Se non siete tipi da zaino in spalla, macinatori di chilometri, non pensate di replicare questo viaggio: decisamente non fa per voi. Tuttavia, se volete provare un nuovo modo di viaggiare, questo giro del Portogallo è abbastanza accessibile, sia come budget sia come facilità di collegamenti.
L’arrivo a Lisbona, con un volo Ryanair da Bergamo Orio Al Serio (chi ha letto i miei precedenti reportage di viaggio, sa che da Lamezia Terme c’è il nulla aereo) è già spettacolare: la stazione di Gare do Oriente, progetto futuristico di Calatrava per Expo ’98, bagnata dalla pioggia battente vale tutta la “passeggiata” sotto l’acqua per arrivare in albergo. Ma è la posizione migliore per ripartire, il giorno dopo con un treno (silenzioso, moderno e dotato di wifi) per Porto, seconda città del Portogallo che suscita, in chi l’ha visitata, sentimenti controversi.
Se per molti è il non plus ultra portoghese per quanto riguarda l’atmosfera e la “romanticità”, ad altri fa uno strano effetto di abbandono e ansia. Tutto sembra trascurato, molti palazzi con le finestre sfondate e le porte sprangate, una specie di rassegnazione senza redenzione. Città d’elezione della celebre bevanda che porta lo stesso nome, il quartiere della Ribeira, lungo il Douro color pesco al tramonto, vede una lunga fila di barcos rabelos sulla sponda opposta del fiume. Le caratteristiche imbarcazioni, usate da sempre per il trasporto della preziosa bevanda, creano quell’atmosfera un po’ posticcia, tra le decine di cantine dei marchi più famosi che offrono degustazioni di porto a turisti che, in questa stagione, sono decisamente pochi. Un inspiegabile coprifuoco serale, che già alle 21 ci ha fatto faticare per trovare un posto aperto dove mangiare, racconta una città diversa rispetto a quella descritta dalla Lonely Planet. Vale sicuramente il viaggio visitare la libreria Lello e Irmão, tra le più belle del mondo con le sue pareti di legno intarsiato e la scala centrale che fa tanto castello delle fiabe.
Se c’è chi ha trascorso più giorni in questa città, dalle chiese e stazioni ricoperte di azulejos, noi il giorno dopo siamo già in viaggio per Faro, estremo sud del Portogallo, nel cuore dell’Algarve. Un bus notturno, anch’esso ultra-moderno e dotato di wifi, ci porta ai piedi dell’oceano Atlantico in una città piccola, dalle case bianche inondate di sole. Sui tetti i nidi delle cicogne, nell’aria il profumo dolce di zagara che si mischia a quello pungente del mare.
Lo scenario cambia: non c’è fretta nei passi degli anziani che passeggiano nei vicoli della microscopica città vecchia. Nonostante il numero di visitatori sia esiguo, ci accoglie una simpatica impiegata dell’ufficio turistico.
Faro potrebbe essere una città dove passarci una vita. L’oceano non è dirompente, la costa è infatti protetta da una laguna e da una serie di banchi sabbiosi e piccole isole. A marzo ancora le arance sono attaccate ai rami degli alberi, insieme ai fiori, impossibile non pensare che questo frutto è chiamato ancora “portogallo” nel nostro dialetto e in molti altri italiani. Una cataplana (zuppa di riso, gamberi e baccalà cotta in pentole di coccio o rame) mangiata ascoltando il primo fado del viaggio, mentre una cuoca zoppa si perde nel fumo della sua sigaretta sull’uscio, avrebbe potuto trattenerci ancora a lungo.
Ma noi di chilometri da macinare ne abbiamo ancora tanti e la sera stessa prendiamo un altro treno, affollato di studenti chiassosi, per Lagos, città dei bar con birra e cocktail 2×1. Lagos è anche la prima città dove ci accorgiamo dell’alto numero di spacciatori di droga per strada. Questo potrebbe suonare come un campanello d’allarme e invece, grazie alla legge portoghese del 2001 che ha depenalizzato il consumo e il possesso di droghe, l’abbandono dei metodi repressivi ha di fatto diminuito sia il numero dei tossicodipendenti che il numero di contagi di AIDS. Le persone fermate con un quantitativo superiore ai limiti consentiti, non sono arrestate ma invitate (ma non obbligate) a presentarsi davanti a una commissione, una sorta di sportello di ascolto. Le recidive vengono punite semplicemente con un’ammenda variabile. Questo metodo, unito a programmi di prevenzione, ha portato il Portogallo ad essere uno dei paesi europei con il minor numero di utilizzatori di marijuana.
L’Algarve è una regione famosa per i suoi vacanzieri surfisti e questa è una delle tante città che d’estate si riempiono di turisti. In questa stagione è un borgo tranquillo, per noi è solo un posto di passaggio per arrivare, il giorno dopo, a Sagres e da lì a Cabo de São Vincente.
(continua)