti sud raccontati dal figlio di Dino manca la Calabria e probabilmente è ancora lontano il tempo in cui lo farà. Risi tranquillizza però spiegando che di questa regione si sta occupando Marco Tullio Giordana con un film che vedrà la luce delle sale entro l’anno. Non si sa ancora invece quando prenderanno vita i nuovi progetti di Risi che confessa di averne più d’uno ma che ancora non ha trovato il “fortunato vincitore”. Fortunato è stato chi ha potuto assistere alla proiezione del raro “Tre tocchi” e gustarsi quattro chiacchiere con il regista. Peccato per quella Calabria culturale sempre in preda al lamento.
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