• venerdì 14 Febbraio 2025

CAMERINI | Che bel Brutto quella sera al More

Francesco Cangemi
Francesco Cangemi
Gennaio25/ 2015

di Francesco Cangemi

Un bel Brutto non c’è nulla da dire. Lo spettacolo di Teatro Filodrammatici di “aggettivi negativi” ne ha uno solo ed è nel nome della rappresentazione proposta all’interno della rassegna More di Scena Verticale. La regia di Bruno Fornassari prende spunto dal testo del drammaturgo tedesco Marius von Mayenburg e ha visto sul palco i Filodrammatici Tommaso Amadio, Mirko Ciotta, Michele Radice e Valeria Perdonò. Un testo assurdo, futuribile che la regia di Fornasari ha impreziosito mettendo “a vista” anche la regia manovrata a turno dai protagonisti. Ogni personaggio è un doppio tranne Lette (Tommaso Amadio che è anche il co-direttore artistico del milanese Teatro Filodrammatici), colui che ha realizzato l’innovativo connettore che permetterà alla sua azienda, diretta da Scheffler (Michele Radice), di fare soldi a palate.

FOTO Angelo Maggio
I protagonisti di BRUTTO sul palco del teatro Morelli (FOTO Angelo Maggio)

Lette ha un problema di cui lui non s’era mai reso conto e che gli altri gli hanno nascosto finché hanno potuto. Il protagonista è brutto ma di un brutto che non si può far nulla tanto che la moglie (Valeria Perdonò), ha imparato a concentrasi sulla visione di un occhio solo piuttosto che su tutto il viso del marito. Il resto è un insieme di pregevoli qualità ma quel brutto proprio non va più. E’ talmente brutto che la sua azienda farà illustrare il grandioso progetto a Karlamm (Mirko Ciotta), assistente di Lette dotato di un aspetto decisamente più gradevole. Decide il protagonista di farsi operare e la sua faccia diventa una vera e propria opera d’arte. Perde la faccia e smarrisce anche la sua spontaneità e genuinità diventando uomo immagine dell’azienda che non solo gli farà presentare il suo progetto e tutti quelli più innovativi ma lo vorrà anche novello gigolò con una ricca e piacente settantatreenne e al figlio di questa diventato omosessuale perché vissuto all’ombra di una madre molto forte caratterialmente (ruoli interpretati dalla Perdonò e da Ciotta). All’inizio Lette si sente smarrito ma poi questa situazione gli piacerà eccome. Sarà tanto entusiasta da andare in tour con il chirurgo che lo ha operato (è il doppio ruolo ricoperto da Radice), senza accorgersi che la situazione gli sta sfuggendo di mano perché tutti ora vogliono quel viso e il medico vuole riprodurre quanto più possibile la sua opera d’arte. Eccoli allora gli eserciti con la faccia di Lette che faranno perderà essenza al primo vero Lette modificato che perderà lavoro e moglie per poi essere accolto dalla ricca donna e dal suo figliolo che intanto ha modificato il suo viso ad immagine e somiglianza del protagonista. Amarsi e odiarsi, brutto fuori e bello dentro, bello dentro e brutto fuori, falso e vero, sono solo alcuni degli infiniti dualismi presenti nel bel testo di von Mayenburg che Fornasari porta in scena esaltando tutti questi estremi lasciando le facce degli attori così come sono naturalmente. Solo il teatro, è il messaggio chiaro dello spettacolo, può far diventare nella mente dello spettatore qualcosa bello o brutto con il solo potere della parola. Solo il teatro salva? Chissà… Intanto il Brutto dei Filodrammatici permette di riflettere. Cosa che di questi tempi è attività assai rara.

Francesco Cangemi
Francesco Cangemi

Giornalista pubblicista che ama definirsi cantore della modernità e signor Wolf in salsa bruzia. Prima che nelle redazioni ha bazzicato per qualche anno nel teatro come attore e con qualche esperimento alla regia ma poi, per fortuna, ha smesso. Ha scritto diversi racconti ma molti sono ancora nella sua testa e ha collaborato a smisurate cose. Ah sì... ogni tanto parla in terza persona...

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