A questo racconto di viaggio manca un antefatto esilarante (diciamo così): al controllo bagagli di Orio al Serio mi hanno trovato nello zaino un coltello lungo quanto un palmo di mano. La cosa preoccupante è che a Lamezia Terme nessuno se n’era accorto, io per prima che avevo completamente dimenticato di averlo con me. La conversazione tra me e i poliziotti, che mi hanno rivoltato il bagaglio a mano come un calzino, è stata più o meno questa:
– “Scusate, è lo zaino che uso per andare in montagna, l’ho dimenticato. Ieri è passato anche dai controlli di un altro aeroporto…”
– “Quale aeroporto?”
– “Lamezia…”
– “Ah, vabbè. Vada e buon viaggio.”
Ci ho ripensato decine di volte al mio coltello sul fondo del cestino dei rifiuti in aeroporto, un comunissimo Opinel che però avevo comprato in uno dei miei viaggi. Nel tragitto tra Lagos e Sagres, attraversando manciate di paesini con le case bianche e i cimiteri minuscoli, ho realizzato quanto avrebbe potuto essere pericolosa una disattenzione del genere, se io fossi stata una malintenzionata.
Il punto più estremo del Portogallo è Cabo de São Vincente, una scogliera a picco sull’oceano che è la somma di tutti i racconti di mare e nostalgia. Impossibile non capire il senso della saudade se si immaginano tutti i marinai che volgevano lo sguardo verso il suo faro, prima che la terra scomparisse e l’oceano li inghiottisse in mesi e mesi di solitudine blu. A questo capo probabilmente in migliaia hanno affidato le loro speranze di ritorno, i pensieri d’amore più profondi per i loro affetti, che in molti non avrebbero più rivisto.
Questi luoghi raccontano la curiosità dell’uomo e tutta la disperazione che può esserci nell’abbandono delle certezze quotidiane. Anche la fortezza di Sagres, ormai presidiata solo da decine di pescatori in equilibrio sulla scogliera alta anche ottanta metri, racconta storie di curiosità ed esplorazioni di mondi nuovi di cui i portoghesi sono stati protagonisti nel corso della storia.
L’oceano è un’acqua strana: basta affacciarsi da un lato o dall’altro di una falesia per trovare un mare calmo che accarezza spiagge bianche oppure onde cavalcate da un gruppo di temerari surfisti. Rimaniamo in questo confine d’Europa fino al pomeriggio inoltrato, mentre il sole manda via la timidezza e riscalda l’aria. L’oceano diventa blu cobalto, abbandonando i suoi pensieri grigi, mentre la spiaggia di sabbia fine sembra quella di isole lontane migliaia di chilometri, dall’altra parte del globo.
Ritorniamo a Lagos, attraversando di nuovo i tanti paesini della costa dell’Algarve. Se qualcuno immagina una vecchiaia di sole, aria di mare che arriva come un ricordo ogni mattina ed estati cantate da cicale, questi sono i luoghi ideali: a pochi chilometri dalle affollate cittadine vacanziere come Albufeira, ci sono oasi di tranquillità dove al massimo si incrociano anziani con mazzi di margherite in mano.
A Lagos riprendiamo i nostri bagagli lasciati in albergo e ci mettiamo in viaggio per Lisbona, la nostra ultima tappa.
(2.continua)
Leggi la prima puntata > ZAINO IN SPALLA | Porto colora di pesco al tramonto