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INCHIESTA | La metro leggera che leggera non è.

alfredo sprovieri
alfredo sprovieri
Aprile01/ 2014

Cento sessanta milioni di euro per i diciannove chilometri che dovranno portare Cosenza nella modernità. Parliamo della famigerata METROPOLITANA LEGGERA, ormai diventata verosimile realtà dopo il sopralluogo a Rende e Cosenza dei delegati del ministero dei Trasporti e della commissione europea di aprile. E’ risaputo, la nuova linea di trasporto urbano dovrà collegare il centro della città all’università di Arcavacata: dalla stazione ferroviaria di Cosenza centro, passando per viale Mancini, fino all’Università della Calabria, appunto.

Dal lavoro di tesi dell'ingegnere Alessandro Ruvio
Il tracciato della metro Cosenza- Rende, dal lavoro di tesi dell’ingegnere Alessandro Ruvio


La Metro cosentina deve andare di corsa però, ha già perso troppo tempo e per rispettare i canoni imposti dalla Ue bisognerà far diventare presto una solida realtà quello che per decenni è stata solo una meteora. Il primo difficile passo sarà trovare le effettive coperture finanziarie – e, a leggere l’interrogazione presentata (e ribattuta dagli assessori) in questi giorni alla Regione, la cosa sembra tutt’altro che scontata – il secondo sarà avviare i lavori, con imponenti cantieri e rispettivi disagi. Troppi soldi in ballo, prima o poi ci riusciranno. In nome di una mobilità moderna la città dovrà rassegnarsi ai binari ferrati e alle imponenti opere architettoniche correlate, previste da un progetto che ha ottenuto ottimi riscontri in tutte le sedi istituzionali, ma che rischia di restare lettera morta.

Destino inevitabile? Secondo un giovane ingegnere cosentino c’era un’altra realtà possibile, anzi auspicabile. Alessandro Ruvio, che di notte infiamma le platee con ciuffo e chitarra d’autore, si è laureato alla Sapienza di Roma proprio con uno studio sull’“Elettrificazione di un sistema di trasporto urbano di superficie nella città di Cosenza”. Un lavoro di tesi che ha proseguito e specializzato con il contributo di luminari della materia, fino alla possibilità di vederlo pubblicato su una rivista scientifica che raggruppa le ricerche internazionali sulla materia. La pubblicazione ha il titolo “An Environmental Sustainable Transport System: A Trolley-buses Line for Cosenza City (M.C. Falvo, R. Lamedica and A. Ruvio)” ed è già stata preliminarmente presentata, in occasione dello Speedam 2012, all’interno di una conferenza internazionale a Sorrento, fra l’altro è già disponibile in Rete.
Il progetto ha interrogato la comunità internazionale del settore,ottenendo molti positivi riscontri in fase di presentazione. Perché? Perché un filobus moderno e avanzato costa meno, inquina di meno, ed è più funzionale all’idea di una città a dimensione d’uomo. Tutte le simulazioni e le valutazioni d’impatto eseguite dal team di ingegneri infatti, hanno portato a conclusioni che vanno verso questa linea, ed è particolarmente significativo che il campo di sperimentazione di tali postulati sia stata (anche se in pochi se ne sono accorti) la città dei Bruzi. Significativo anche per come dovrà diventare, o meglio, per come sarebbe potuta diventare, l’area urbana del futuro.

metropolitana-leggera-cosenza-rende-montalto

Partiamo dai soldi, dai costi inerenti all’elettrificazione della rete filoviaria. Bene, escludendo dall’analisi le sezioni riferite all’eventuale ammodernamento stradale, delle fermate e in particolare di tutte quelle opere civili quali rotonde, svincoli, pensiline, banchine ecc., indispensabili per il servizio filoviario, si scopre che la spesa per garantire lo stesso volume di traffico con i filobus sarebbe stata la metà rispetto alla metro leggera. Secondo la ricerca inoltre, il sistema filoviario si presenta preferibile sia per quanto riguarda l’inquinamento acustico, ridotto rispetto a un sistema su rotaia, sia per quanto riguarda il fenomeno della corrosione elettrolitica nel sottosuolo che, al contrario dei sistemi su rotaia, non è presente nei sistemi filoviari. Infine i moderni filobus si presentano molto più flessibili delle metropolitane leggere, caratteristica che apre un’infinità di scenari più aderenti ai tracciati già esistenti.
Spieghiamoci meglio: il filobus è un mezzo ibrido, viaggia su ruote grazie all’elettricità che gli arriva dall’alto. Se ci sono degli eventi speciali in città, che devono servire altre tratte (prendiamo ad esempio il Lungofiume nella stagione estiva) i mezzi possono essere passare all’alimentazione a carburante a bassa emissione e coprire tranquillamente il servizio. Con lo stesso sistema, in caso di guasto alla linea, il mezzo può proseguire la sua marcia cambiando sistema di alimentazione; ancora, in caso di guasto, un filobus sostitutivo può facilmente sorpassare o sostituire quello fermo. Con la metro, se si ferma qualcosa si ferma tutto. Proseguiamo: servono meno cantieri per realizzare la piattaforma filobus e la rete stradale può praticamente rimanere com’è, senza essere stravolta dai binari.
Ovvio inoltre prevedere che un sistema avanzato su gomma praticamente ha il minimo impatto sulla città, non ci sono i rumori delle strade ferrate e non rimanda cicli di corrente ad alto voltaggio nel terreno. Infine: se città medio grandi come Bologna o Genova hanno scelto questa soluzione, se anche grandi metropoli come Roma stanno adeguando alcune linee di trasporto urbano in questo modo, se tutte le città delle dimensioni di Cosenza scelgono il filobus, perché Cosenza ha scelto la Metro Leggera?

Come sappiamo, questa importante ricerca infatti non è la sola ad aver ipotizzato altre soluzioni per il trasporto nell’area urbana Cosenza-Rende. Abbiamo già in precedenza parlato su Mm dei progetti per potenziare la rete ferroviaria in disuso in tutta l’area urbana o per realizzare una rete di tram-treni come avviene nelle città del Nordeuropa. Tutte parole che verranno spazzate dalla Metro Leggera e dalla sua pesante idea di trasporto urbano. Se trovano i soldi, questa è stata la scelta che prima o poi diverrà realtà cantierabile. Di questi tempi sarebbe facile affidare all’antipolitica il compito di rispondere ai perché sia stata adottata probabilmente la soluzione più imponente e quindi costosa. Non lo facciamo, ma resta imperante in democrazia pretendere meccanismi che rendano il territorio più partecipe sulle decisioni che riguardano il suo futuro. Dove deve andare e come deve farlo dovrebbe deciderlo lui, con tutti i saperi (spesso giovani) di cui dispone.

alfredo sprovieri
alfredo sprovieri

Nel 2002 ha fondato "Mmasciata". Poi un po' di tv e molta carta stampata. Più montano che mondano, per Mimesis edizioni ha scritto il libro inchiesta: "Joca, il Che dimenticato".

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