“Be normal!”. Eh si, si fa presto a dire “essere normale” con questi tempi veloci che ti triturano, ti maciullano e ti sputano dentro una società che più incasinata non si può. Se poi sei fra i trenta e i quaranta anni, il casino può solo che aumentare. Questo magma irrefrenabile hanno provato a descriverlo quelli di Teatro sotterraneo nel loro Be normal! ospitato all’interno del More di Scena Verticale. Sara Bonaventura e Claudio Cirri portano in scena il testo scritto da Daniele Villa come fossero lucciole alla ricerca di una giusta strada nell’oscurità del mondo odierno. Non è dunque un caso se lo spettacolo si apre proprio con i due che si lampeggiano dietro un telone, nel buio, mentre pensieri scorrono sulla loro testa. In una giornata di 24 ore scorrono le attività più surreali (viene il dubbio: sono davvero così surreali?) o più difficili, dei due protagonisti. Assistere una madre ormai immobilizzata su una sedia a rotelle, vendere hot dog, fare il wrestler, il controllore insomma l’importate è essere impegnati per non dimostrare di essere una generazione di fannulloni, che ci si vuole attivare. Si vabbé, si dirà, ma come fai a essere normale se quel daimon che hai dentro, quel demone che ti dice cosa davvero vorresti fare, non riesci a fermalo, non riesci a “sparargli” giusto per usare il termine del Teatro sotterraneo? Ti adegui o vai avanti. Vai avanti sulla scena nonostante quelle domande che ti ficcano nella testa, quei dubbi, quei tremori dell’anima, quelle perplessità: “Cosa fai per vivere? Ho visto le migliori menti della mia generazione domandarsi se ti pagano, quanto, quante ore al giorno lo fai, per quanto ancora pensi di farlo, lo fai perché senti di doverlo fare o lo devi fare per soldi? Ho visto le migliori menti della mia generazione perdersi e lasciar perdere”. Quesiti e affermazioni che nella folle corsa contro il tempo e contro il daimon Bonaventura e Cirri riescono a tramutare in corpi frenetici e smarriti sulla scena. Cercando di sopravvivere anche a chi, nella vita fuori dal palco, gli domanda cosa facciano per vivere oltre il teatro. Come se il teatro (in ogni replica viene invitato sul palco un attore del luogo, nella tappa del More è toccato a Ernesto Orrico subire l’intervista), fosse una colpa, come se a quel demone che hai dentro potessi davvero sparargli in fronte.
la foto è di angelo maggio