di Dante Prato e Laura Danzi
Il 24 maggio 2016, dopo circa due mesi di occupazione della linea ferroviaria, le ruspe del governo Tsipras hanno sgomberato l’insediamento informale di Idomeni, deportando quasi 10.000 migranti nei campi governativi greci. Un atto di forza che, però, non è riuscito a cancellare l’inadeguatezza delle politiche europee nella gestione del fenomeno migratorio. Ventimiglia, via Cupa, Como, Calais ci raccontano la stessa storia di Idomeni, rendendo più evidenti che mai le contraddizioni di un’Europa che si circonda di filo spinato. Se da un lato Idomeni era diventato il simbolo dell’incapacità della classe politica europea dall’altro, però, ha anche rappresentato il laboratorio di un’Europa sociale che si contrappone a questa gestione securitaria e repressiva dei flussi migratori.
I’m nothing prova a narrare quest’Europa, raccontando la storia di un luogo di confine. I migranti, i volontari, gli attivisti, l’altra faccia di un’Europa che ha deciso di puntare sulla condivisione anziché sui respingimenti.
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