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IL TACCUINO | Si possono accogliere i migranti senza specularci?

mmasciata
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Luglio23/ 2016

L’impegno a favore dei rifugiati e richiedenti asilo è forte in provincia di Cosenza. Nel cortile dell’Otra Vez Fair Cafè – Acquario Bistrot rappresentanti di varie associazioni, ONG e istituzioni operanti sul territorio, moderat nel dibattito da Francesco Cangemi, ne hanno discusso con il giornalista free lance Giacomo Zandonimi, esperto nel settore immigrazione e autore di numerosi reportages in giro per l’Africa e il Mediterraneo.

La discussione molto partecipata è servita per fare il punto su quello che si fa sul territorio con i migranti e quello che le istituzioni non fanno o tendono a gestire male. Elma Battaglia ed Emilia Corea rispettivamente rappresentanti dello Centro Sociale Rialzo/ Comitato PrendoCasa e Associazione La Kasbah hanno evidenziato le condizioni pessime in cui versano alcuni CAS (Centri di Accoglienza Straordinari) in provincia di Cosenza, ultimo quello aperto a Camigliatello Silano dove tra l’altro sono stati sistemati i trenta ragazzi curdi che nelle settimane scorse hanno inscenato una protesta simbolica contro la mancata accoglienza da parte delle istituzioni con tanto di tende e sacchi a pelo sotto al Palazzo della Prefettura. Le due attiviste hanno ribadito come questa non possa essere chiamata  accoglienza, anzi è più una forma squallida di speculazione sulle spalle di gente che è fuggita da guerre e povertà in cerca di una vita migliore. Emilia Corea in veste anche di attivista della campagna nazionale Lasciateci Entrare ha spiegato che molti degli ospiti dei C.A.S. o C.A.R.A. (Centro Accoglienza Richiedenti Asilo) sono in realtà stati vittima di tortura nei Paesi d’origine o durante il lungo viaggio che li ha portati in Europa e quindi purtroppo portatori di esperienze drammatiche che ancora oggi sentono sulla propria pelle. Necessiterebbero quindi di un’accoglienza adeguata, provvista di un supporto psicologico che manca totalmente. Ancora è stato fatto notare come in alcune strutture non si tiene per nulla conto delle situazioni oggettive e reali degli ospiti, ad esempio in due strutture occupate da soli uomini sono state ospitate due ragazze minorenni. Quello che è emerso dalle testimonianze degli attivisti e degli operatori, che hanno partecipato alla discussione, è la mancanza di attenzione verso la persona, verso il principio che dovrebbe muovere l’accoglienza, la totale mancanza di prospettiva che dovrebbe mirare ad una inclusione sociale.

Emanuela Guzzo dell’OnG MOCI, attiva in città da alcuni anni, ha parlato dei progetti messi in campo dalla propria organizzazione in merito alla sensibilizzazione ed educazione alla mondialità. L’operatrice del Moci ha spiegato che i progetti di questo tipo sono rivolti alle scuole e in genere si trovano studenti delle scuole medie superiori poco educati allo scambio culturale con altri popoli, con una visione stereotipata del rifugiati e sprovvisti delle informazioni sui viaggi e le rotte che portano in Europa queste persone. Emanuela Guzzo si è anche soffermata sul rischio che possa dilagare un diffuso atteggiamento razzista nei territori dove vengono aperti in modo arbitrario e selvaggio i centri di accoglienza, con la popolazione quasi mai resa partecipe di quello che sta succedendo e non preparata all’inclusione e alla contaminazione.

“Bisogna invece vedere questa vicenda come un fatto fisiologico e strutturale, da sempre le popolazioni si sono mosse da una parte all’altra del mondo, invece di vederne gli aspetti negativi proviamo a guardarne gli aspetti positivi e la bellezza, l’incontro tra culture, religioni e tradizioni.” Così ha esordito nel suo intervento Pino Fabiano direttore dellUfficio Migrantes dell’Arcidiocesi di Cosenza-Bisignano.     Nel suo intervento ha ribadito che l’impegno della Chiesa cosentina sarà ancora più forte, si inizieranno a censire le canoniche presenti su tutto il territorio per provare a mettere in campo la proposta di accoglienza lanciata da Papa Francesco lo scorso anno e poi c’è la possibilità di attivare i corridoi umanitari dai campi profughi libanesi così come sta cercando di fare la Comunità di Sant’Egidio in tutta Italia. Il direttore dell’Ufficio Migrantes ha anche sottolineato la scarsa adesione dei comuni cosentini al bando per l’apertura dei progetti S.P.R.A.R. (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Un’occasione mancata per rilanciare una forma di accoglienza vincente in Italia, una possibilità per rilanciare l’economia e la vitalità dei piccoli paesini della provincia spesso decimati dal fenomeno emigrazione del secondo dopo guerra.

A Luigi Ferraro dell’Auser Cosenza il compito di raccontare quello che avviene nell’ambulatorio medico “Senza Confini”. L’ex sindacalista della Cgil ha parlato di un’assistenza medica che si rende necessaria quando lo stato non riesce a fornire delle risposte. L’assistenza medica non ha confini nell’ambulatorio proprio perché è rivolta sia ai migranti che agli italiani, la povertà è povertà per tutti purtroppo ed in questo non si conoscono confini e differenze. L’azione dell’ambulatorio quindi è sia umanitaria che politica perché ogni giorno con l’assistenza medica si denunciano le carenze del servizio sanitario.

La parola a conclusione di questi interventi è stata data a Giacomo Zandonini giornalista free lance di Repubblica on line, Radio Vaticana, Internazionale e Left. Un giornalista che non riesce a stare seduto in redazione ma che ha la fortuna di girare il mondo per raccontare le storie che si muovono dietro le migrazioni. E Giacomo Zandonini ha tracciato un filo conduttore che dalla partenza fino all’approdo in Europa vede negati i diritti basilari dei migranti. Un rifugiato dal momento stesso in cui parte è vittima di leggi e normative che ledono il diritto alla libertà di viaggiare, un migrante che parte dall’Africa o da un altro Paese dell’Area mediorientale perde totalmente qualsiasi possibilità di disporre della propria autonomia. Giacomo Zandonini ha poi contribuito a denunciare ciò che accade nei centri di accoglienza sparsi per l’Italia, situazioni al limite della decenza, personale per niente preparato sulle materie che riguardano i migranti.

In conclusione ha preso la parola Cristian Tucci dell’Associazione La Kasbah il quale a nome di tutte le organizzazioni e associazioni presenti al tavolo dei relatori ha lanciato un appello alla prefettura e alle istituzioni per un’accoglienza che sia davvero accogliente, che rispetti i vincoli e le normative presenti nel decreto che disciplina l’apertura dei centri di accoglienza straordinari. Ai comuni l’appello più accorato ovvero quello di creare piccole forme di accoglienza simili agli SPRAR, ai sindaci che già hanno aderito agli ultimi bandi S.P.R.A.R. spetta il compito di sensibilizzare e convincere gli altri colleghi della validità del progetto che può rivitalizzare il territorio socialmente ed economicamente. In ogni caso, è volere di tutte le realtà politiche e sociali della città e del territorio continuare a mantenere alto il livello di attenzione sul tema per evitare nuovi casi di non accoglienza e mala accoglienza.

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Il collettivo Mmasciata è un movimento di cultura giovanile nato nel 2002 in #Calabria. Si occupa di mediattivismo: LA NOSTRA VITA E' LA NOTIZIA PIU' IMPORTANTE.

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