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L’INTERVISTA | Calcutta: «Perché questa cosa del disagio mi manda in bestia»

Michele Presta
Michele Presta
Marzo25/ 2016

Preambolo dell’intervista a Calcutta. RDO, sigla che indica il progetto Ragazzi di oggi, è uno spaccato sulla vita quotidiana tra giovani che vivono la città, pensano al loro futuro e si raccontano con trasparenza e innocenza alternando alle aspettative della vita universitaria gli interessi musicali e il tempo libero. Una prima parte del concept culturale a base di musica e racconto video ideato da Robert Eno, Marcello Farno e Alessandro Ricci è già stata realizzata con il concerto di IOSONOUNCANE e la proiezione del documentario con protagonisti i ragazzi del Liceo Classico Bernardino Telesio. Sabato 26 marzo all’Auditorium Guarasci  tocca invece ai ragazzi del Liceo scientifico Enrico Fermi e l’ospite della serata sarà Calcutta . Il ventiseienne cantautore di Latina che sta riscuotendo successo a seguito della pubblicazione del suo ultimo disco Mainstream, storie di vita quotidiana di ventenni come quelli che rispondono (per vedere come scrollate in fondo all’intervista) alle domande del giornalista Eugenio Furia.

calcutta
Edoardo D’Erme ha 26 anni, in arte è Calcutta (foto – recensione da fuoriposto.com)

L’intervista. Qualche giorno fa chiacchieravo con degli amici e c’era un tuo manifesto vicino, ho detto che forse ti avrei intervistato e mi hanno detto: “Ah sì? Chi è??”

Calcutta, ti rigiro la domanda.

Ma dai, sono un ragazzo di ventisei anni che scrive le canzoni e poi le canta.

Ma rispetto al primo Calcutta sei cambiato molto, cosa è successo?

Semplicemente è successo. Tutto è partito dalla scrittura delle canzoni, mi sono trovato a scrivere delle canzoni un po’ più radiofoniche. Non è stata una cosa scelta e pensata di proposito, anche perché poi le canzoni mica sono così radiofoniche, mi interessava provare un nuovo linguaggio, nella vita non sono uno che ragiona molto sulle cose che faccio, seguo l’istinto e questo è il prodotto che è uscito.

Mi è capitato di leggere un articolo (leggi qui) che ti riguardava, in cui si parlava di disagio. Ma poi cosa significa disagio? Soprattutto il disagio a questo punto è generazionale?

Ma no dai, ma alla fine sono cose che non vogliono dire niente. Una stronzata messa in bocca dalla gente, hanno tutti bisogno di dire parole. Da quanto c’è Internet non si sa più cosa sia il giornalismo, non si riesce più a capire quando si faccia informazione e quando invece si vada a caccia di condivisioni. Mi metto anche nei panni di chi fa questo lavoro, non è facile però questa cosa del disagio mi manda proprio in bestia.

Ma davvero la libertà è non lavare i piatti con lo Svelto?

Beh dai, il disco è tutta una frecciatina. Poi comunque leggo alcuni articoli che mi riguardano e vedo scritte come “musica generazionale”, in realtà io parlo dei fatti miei, anche in maniera molto confidenziale e con un registro del tutto mio e intimo. Penso che solo le persone a cui sto parlando riescano a capire con precisione ed esattamente quello che sto a dire. Il fatto che chi mi ascolti si possa ritrovare o meno in quello che sto dicendo e che poi da comunque adito al fatto della musica generazionale alla fine mi importa poco, quello che canto sono cose mie, sono le piccole esperienze e storie della mia vita che io mi annoto e racconto. A volte scrivere le canzoni è solo un modo per dire qualcosa a qualcuno, per parlare.

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Del tuo ultimo disco “Gaetano” (qui video live) è il pezzo che sta avendo maggior successo, dentro canti di svastiche in centro a Bologna, di You Porn e altro. Che ti stava succedendo quando hai scritto la canzone?

Era un momento in cui mi stavo guardando intorno e mi sono reso conto che qualsiasi cosa che succedeva, qualsiasi notizia che leggevo riguardava i rom, le proteste di Salvini. Avvertivo questa differenza di gap etnico tra noi e chi ci sta vicino, c’erano degli omicidi, i casini nelle comunità. La mia ragazza era impegnata nel sociale, ho fatto un po’ di addizioni tra quelle che erano le mie sofferenze personali e quelle che erano le inquietudini che vivono le persone che si trovano a vivere in un modo che non sempre li accetta. Poi è uscito il testo, è un po’ il “vaffanculo” generale alla mia ragazza e alla sua educazione.

Ma anche tu stai diventando Mainstream?

Non so se sto diventando mainstream. Stanno succedendo e continuano a succedere un sacco di cose intorno a questo disco, molte delle quali mi bastano e mi indicano che ho fatto un buon lavoro. Però sono successe tutte a una tale velocità che non ci ho capito niente. Ero seduto in casa a scrivere i pezzi, poi mi sono ritrovato nello studio, poi è uscito il disco, il tutto a una velocità assurda. Non riesco a capire bene cosa faccio, adesso che sto avendo la febbre ho capito che mi devo fermare un attimo, rallentare e capire cosa sta succedendo.

Hai un tono di voce malinconico, sembra quasi che canti con timidezza, come vivi il concerto?

Non sono in grado di rispondere. Molti mi dicono che sono meglio dal vivo che sul disco ma secondo me non è vero, penso che la malinconia si percepisca anche dal vivo.

 

RAGAZZI DI OGGI | Episodio Uno

Michele Presta
Michele Presta

Dei mitici anni 90 ho poco,anzi niente. Studio giurisprudenza. Rincorro notizie.Twitto in maniera compulsiva. Un pochino di carta stampata e tanto web. Mi incuriosiscono le etichette dei vini. Odio la macchina al punto che ascolto IsoRadio anche quando devo andare al bar a bere un caffè. TW@michelepresta

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