di Francesco Vigna
Secondo quarto della partita tra Los Angeles Lakers e New Orleans Hornets. Kobe Bryant riceve palla da Chris Duhon sul lato destro del perimetro, finta all’avversario e penetrazione verso il centro; elevazione e tiro in faccia al centro degli Hornets. Si muove la retina, si abbatte un muro.
Kobe è il quinto giocatore della storia, nonché il più giovane a farlo, a superare quota 30mila punti nella carriera NBA. Entra nell’olimpo del basket, insieme a nomi che hanno fatto la storia dello sport con più tesserati al mondo: Kareem Abdul-Jabbar (38.387), Karl Malone (36.928), Michael Jordan (32.292) e Wilt Chamberlain (31.419). Il G4 è diventato G5.
“E’ un onore aver eguagliato giocatori così straordinari. Il fatto che il tutto si sia realizzato contro gli Hornets è la degna chiusura di un cerchio meraviglioso“. Commenta così Kobe, il traguardo raggiunto. Gli Hornets, che allora giocavano nella città di Charlotte, furono la squadra che nel 1996 lo scelsero al draft come numero 13 in assoluto. Subito dopo però, gli Hornets lo cedettero ai Lakers in cambio di Vlade
Divac. Il centro croato, non serviva più ai Lakers, poichè in quel ruolo avevano appena messo sotto contratto il centro più forte dell’epoca, Shaquille O’Neal. Da lì a qualche anno, la coppia Bryant-O’Neal, sotto la guida tecnica di Phil Jackson, (già coach dei mitici Chicago Bulls di Michael Jordan) porterà i Lakers a vincere 3 “anelli” consecutivi.
“Chi è il più grande giocatore di basket del mondo? Facile…Kobe Bryant!!!” L’avvocato Federico Buffa, noto telecronista di Sky Sport, riassume così il valore del Black Mamba. Il soprannome, che lui stesso si assegna, esalta la caratteristica principale del campione: Kobe Bryant è “letale come un morso del Black Mamba”, serpente considerato tra i più velenosi e pericolosi al mondo.
Kobe è nato per essere il Leader, colui che prende in mano la squadra, che segna, difende e prende sempre il “buzzer beater”, il tiro sulla sirena, il tiro decisivo.
Uno che, a detta di Ettore Messina (ex assistente coach proprio dei Lakers, nonchè ex allenatore della Nazionale Italiana), “ha una cognizione del gioco superiore a tutti gli altri, ed il problema è che interroga i compagni, perchè ne sa tanto più di loro“.
Bryant oltre ad essere il giocatore più vincente in attività, è stato colui che ha frantumato ogni record prima di tutti.
Ma nonostante ciò per Phil Jackson è ugualmente imparagonabile al più grande di tutti i tempi, Michael Jordan… “l’energia di Michael non è comparabile a quella di Bryant; quello là nel giorno in cui segnò 56 punti contro Miami, s’era fatto, al mattino, 26 buche di golf“.
Jordan sarà stato di un altro pianeta, ma di sicuro anche Bryant ha poco di umano. Tuttavia in pochi sanno che questa leggenda vivente è cresciuto in Italia e anche in Calabria. Della professoressa di Salsomaggiore che si narra gli avrebbe detto “il basket non fa per te” non abbiamo notizia, ma invece molte tracce ci sono dei suoi due anni vissuti in riva allo Stretto (vedi foto).
Il papà Joe giocava con la maglia nero arancio della Viola di Reggio Calabria e lui era già nelle giovanili, pur non disdegnando il calcio. Era grande fan del Milan dei Tulipani olandesi, ma finiva che lo mettevano sempre in porta, per via delle lunghe braccia. Le stesse con le quali ha imparato i fondamentali della Pallacanestro, diventando un mito fra i giganti americani dell’Nba.
Una storia tuttaltro che finita: la navicella è infatti pronta a ripartire per abbattere nuovi muri, attenti al morso del Black Mamba!!!
KOBE CONTRO MESSI, PER SPOT: