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Discarica di Celico, male o bene comune?

alfredo sprovieri
alfredo sprovieri
Dicembre16/ 2013

celico discarica consiglio a rovito

Martin Luther King sosteneva che la nostra vita inizia a finire il giorno in cui tacciamo sulle cose che contano. In questo senso da ieri pomeriggio la Presila cosentina ha ricominciato a vivere all’auditorium di Rovito grazie al consiglio comunale congiunto dei comuni del comprensorio, convocato dal Comitato Ambientale Presilano, costituitosi in questi mesi. Tre ore di dibattito fiume, a volte molto acceso, novantacinque i cittadini incollati alle sedie fino e oltre l’ora di cena, molti i giovani. Rappresentanze attive al confronto dalle amministrazioni di Rovito, Casole Bruzio, Pedace, Serra Pedace, Celico e Spezzano della Sila. In gran parte si trattava dei rispettivi primi cittadini. E’ stata realizzata anche una diretta streaming.

Inutile girarci intorno, l’argomento principale è stato quello dell’impianto di compostaggio di rifiuti di Celico. La struttura, di proprietà della MI.GA. srl, è stato realizzato a fine anni ’90 e dopo anni di inattività è stato al centro delle, anche clamorose, rimostranze dei cittadini (soprattutto di Rovito) per il nauseabondo odore presente sul territorio; probabile ma non unico genitore ne è la mancata realizzazione di un impianto di copertura adeguato. Negli ultimi mesi le preoccupazioni della cittadinanza sono però sensibilmente aumentate per la difficoltà a reperire informazioni ufficiali sugli intensi lavori che stanno interessando palesemente il sito. Tutti passando dalla trafficata statale non hanno potuto che notarli, ma nessuno è riuscito a capire davvero a cosa servissero. Viste quante ne sono accadute negli ultimi mesi in materia, le più svariate ipotesi hanno cominciato a circolare e su questo il primo cittadino di Celico Luigi Corrado si è affrettato a rassicurare la platea, sostenendo che si tratta semplicemente di lavori di messa in sicurezza e promettendo che mai, nemmeno in stato d’emergenza, i rifiuti indifferenziati potranno finire in questa struttura.

celico discarica mappa

A questo punto serve un notevole passo indietro però, e per farlo ci soccorre la ricostruzione degli interventi fatta ieri dai vari amministratori succedutisi al microfono. La struttura al tempo era stata pensata per divenire un punto di forza del territorio, un avamposto capace di rendere autonome le amministrazioni nel ciclo dei rifiuti. Bene, a ormai 20 anni da quell’idea, per come si evinto dagli interventi, mai nemmeno una cicca di sigaretta prodotta nel territorio presilano ha mai varcato i cancelli di località San Nicola. La struttura non ospita i rifiuti presilani e a quanto pare nemmeno quelli calabresi. Una fregatura che tutti hanno coscientemente ricondotto ad un fallimento della politica in molte e colorate declinazioni. Qui invece pare doveroso denunciare un’assenza imperdonabile e ingiustificata, quella del giornalismo. 

Secondo punto, la fregatura si allarga nel mentre ci si rende conto che queste amministrazioni, chi più chi meno, rappresentano modelli vincenti di raccolta differenziata. Sforzi di amministratori e cittadini che vanno avanti da mesi, giorno dopo giorno, e che calati nella realtà regionale finiscono per risultare pressoché inutili in poche righe di burocrazia. Il primo punto dell’ordine del giorno del consiglio riunito infatti prevedeva di discutere l’impugnazione dell’ordinanza del Presidente della giunta regionale Giuseppe Scopelliti numero 146 dell’undici novembre 2013. Tredici pagine di Burc che in buona sostanza – visto il fallimento della raccolta differenziata sul territorio regionale – prorogano di altri sei mesi la contestatissima autorizzazione dello scorso maggio che consente di smaltire i rifiuti solidi urbani nel territorio regionale senza prima sottoporli a trattamento preventivo. In modo indifferenziato, insomma. Su questo punto tutti uniti nel volersi unire alle procedure di impugnazione legale dell’atto, anzi, qualche sindaco si spinge più in là annunciando che sarà valutata da tecnici la possibilità di valutare denunce per danno ambientale.

discarica celico

Si ritorna all’impianto, che qualcuno chiama la “disgrazia” e non la discarica di Celico. Si tratta degli abitanti dei territori subito confinanti con alla struttura, intervenuti più volte nel dibattito con comprensibile partecipazione emotiva. Forti e dignitose le testimonianze di chi ha denunciato l’accorgersi della crescita di tumori nel circondario e dice di aver visto ruscelli che arrivano anneriti a valle e laghetti ricoperti e prosciugati con materiali di risulta. Il livello dello scontro a questo punto non poteva che salire; fra le altre cose a sbigottire il cronista è stata l’incapacità di riconoscersi fra alcuni sindaci e vicesindaci di amministrazioni confinanti e persino di stessa casacca politica. Possibile non si siano mai incontrati in una riunione politica, in un taglio del nastro o in convocazioni istituzionali di un problema così gravoso e delicato?

A quanto pare in tempi come i nostri bisogna aspettarsi anche questo.

Alla fine intenzioni molte, proteste altrettante e proposte poche. Per la natura del primo incontro è giusto anche così, sa finalmente di democrazia. Proposte. Quelle che la sala ha recepito come più significative arrivano dall’amministrazione di Celico. La prima la catalogheremmo come di carattere pragmatico e riguarda un protocollo d’intesa che partirà in questi giorni dal comune dell’Abate Gioacchino, da far firmare a tutte le amministrazioni coinvolte e alla società proprietaria dell’ente perché il conferimento dei rifiuti venga autorizzato e consentito solo ed esclusivamente a quei comuni della Presila e delle Serre Cosentine (Area Urbana inclusa) che hanno raggiunto una percentuale di raccolta differenziata dei rifiuti di almeno il 60%.

La seconda, questa volta di più collocata nel campo delle idee ispiratrici, legata alla possibilità di cambiare totalmente il corso delle cose, chiedendo ai Comuni in maniera associata a spingersi fino ai limiti previsti dalla legge nella capacità di indebitamento dei propri bilanci per comprare la struttura.

Se ne riparlerà, di questo come di molte altre problematiche di attacco e ambientale ad uno dei polmoni verdi più significativi d’Italia. Avviandoci a concludere questa per forza di cose non esaustiva cronaca non possiamo non denotare quanto la stringente attualità di queste problematiche non consenta ancora di passare ad un ragionamento più ampio sul margine di autonomia democratica di amministratori periferici sempre più abbandonati dai governi sovraordinati e dai cittadini rappresentati e perciò deboli nel confronto con poteri oscuri e profondi, spesso dimostratisi invulnerabili.

Ma quale grande azione di resistenza nella storia dell’uomo non è passata dall’insospettato coraggio dei piccoli villaggi?

Prendiamone ad esempio uno di questi giorni e di questi meridiani, quello di Cavallerizzo di Cerzeto. A quasi dieci anni dalla frana che ha cambiato le sorti di quel paesino l’associazione “Cavallerizzo vive” ha incassato l’accoglimento del ricorso al Consiglio di Stato sulla costruzione della New Town voluta a valle dalla potentissima Prociv di Bertolaso. Il nuovo insediamento abitativo costato 70 milioni di euro è stato di fatto dichiarato abusivo in quanto i giudici amministrativi hanno accertato che “agli appartamenti del nuovo insendiamento di Cavallerizzo manca la valutazione di impatto ambientale che non può assolutamente essere fatta ex-post”.

Vincoli tecnici che furono bypassati per la dichiarazione dello stato d’emergenza, più volte prorogato e oggi decaduto. Il sito di compostaggio di Celico è stato realizzato anch’esso sotto regime di emergenza ambientale durato 15 anni in Calabria ed oggi solo oscuro fantasma del passato.

Che alla fine queste due battaglie finiscano per somigliarsi?

S. Alfredo Sprovieri

alfredo sprovieri
alfredo sprovieri

Nel 2002 ha fondato "Mmasciata". Poi un po' di tv e molta carta stampata. Più montano che mondano, per Mimesis edizioni ha scritto il libro inchiesta: "Joca, il Che dimenticato".

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