
Mario vuole solo un sacco col pane, lo chiede per favore. Si sa, quello degli ultimi è diventato sempre più fuggevole, come in un incubo al rallentatore. Logiche economiche e sociali paradossali, che hanno prodotto continue “fughe” in quelli che l’antropologo della letteratura Piero Camporesi definì impossibili sogni di compensazione delle folle stracciate e affamate dei secoli moderni.
E lo sogna quasi ogni notte Mario Ledonne, indigente cosentino che a ogni risveglio quel pane finalmente bianco inzuppa in un latte senza pretese, dignitoso «riempi stomaco» in cui ammollare i morsi della fame e reagire a quel «bombardamento di cartelloni pubblicitari pieni di ogni bene» che da mezzogiorno in poi gli mandano letteralmente in pappa il cervello. Conobbe quello scuro, quasi nero, quello dei padri e dei nonni, battezzato «pan da cani» che, contrapposto al candore del «pan nobile», è metafora alimentare di due differenti sistemi culturali dominati l’uno dalla staticità del benessere, l’altro da perenni rincorse e voli materiali o immaginifici, quelli di chi non ha e vorrebbe avere. Il pane è l’elemento che spinge Mario, inabile al lavoro a causa di un brutto infortunio che gli vale una misera pensione di 228 euro, a uscire di casa, unica tappa per giornate senz’altra meta, se non quella di accudire per quel che può la propria “metà” costretta da tempo su di una sedia a rotelle. Mario sa dove andare: al Paradiso dei Poveri di Padre Fedele Bisceglia e Giovanni Valentino, di pane ne troverà “un sacco”, proveniente da un’inimmaginabile rete solidaristica.
Sul far di ogni mattino c’è un manipolo di panificatori operanti tra la Riforma e i Rivocati, nel cuore popolare di Cosenza, che dona ai responsabili della struttura benefica di via Romualdo Montagna circa un quintale di pane che nelle ore successive verrà distribuito ai poveri della città: in tutto 187 persone, italiani e stranieri, divisi in 65 nuclei familiari. La vita di Mario è talmente legata a quel pane che, quando i malanni fisici glielo permettono, pretende di poter dare un aiuto nelle operazioni di distribuzione che procedono senza sosta, ogni mattina dalla 9 alle 11. La materia prima non basta mai e, per quanto Mario sia grato a gente come Emilio Carelli, Pino “di’ Due Fiumi”, Francesca Vena, Domenico e Paolo Gentile, da povero Cristo decide di rivolgersi ai due omonimi della politica: «Oltre ai fornai e panificatori della città, anche il sindaco e il nuovo presidente della Regione dovrebbero rispondere al nostro appello. In fondo chiediamo solo del pane». Mario in questo periodo di festa è simbolo del cuore buono della città, ed emblematico nel Natale di ogni giorno, più di mille pugni alzati, se ne va lungo il viale stringendo il suo sacco e addentando una pagnotta.