Praia a Mare era bella martedì scorso, discretamente vestita con abiti primaverili sui quali facevano capolino sprazzi di rosa. Sarebbe un’esagerazione dire che era tappezzata in onore del passaggio del Giro, da queste parti la gente è abituata a stare all’erta e di conseguenza stenta abbandonarsi spensierata tra le braccia del passante di turno, fosse anche un gentiluomo esperto, abbronzato e socievole come il Serpentone Rosa.
Le scolaresche scorrazzavano presso l’Alto Tirreno cosentino munite di zainetto, panino e maglietta dai colori sgargianti, mentre il corpo insegnante che le accompagnava si godeva la giornata flirtando con un paese riversato per strada sin dalle prime ore della giornata. I baristi, i ristoratori ed i venditori di protezioni solari per i giornalisti nord europei si sfregavano le mani al pensiero degli ingenti incassi fuori stagione. Le coppie del luogo, tirate a lucido per l’occasione, condividevano le terrazze dei bar del corso con membri dello staff della corsa rosa che vedevano in Praia un arrivo ancora troppo lontano dalla conclusione del Giro. Gli addetti al montaggio delle transenne portavano un tocco di varietà, sfoderando pantaloncini corti con tasche piene di cacciaviti e nastro isolante ed acconciature rasta raccolte in toupet che ricordavano le Miss degli anni ’60. Mentre era facile riconoscere gli operatori della Rai grazie al fatto che assediavano le tavole calde del centro alla ricerca di pesce locale prima dell’inizio della diretta televisiva.
Il tratto finale era uno spettacolo con l’Isola Dino a fare da arbitro sul versante occidentale e la salita di Via Fortino ad oriente; tale preziosità paesaggistica diventava, però, scenario di uno dei momenti più pop della giornata grazie al passaggio della carovana pubblicitaria: un esercito di ragazze e ragazzi che regalavano gadget ed esibizioni danzerecce degne di una prima serata di Rai Uno. Il Giro è anche questo, talvolta sembra di partecipare ad un concerto dei Pooh. In questa zona, vicina ai siti archeologici di Blanda Julia e Laos, era inevitabile che vincesse Ulissi che di nome fa Diego, come il Maradona che trent’anni fa avrebbe inaugurato nella vicina Scalea un villaggio turistico dopo un viaggio in Uno Turbo da Napoli.
La conclusione di una tappa del Giro è come quando si raccolgono i pezzi di un gioco da tavola a fine serata, l’ascesi nella competizione, l’esilio dalla quotidianità ed i vestiti buoni vengono riposti nello scatolone da portare in soffitta ed a noi rimangono solo posaceneri pieni e macchie untuose dei bicchieri di vino che ad inizio serata erano traboccanti. C’era il rischio che il passaggio di migliaia di autovetture e di almeno duecento catene ben oliate, che gli schizzi delle borracce gettate dai corridori ed i sudori di campioni e gregari avessero lavato via il sangue delle persone che hanno perso la vita sulla Statale 18, ma gli organi delle vittime di incidenti stradali che ora vivono in altre persone ci aiuteranno a ricordare i volti di Ida, Filomena e Sara ora che la festa è passata.
LA PETIZIONE | Basta vittime sulla Statale 18: qui