Malati di tumore trattati come animali, abbandonati in strutture ospedaliere fatiscenti, regnate dalla carenza di personale rispetto al numero sempre crescente dei ricoverati. Lo denuncia nel suo libro intitolato “Billy 900” (come il nome di un cane, per l’appunto) Eugenio Forciniti, 31 anni, che tre anni fa ha subito la perdita del padre, morto di cancro nell’ospedale di Castrovillari. “Era il 2012 quando lo abbiamo ricoverato nell’ospedale di Rossano. Lì dove dopo alcuni accertamenti gli avevano diagnosticato polmonite“, ha raccontato a Mmasciata.it il giovane durante la manifestazione Arti&Mestieri 2.0 svoltasi al Castello Normanno Svevo di Cosenza. “Dopo quattro mesi di terapia a base di cortisone, i dolori persistevano, così è stato ricoverato a Castrovillari, dove i medici hanno scoperto che in realtà si trattava di cancro e le metastasi gli stavano divorando il colon e il fegato“.
Circa 15 giorni di ricovero, racconta Eugenio nel suo romanzo, “c’era un solo medico per 50 pazienti e vedevo altri anziani che si lamentavano per il dolore e pochi infermieri presenti nei reparti“. Un’esperienza traumatica, davanti alla quale, prosegue l’autore “potevo percorrere adire le vie legali per l’ennesimo evidente caso di malasanità in Calabria o mettere la mia storia nero su bianco e raccontarla, cercando di elaborare il lutto”.
Forciniti ha presentato il libro all’interno di un workshop sulla scrittura terapeutica, accompagnato da Angelica Carchidi, specializzanda in neuroscienze cognitive all’Università dell’Aquila.
Nonostante nel 2016 – stando ai dati dell’annuario Eurostat – in Calabria si sia registrato il dato più basso di mortalità per abitante in Italia, pari a 230 morti per 100.000 abitanti, Forciniti ha voluto ribadire durante il workshop la stato di abbandono dei malati oncologici nelle strutture ospedaliere calabresi: “80.300 casi per 1milione 900 mila abitanti, di cui 1800 casi di tumore al seno solo nel 2014 e 1700 casi di tumore al colon, a cui si aggiungono quelli che decidono di andarsi a curare fuori dalla Calabria. Questo rappresenta la cifra dell’arretratezza della sanità nella nostra regione, un dramma che ho vissuto sulla mia pelle“.