Dopo un giro di più di mille chilometri, dormendo ogni giorno in una città diversa, la percezione del tempo nella capitale sembra rallentata. Lisbona è una città dalle grandi piazze e dai lunghi viali eleganti, ma si percorre facilmente a piedi. E’ ingannevole perché sembra affacciarsi sull’oceano e invece guarda l’imponente estuario del fiume Tago, attraversato da grosse navi e traghetti. Sul nostro stesso parallelo, ci si aspetterebbe una città mediterranea e invece ha una vocazione atlantica, quasi nordeuropea.
Il quartiere dell’Alfama non è un posto per fumatori. Le sue salite acciottolate che infiammano polmoni e polpacci, sembrano non finire mai. I suoi numerosi belvedere abbracciano l’intera città, dominata dal castello di São Jorge. La sera il fado risuona discreto, non è così semplice come si potrebbe pensare trovare un posto dove ascoltarlo. Ma forse continua ad essere colpa della stagione. Meglio quello autentico, scappato da una finestra aperta mentre il sole incendia una tenda bianca, sbattuta dal vento, e i rigattieri espongono le loro cianfrusaglie a la Feira da ladra del martedì. Azulejos rubate da chissà quale muro, cassette di vecchie foto dai volti austeri e vecchi manifesti della Rivoluzione dei garofani, tra vecchie scarpe e vestiti usati.
Il Portogallo, pur se sprofondato in una crisi economica non molto diversa da quella greca e italiana, porta ancora i segni di quella Rivoluzione che lo scorso 25 aprile ha compiuto il suo ventiseiesimo compleanno. La politica sull’uso di droghe, l’uguaglianza nelle piccole cose come la traduzione in linguaggio dei segni anche delle pubblicità che passano in tv, i matrimoni tra persone dello stesso sesso, il progresso tecnologico con wifi accessibile quasi ovunque e la possibilità di raggiungere anche i posti più remoti con facilità, ne fanno un Paese che complessivamente dà un’impressione di accoglienza e funzionalità.
Mi avevano parlato di Lisbona come una città estremamente ventosa. Ho capito cosa volesse dire negli ultimi due giorni di permanenza, mentre alcuni rincorrevano cappelli e io cercavo di non farmi scaraventare nel Tago, passeggiando dal monumento agli esploratori alla torre di Belem. Mentre un violinista di strada azzarda un “Con te partirò”, le nuvole corrono da “Occidente verso Oriente” e torna prepotente il senso di nostalgia che questa città riesce a suscitare. Tutto finisce quando realizziamo che di lunedì ci resta solo il vento, visto che è giorno di chiusura della torre, del monastero di San Gerolamo dove riposa Fernando Pessoa e del museo di arte contemporanea Berardo.
Un taxi, alla modica cifra di dodici euro, ci porta dall’altra parte della città al Parco de Nações, il quartiere costruito in occasione di Expo ’98. Quartiere deserto, se non fosse per gli sguardi stupiti dei bambini davanti ai pesci dell’Oceanario, l’acquario dedicato all’oceano è tra i più grandi del mondo, e il grande centro commerciale che ci salvò dalla pioggia e dalla fame la prima sera a Lisbona. Difficile non pensare a che fine farà il quartiere milanese di Expo Milano 2015, che non ha verde e non ha darsene lungo cui passeggiare.
Il ritorno è ormai prossimo, abbiamo la suola delle scarpe appiccicaticcia e che sa di amarena perché più volte al giorno non resistiamo alla tentazione di andare nella microscopica bottega “A Ginjinha” che vende solo la tipica bevanda portoghese simile allo sherry e che ormai ha il pavimento che è un misto di alcol e zucchero. Prima di partire non può mancare la visita a la Casas dos Bicos che ospita la Fondazione José Saramago. Un edificio su più piani, che conserva i manoscritti, i libri, le agende e i documenti del celebre scrittore. Lì prendo consapevolezza di quanto il Portogallo abbia influenzato i suoi scrittori più famosi, come appunto Saramago e Pessoa, di quanto il suo spirito affacciato sull’Atlantico ma tremendamente mediterraneo sia finito nelle pagine più belle della letteratura mondiale.
L’ultima sera perdiamo qualche ora a ritrovare un ristorante nell’Alfama, dove ci eravamo fermati per caso qualche sera prima. Il cuoco ci aveva stregati con un baccalà con la panna delizioso. Lisbona è una città che mi ricorda le pagine lette nel corso degli anni e i film visti che più mi sono piaciute. Ultimo giro in piazza del Commercio, difficile non immaginare il dottor Pereira che si affanna con la sua valigia verso nuove storie di libertà.
(3.fine)
Leggi la prima puntata > ZAINO IN SPALLA | Porto colora di pesco al tramonto
Leggi la seconda puntata > ZAINO IN SPALLA | L’irresistibile richiamo dell’oceano