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IL VIAGGIO DI AYLAN | Perché quel bimbo l’abbiamo ucciso noi

alfredo sprovieri
alfredo sprovieri
Settembre03/ 2015

di S. Alfredo Sprovieri

Quando l’umanità è trascinata a riva, un bambino è il mondo intero. Aylan aveva tre anni, scappava da Kobane insieme alla sua famiglia. Era salpato mercoledì, il sogno era quello di arrivare in Canada e ricominciare a vivere. Ma il Canada non l’ha voluto e il mare l’ha restituito senza vita sulle coste turche, nei pressi di Bodrum. Morto in mare insieme alla mamma Rihan, di 35 annie a suo fratello Galip, di 5 anni, mentre il papà e un altro fratellino sono sopravvissuti. Oggi le autorità turche sono convinte di aver arrestato i trafficanti responsabili del naufragio, intanto la foto con il piccolo Aylan dormiente sulla riva sta facendo il giro del mondo ed è già entrata nella storia, anche se le persone sono qualcosa di più di una foto su cui dibattere, sono di più di un numero da marchiare sulle pelle. Le persone sono la parte più importante di una storia. Sono la parte più importante della Storia.

Secondo i dati ufficiali dell’Alto commissariato per i rifugiati riportati dal Corriere della Sera in questi mesi il flusso di persone che scappano dalla Siria attraverso la Grecia è aumentato drammaticamente, arrivando a toccare la quota di 205mila rifugiati solo nel 2015 (sono 4 milioni dall’inizio della guerra, nel 2011). La maggioranza di loro – il 69 per cento, precisamente – sono siriani. Quattro milioni di storie che non arrivano dal nulla, quattro milioni di storie che sono state lasciate in balia a razzismi intollerabili in sistemi democratici che invece in questi anni hanno assistito complici e inermi alla loro graduale istituzionalizzazione.

Kobane è la città a nord della Siria sotto assedio dal 16 settembre 2014 nel menefreghismo dell’occidente. Da due anni è teatro di combattimenti violentissimi fra le milizie curde e l’Isis che hanno costretto alla fuga o alla morte migliaia e migliaia di bambini come Aylan e Galip. Oggi ci vivono circa seimila persone, milel sono i bambini. Il collettivo Mmasciata ha dedicato l’edizione del 2015 del suo Fest proprio alla città di Kobane, ospitando in una serie di dibattiti e proiezioni pubbliche la testimonianza del giornalista Ivan “Grozny” Compasso, uno dei pochi occidentali riuscito a entrare e a uscire dalla città fortezza. Ivan ci ha raccontato la guerra e la morte, ma anche il sogno e la vita, mostrandoci tantissime immagini di bambini a Kobane. Tutti coloro i quali erano domenica sera in piazza a San Pietro in Guarano avranno cercato di ricostruire a mente le immagini per cercare di riconoscere il piccolo Aylan fra tutti quei volti.

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Ivan “Grozny” Compasso parla dei bimbi di Kobane al Mmasciata Fest di San Pietro in Guarano (foto Giovanna Bitonti)

Intanto chiuse sono le porte dell’Europa a chi scappa non solo dall’Isis ma dalle bombe di Assad, il dittatore che da tre anni colpisce duramente la popolazione con ogni tipo di arma per soffocare l’ascesa dell’opposizione. Mmasciata.it ogni volta che si occupa di Siria ricorda ai propri lettori che il nostro Paese, da almeno cinque governi di colore diverso, è il principale fornitore europeo di armi per il governo di Bashar Al Assad, un sovrano accusato dello sterminio di 170mila sudditi (LEGGI l’inchiesta di Wired). Per capirci, solo per i visori termici di precisione usati dai carri armati impiegati dall’esercito siriano nella cosiddetta “domenica del massacro” ad Hama nel 2011 – finita con oltre un centinaio di morti e centinaia di feriti fra civili come quelli che vediamo arrivare nei barconi – l’italiana Finmeccanica si è beccata 229milioni di euro (fonte: Relazioni della Presidenza del Consiglio sulle esportazioni di armamenti italiani ministero degli esteri).

La foto di Aylan quindi è sul nostro Facebook perché l’abbiamo ucciso noi.

gallego e rey

(Gallego e Rey per El Mundo)

alfredo sprovieri
alfredo sprovieri

Nel 2002 ha fondato "Mmasciata". Poi un po' di tv e molta carta stampata. Più montano che mondano, per Mimesis edizioni ha scritto il libro inchiesta: "Joca, il Che dimenticato".

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