Per caso. La violenza arriva quasi per caso. Una violenza che non è fatta di schiaffi, pugni o bastonate. Magari fosse fatta solo di segni visibili. Ma la violenza sulle donne avviene soprattutto a livello mentale. Comincia per cose quasi banali, con segnali impercettibili come la polvere che si accumula sui mobili e della quale ti accorgi solo quando non la si toglie e ne resta tanta. Polvere è proprio il titolo del nuovo spettacolo di Scena Verticale che ha per protagonista Saverio La Ruina con al suo fianco Jo Lattari. Un piacevole ritorno al dialogo del pluri premio Ubu che in scena interagisce con un altro attore dopo lo straordinario successo della trilogia composta dai monologhi Dissonorata, La Borto e Italianesi. Una conferma il primo, una meravigliosa scoperta la seconda. Settantacinque minuti, andati in scena a Cosenza al More (si bissa stasera, ore 21) in cui il pubblico solidarizza con la protagonista femminile interpretata dalla Lattari e in cui odia l’uomo incarnato da La Ruina. Si comincia da un banale scazzo fra neoinnamorati. “Vado in albergo, non mi hai presentato ai tuoi amici come il tuo fidanzato”, una frase apparentemente banale da cui poi si scatenerà l’inferno domestico che coinvolgerà la donna che non riesce a liberarsi da queste piccole e grandissime prigioni composta da un senso di inadeguatezza che quell’uomo si porta dentro e che riversa sulla compagna. Neanche lo stupro che la donna ha subito anni prima scalfirà il cervello dell’uomo arrivando a colpevolizzarla perché forse lei “un po’ è andata a cercarsela“. Il cuore di quell’uomo, di quella bestia però nella sua “malattia” è anche tenero così tenero da far vincere alla donna la paura infantile dei cavalli. Flashback di bellezza dentro una vita fatta di violenza psicologica. Si vedrà anche uno schiaffo ma non è questo quello che fa realmente male, non è quello che fa pensare a tutte le donne presenti nel teatro Morelli di voler aiutare in qualche modo la donna scatenando una naturale empatia con la protagonista; non è quel ceffone che fa pensare al pubblico maschile “chissà se sono stato così anche io”. Non è il gesto tecnico. E’ la violenza costante che La Ruina (autore della drammaturgia che ha visto la partecipazione della Lattari), infligge con le suo ossessioni-possessioni quello che colpisce come un pugno sul cuore il pubblico.
(foto di anteprima di Angelo Maggio)